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martedì 4 gennaio 2011
Brunetta dopo i fannulloni attacca anche le nuove assunzioni della Sanità Siciliana
Azione anti Sicilia da parte del ministro Brunetta ,che con una dichiarazione all’Ansa dei giorni scorsi ha detto:“Le infornate di nuove assunzioni fatte nell’Isola e in Puglia saranno impugnate. Mi chiedo se sono dovute a carenze di personale”. Il tutto è stato concertato anche attraverso una campagna di stampa che ha visto presente le testate giornalistiche "La Padania", "Libero" e "il Giornale" che sono uscite con titoli certamente forvianti la realtà ,"Sicilia pronta a sperperare", "Sprechi senza fine", "La Sicilia balla sul Titanic". Nessuno però ha tenuto in considerazione che in Sicilia i concorsi nella sanità per anni sono stati una chimera e che tale condizione ha provocato gravi danni all’assistenza ospedaliera e territoriale . Certamente chi vive al nord non può mai guardare con gli occhi dei siciliani e fà delle considerazioni sicuramente non veritiere almeno in riferimento agli standard sull’assistenza che si basano su numeri e su pazienti. Purtroppo molti dei 5 milioni di Siciliani che vivono nell’Isola non sanno che siamo una regione con carattere e statuto autonomista sancito prima con regio decreto il 15 maggio 1946 n.455 e poi con legge costituzionale del 26 febbraio 1948 n. 2 ai sensi e per gli effetti dell’art.lo 116 della costituzione. Condizione che ci pone in fase di effettiva ristrettezza di sanzioni governative collegate al federalismo di natura leghista che sicuramente imporrà la cancellazione dell’art.lo 17 dello statuto Siciliano. I concorsi pubblicati nella gazzetta ufficiale della regione siciliana del 31 Dicembre 2010 ,sono validi, perché banditi nell’ultimo giorno disponibile onde evitare di incorrere nella clausola della Finanziaria voluta dal ministro Tremonti, che impone il blocco del turn-over al 50% negli enti pubblici. Qualsiasi azione da parte del ministro Brunetta rappresenterà un sopruso di potere da parte del governo nei confronti della Sicilia e dei Siciliani oramai stanchi di precariato e di lavori saltuari.
Di Maurizio Cirignotta
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