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mercoledì 25 maggio 2011

Decreto Omnibus , nuove accise per la benzina


Ancora una volta è la benzina a colmare alcuni buchi finanziari dello stato. Questa volta con il decreto omnibus votato alla camera nei giorni scorsi si finanzieranno attraverso l’aumento delle accise sulla benzina ben 236 milioni di euro che saranno dedicati alla cultura e 149 milioni per il FUS che ritorna ai 422 milioni. Una storia infinita che aumenta ancora una volta la tassazione indiretta verso le tasche dei cittadini che in Italia hanno un’imposizione fiscale di circa il 52% . Il governo ,infatti, per ogni aumento di 1 centesimo al litro guadagna 20 milioni di euro al mese,solo nel 2007 le entrate dello stato legate alle accise sono state di 37 miliardi di euro di cuii 24,7 miliardi derivanti dalle accise e 10.5 dall’IVA. Ma non si dovevano diminuire le accise per controbattere il caro benzina e l’inflazione? Tutte parole che nella realtà si fondano in una storia mirabile di autofinanziamento dello stato collegato alla benzina,sono infatti 75 gli anni che partono dalla guerra dell’Abissinia quando l’aumento fù di 1.90 lire per continuare con il finanziamento della crisi di Suez del 1956, il finanziamento del disastro del Vajont del 1963, il finanziamento dell’alluvione di Firenze del 1966, il finanziamento del terremoto del Belice del 1968 , il finanziamento del terremoto del Friuli del 1976 , il finanziamento del terremoto dell’Irpinia del 1980 ,il finanziamento della guerra del Libano del 1983 , il finanziamento della missione in Bosnia del 1996 ed infine il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004,il tutto per la modica cifra di 486 lire pari ai 25 cent di oggi a cui viene sommata anche l’imposta di fabbricazione e l’IVA del 20% per un totale del 52% del costo globale alla Pompa. Un modo certamente dubbio ed impositorio per reperire fondi visto che la benzina oggi può essere considerata un bene comune ed in taluni casi può dettare anche un importante costo per il bilancio familiare delle famiglie. A soffrire maggiormente i pendolari che per necessità debbono recarsi a lavoro e non possono per colpa del regime fiscale italiano scaricare le spese nella dichiarazione dei redditi. Infine dobbiamo anche tenere in conto l’aumento dei prodotti distribuiti su gomma che salgono esponenzialmente al costo della benzina e fanno risalire la china all’inflazione.

Di Maurizio Cirignotta

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