Considerata arte minore, il presepe ha avuto grandi scultori come Sanmartino, Francesco e Camillo Celebrano, Angelo Viva, Salvatore Franco, Felice Bottiglieri, Nicola Di Somma che si dedicarono alla realizzazione di teste di soggetti con espressioni di profonda umanità; altri si dedicarono alle mani e ai piedi; ancora chi impagliava cestini riempiendoli di frutta, pollastri e uccellagione e le dame curavano i vestiti. Ne sono testimonianza le composizioni nel Museo di San Martino, scenografia animata da centinaia di pastori e animali, donata dall'architetto Cuciniello nel 1879, citata nelle maggiori guide turistiche. Nel Palazzo reale di Piazza Plebiscito il presepe del Banco di Napoli, oltre duecento figurine e numerosi accessori provenienti da collezioni private. In ogni chiesa come Gesù Vecchio, Santa Chiara, Santa Maria del Parto, Basilica del Carmine Maggiore, Santa Maria La nova, Spirito Santo "scogli" che risalgono al sette-ottocento di noti scultori. Interessanti mostre sono allestite nella Galleria del Mare della stazione marittima per l'accoglienza di croceristi, nella Chiesa della Pietrasanta nel decumano superiore, in Via Duomo. Operai, professionisti, commercianti che dedicano il proprio tempo libero a questa nobile arte e fieri di esporli al pubblico per pochi giorni l'anno.
L'itinerario natalizio parte dalla Basilica di San Lorenzo Maggiore con i suoi magnifici scavi, all'inizio della strada dei pastori con un esemplare ligneo, la cui origine risale al 1654, costituito da ventuno pezzi a grandezza naturale.
Proseguendo su Via San Gregorio Armeno non può sfuggire anche una visita all'omonima chiesa, affrescata da Luca Giordano con i due grandi organi ridondanti d'oro e l'annesso chiostro e, poco più avanti le chiese di San Gennaro all'Olmo e San Biagio Maggiore restaurate e riaperte al pubblico dopo quasi quarant'anni.
Nella stradina dove nacque Giuseppe Sanmartino, uno dei fini scultori e pittore che si cimentava nel costruire pastori alti 30-
Sabato scorso, ospite a Sua Immagine, la trasmissione della Rai, ospiti la figlia di don Peppino Ferrigni, autore di un presepe esposto a Parigi, un ragazzo arrivato dall'Albania alle prese con l'esecuzione di un occhio di vetro e un maestro che esegue presepi in miniatura, nella cozza, nel guscio di una noce, nel telefonino.
La tradizione della via dei pastori, incastonata tra il decumano superiore e quello inferiore nel corpo di Napoli, risale, secondo alcuni al 930 d.C. Sotto le fondamenta del monumentale Monastero di San Gregorio, c'era un antico tempio dedicato a Cerere e, a lei i fedeli portavano statuine votive e da qui sembra nascere nella stradina di botteghe di oggetti di adorazione. Ora la chiesa è conosciuta come Santa Patrizia per le spoglie della Santa venuta da Costantinopoli e, ogni martedì si verifica il miracolo con il bacio della teca.
A Napoli fu Carlo III di Borbone (1716-1788) ad appassionarsi alla nuova arte. Il re amava circondarsi di artisti e andava nelle botteghe a spiegare come voleva che fossero intagliate mani e piedi dei pastori, passava ore e ore a preparare le "scene" dei presepi di cartapesta e scagliola aiutato da pittori e scultori, con l'entusiasmo di un ragazzo disponeva personalmente angeli e pastori, asinelli e buoi, mangiatoia e cammelli, personaggi orientali, re magi, zampognari, Ciccibacco, Benino, mucche e pecore.
mario carillo - ilgazzettinovesuviano
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