Le dimissioni
del governatore Lombardo ripropongono uno scenario che nella regione
siciliana dal 1946, si ripete per la seconda volta. Si chiude
un'altra pagina di Sicilia e di Autonomia sotto l'onta di pagine
oscure che ancora una volta parlano di mafia e di voti di scambio.
Situazioni grottesche che da anni rappresentano la norma non solo in
Sicilia ma anche in molte altre parti dell'Italia. Il progetto
massonico è sempre lo stesso abbattere un Re per cercare di
posizionarne un'altro che faccia gli interessi comuni ,magari di chi
negli anni scorsi è rimasto a bocca asciutta. Le urne del 28 e 29
ottobre si presentano però all'ombra di un nuovo scenario in cui la
Sicilia autonomista ed indipendente rivendica lo statuto del 1946 ed
un'indipendenza persa nel dopoguerra. Pupi e Pupari che si muovono
dietro lo stesso motore trainante “La Mafia” ,non ci sono colori
politici ma solo ben precisestipule di accordi economici. Soldi utili
alle campagne elettorali che devono essere ricompensati ,a vittoria
raggiunta, con un corrispettivo in oro pubblico. A pagare,sarà
sempre il popolo. Una piaga quella della Sicilia che si è aperta da
decenni nella precisione dal 1860 data in cui la Sicilia fù annessa
all'Italia. Dopo i moti dell'Evis(Esercito volontario per
l'indipendenza della Sicilia) che vide cadere nel sangue molte
vittime e sotto il tradimento degli stessi siciliani. Nacque lo
statuto di autonomia un evento pattizio tra la Sicilia in rivolta ed
il regno d'Italia,era il 15 maggio 1946. Un evento seguito
dall'annessione dello Statuto alla costituente Italia con legge
costituzionale del 26 febbraio 1948 n° 2. Si era raggiunto uno
scopo importante per i siciliani quello di avere una certa autonomia
dallo stato centrale. Ben 43 articoli modulati e scritti per meglio
operare. I siciliani però non avevano fatto i conti con gli ascari
,eletti dal popolo ma che proprio a Roma avrebbero decretato l'inizio
della demolizione dello statuto. Lo stato italiano non ha mai
digerito l'autonomia siciliana e lo ha dimostrato rendendolo privo di
potere di norma, tra gli articoli, ne elenchiamo alcuni: L'art.lo 38
che presupponeva di ridare ai siciliani tutto il denaro che
in
fatto e in diritto era stato sottratto dal 1860 al 1943
con i
torti finanziari, sociali ed economici inflitti all'Isola dall'Italia
durante i primi 83 anni di dominazione colonialista , i soldi
sarebbero stati seppure gradualmente e sotto una voce "umanitaria",
l'Art. 14 che presupponeva una legislazione esclusiva in ben 27
materie elencate nello stesso articolo(vedi statuto) è stato
demolito da tutte una serie di norme unitarie nazionali, l'art. 15
che presupponeva in maniera lungimirante l'abolizione delle
provincie fu dichiarato incostituzionale quando la legge regionale
del 24 febbraio 1951 fu dichiarata illegittima, Gli art.li 21 e 22
sono stati solo una beffa nessun governo,infatti li ha mai presi in
considerazione il
varo della
legge per l'istituzione dell'ENEL ne rappresenta l'esempio.(Cfr.
ARS, Resoconti Parlamentari V legislatura, CCVII Seduta, 22 febbraio
1965, pagg. 394-395),
l'art. 31 non ha mai visto la nascita di un corpo di polizia
regionale o un chiaro potere del presidente della regione in merito,
le prefetture non sarebbero mai esistite in sicilia. l'art. 40
dedicato all'incameramento di valuta pregiata non è stato mai
applicato. Uno statuto che in pratica non è stato mai applicato per
una chiara volontà di stato. Una storia negata ai siciliani è
concretizzata poi con il mancato sviluppo dell'Isola in termini di
industria,collegamenti
ferroviari,strade,agricoltura,pesca,turismo,economia ed altro. Ora i
Siciliani dovranno scegliere se continuare su questa linea o
cambiare rotta.
Di
Maurizio Cirignotta
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