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martedì 1 marzo 2011

Lavori usuranti,la sanità chiede il suo ruolo


Sono tanti gli aspetti collegati ai lavori usuranti ,ma quello che conta è dare rispetto a tutte le categorie lavorative. La sanità forse più di altre recrimina un beneficio collegato al prepensionamento anticipato. In riferimento al testo licenziato dal consiglio dei ministri , che andrà a regime nel 2013 si denota la problematica “lavoro notturno” come requisito per godere dei benifici ed avere uno sconto pensionistico che và da un anno a tre anni. Una norma transitoria detta dei limiti per chi ha maturato il beneficio tra il 2008 ed il 2012 . Il lavoro notturno secondo il decreto è quello svolto per almeno sei ore e comprensive fra la mezzanotte e le cinque del mattino. Si confermano le 78 notti l’anno per avere un beneficio di 3 anni ,mentre si scende a 2 anni per chi effettua un numero di notti che và da 72 a 77,infine solo un anno per chi presta la propria attività notturna per un periodo che và da 64 a 71 notti. L’anticipo pensionistico sarà concesso a coloro che abbiano svolto,continuativamente 7 anni di attività usurante negli ultimi 10 anni lavorativi. Una condizione che avrà valore solo per chi andrà in pensione entro il 2017 per coloro che invece andranno in pensione dal 1° gennaio 2018 l’attività usurante deve essere svolta per almeno la metà della vita lavorativa. Molte delle norme sono state prese dal decreto legislativo del 1993 che teneva in considerazione tra gli usurati i lavoratori di pronto soccorso,chirurgia d’urgenza e rianimazione. Un decreto che ha luci ed ombre visto che non dà parità specie riguardo al numero di notti annuali ,il tutto infatti è collegato con la disponibilità in numero di lavoratori nell’ambito di un reparto e quindi con un turnazione in quinta(P.M.N) e non considera una turnazione in 6(P.M.M.N). Una disparità che risulta essere reale in molte realtà. Ci troveremo ,quindi, di fronte ad operatori fortunati o sfortunati solo in rapporto al numero di notti sebbene usurati.

Di Maurizio Cirignotta

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