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sabato 27 novembre 2010

Il futuro della professione legale passa da Genova

Aspettando il XXX Congresso Nazionale Forense
Il futuro della professione legale passa da Genova.

Una nave per traghettare la professione di avvocato dal passato al futuro. E’ un nome, “Concordia”, quasi a sottolineare che il XXX Congresso nazionale forense di Genova, a partire da giovedì, sarà l’occasione per ritrovare l’unità di un’intera categoria. La riforma forense, dopo l’ok del Senato di ieri è pronta finalmente al “giro di boa” della Camera. Il Presidente del Cnf, Guido Alpa anch’esso Genovese, potrà festeggiare “in casa” più di una vittoria: tariffe minime riconquistate, divieto del patto di quota lite che torna, niente società di capitali e incompatibilità tra iscrizione all'albo e rapporti di lavoro subordinato di natura privata. I 220mila principi del Foro hanno difeso a denti stretti, durante il tormentato iter parlamentare, una riforma chiesta ed attesa da 30 anni. L’occasione congressuale però, sarà anche la base per ripartire. Perché bisogna guardare anche (e soprattutto) al futuro. Il calo dei redditi medi nel 2009 (-1,8%), le difficoltà di reggere al mercato dei più giovani, e il numero spropositato di quanti continuano ad affacciarsi alla professione, saranno sicuramente in agenda nei prossimi giorni. E qualche soluzione dall’Assise genovese potrà venir fuori solo se, come per la riforma forense, tutte le anime dell’Avvocatura saranno in grado di fare quadrato sulle sfide che verranno. Perché essere titolari e custodi del diritto di difesa, costituzionalmente garantito, è un onere (oltre che un prestigioso dovere) che gli avvocati di ieri, oggi e domani dovranno assicurare a “garanzia” di tutti. E solo da un’Avvocatura unita e forte la sfida potrà dirsi vinta. La partita legislativa passa ora a Montecitorio; la crisi economica e l’esigenza di adattarsi al meglio alle mutate condizioni del mercato passeranno da Genova. Salvaguardare la funzione sociale dell'avvocatura,
con “concordia” certo, ma senza dimenticare (come ben recita lo slogan scelto per le tre giornate) che “L'avvocatura italiana (è, e dovrà essere n.d.r) al servizio dei cittadini”. E’ questa la difficile scommessa su cui continuare a combattere.

Daniele Memola

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