E’ citando liberamente Roland Barthes e il
suo “Frammenti di un discorso amoroso” che ci piace presentare al nostro
pubblico la seconda parte del cartellone del Trastevere.
Frammenti: i tanti pezzi di esistenza
portati in scena.
Frammenti di
un discorso teatrale: i tanti modi, generi, linguaggi, le tante
declinazioni in cui questi pezzi di vita prendono forma e trovano
senso, nella penna di un autore, prima, nel corpo e nella voce
dell’attore dopo. In una parabola che senza forzature accompagna il
naturale evolversi della nostra esistenza, il nostro spazio si apre,
con il Piccolo Trastevere, alla magiadell’infanzia: fiabe e musica che
divertono e aiutano a cogliere l’essenziale
invisibile agli occhi. E cos’è la vita se non
la continua ricerca di quel puro assoluto? Ed ecco nuovi, piccoli
frammenti di disillusione, ironie, equivoci, calcoli, silenzi che
colorano il mosaico dell’amore in tutte le sue facce: fedele einfedele,
di madri e di figli. Amori traditi, abbandonati, illusi, sognati,
perfetti.
Inganni di
oggi, inganni di ieri.E nell’utopia di un amore, di una società, di un
delitto perfetti, si consuma ildisperato tentativo di rubare al tempo
bellezza e gioventù rifugiandosi nell’eternità dell’arte o nel giardino
fiorito di una pazzia che al cuore più
sensibile
appare come poetica normalità. Per poi arrivare, ma in realtà è da lì
che partiremo, su una collina grigia e freddolosa dove in un unico
destino si ricompongono piccoli frammenti di vita, di vite: un
microcosmo sfaccettato, una tranquilla, apparente, eterna calma;
silenzio che prima era tumulto, passione, movimento, frammento...
(G.C.)
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