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mercoledì 30 giugno 2010

CUBA, Yoani Sanchez: noi cubani ci aspettavamo di più da Obama



ECORADIO - LA VOCE DEL PIANETA

*Yoani Sanchez: noi cubani ci aspettavamo di più da Obama*


"Ci aspettavamo di più dall'amministrazione Obama, invece l'avvicendamento alla presidenza degli Stati Uniti si è rivelato un fatto più che altro simbolico" queste le parole di Yoani Sanchez, blogger dissidente cubana che, ai microfoni di Ecoradio, commenta la situazione dei diritti umani nell'isola nel giorno della pubblicazione del dossier di Amnesty International "Restrizione delle libertà di Espressione a Cuba".

"Sono mancati dei passi verso la distensione da parte di entrambi i Governi, quello di Obama e quello di Raul Castro, con maggiori responsabilità del secondo" ribadisce la dissidente commentando il rapporto tra Stati Uniti e Cuba . "Sicuramente Barack Obama all'inizio aveva buone intenzioni, ma poi ha un po' allentato l'impegno e non ha messo in pratica quanto preventivato. Nonostante ciò -- prosegue - questo cambiamento è servito a demolire lo stereotipo del nemico feroce e dell'impero minaccioso pronto a colpirci. Ormai questa caricatura non sarebbe credibile neanche sui nostri mezzi di comunicazione".

Poi Yoani Sanchez, simbolo della critica al regime Castrista, commenta il rapporto di Amnesty International sulla libertà di espressione nell'isola. "E' un buon ritratto della Cuba attuale e dei fenomeni che stanno emergendo nella società civile. Essendo una blogger, lavorando con la parola -- spiega la scrittrice cubana - ho dovuto lottare costantemente con il muro del controllo, della censura e del castigo di Stato. Dal 2007, quando ho fondato il blog 'Generazione Y' sono stata vittima di varie intimidazioni, non posso uscire dal paese, subisco la pressione costante da parte di polizia e servizi segreti. Un controllo soffocante e continuo".

Il risentimento della blogger dissidente coinvolge anche l'immagine edulcorata dell'isola caraibica promossa dal regime e dall'industria culturale. "Quando si parla di Cuba -- dice la Sanchez - si immagina un paese di gente che ride, che balla Salsa tutto il giorno, che gioca a Domino e beve rhum. La propaganda turistica ed ideologica vuole mostrare questo al mondo. Ma per capire cosa significa essere cubano bisogna venire qui e tentare di sopravvivere con un salario in Pesos, aspettare varie ore per prendere un autobus, sbattere contro il muro della censura quando ti dice che non puoi associarti e che non puoi leggere la stampa estera".

E poi c'è l'embargo: "A Cuba possono accedere alla distribuzione razionata di latte solamente i bimbi di meno di sette anni. I genitori che hanno figli di 10-12 anni devono rivolgersi al mercato del Peso convertibile o al mercato nero dove i prezzi sono duecento volte più alti. Ovvero -- conclude Yoani Sanchez -- siamo costretti a delinquere per dare una tazza di latte ai nostri figli a colazione".



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