I membri del Bianco
Consiglio, l’altissimo comando dei popoli liberi della Terra di Mezzo, si sono
riuniti nella dimora del loro amato leader, Silvio I° “Gandalf” Berlusconi, per
festeggiarlo. Il comandante sovrano della Compagnia dell’Agnello, nonché Primo
Ministro a vita e Presidente onorario della Repubblica Italiana, compie cento
anni. Attorno a lui, felici e commossi, ci sono gli amici più fedeli, fra cui
Bilbo Alfano e Frodo Dell’Utri. Due gigantografie ricordano gli scomparsi Aragorn
Emilio Fede e Pipino Sallusti. Una grande emozione, che rasenta la commozione,
si è diffusa fra gli astanti perché Silvio I° “Gandalf” sta per fare un annuncio atteso
da tempo ma doloroso. Una valletta gli porge il microfono e s’inchina,
mostrandogli una profonda devozione nei pressi del pube. Silvio sorride
compiaciuto, mostrandole a sua volta la dentiera interamente composta da molari
di oro zecchino, canini di platino e incisivi di giada. Gli sfugge sottovoce
una frase ambigua: «Chi ha il pane non hai denti!». La ragazza si allontana
sculettando. Silvio è tale quale al giorno in cui entrò nell’ordine degli
Istari; tiene in mano un bastone nodoso, ha un cappello a punta sulla testa, un
lungo mantello grigio firmato Dolce & Gabbana e una sciarpa di colore
argento su cui è ricamato in oro il simbolo di Forza Terra di Mezzo. Pur essendo venerando, con una fluente barba
di colore sale-pepe, conserva l’aspetto di un giovane mago della finanza.
Vincendo l’emozione, inizia a parlare mentre un vento di scirocco scompiglia la
sua folta chioma in pelo di rat musqué. Le sue parole sfiorano subito il cuore
dei suoi adepti e lo fanno vibrare.
«Amici, subalterni, concittadini, purtroppo è nei limiti della natura che ogni cosa abbia un
principio e una fine».
«No!» esclamano i fedelissimi.
«Bilbo Alfano, mi
consenta, ho appena iniziato, se mi interrompe subito non vale» lo riprende il
premier. Bilbo Alfano abbassa la testa e appoggia la mano sul cuore per
mortificarsi. «Così è meglio. Dunque, dicevo che per tutti arriva il momento di
ritirarsi. Lo so, è triste e per certi aspetti insulso che io mi ritiri. Ma la
speranza deve divampare! Vi confermo che ho deciso di farmi ibernare. Ho solo
un secolo di vita e mezzo secolo di carriera politica alle spalle. Perciò è
doveroso che mi conceda un breve periodo di riposo, dopodiché, quando la Terra
di Mezzo avrà ancora bisogno di me e la Compagnia dell’Anello pure, io tornerò.
Ma intanto…».
«Intanto?» gli fanno eco i fedelissimi.
«Intanto, voglio
ricordarvi che esiste un solo Signore dell’anello, solo uno può piegarlo alla
sua volontà ed egli non divide il suo potere! La parola primarie non fa parte del vocabolario della Compagnia dell’anello. Capito
mi hai, Bilbo Alfano?». Bilbo Alfano annuisce e si fa piccolo piccolo come un puledrino
sardo. «Lo so, ora vi chiederete chi prenderà il mio posto. E io vi rispondo ponendovi
alcune domande. Conoscete qualcuno più abile di me a fare i propri interessi?
No, mi pare. Conoscete qualcuno più generoso e brillante di me? No, mi pare.
Conoscete un comico più divertente di me? No. E qualcuno che vende fumo meglio
di me? No, è ovvio. E ditemi, chi conoscete che possa prendere per il deretano
gli italiani meglio di me? Nessuno. Ma forse sapete di qualcuno che potrebbe
darla unta agli elettori meglio di come abbia fatto io col mio sorriso
seducente e la mia parlantina sciolta? Non credo. Avete in mente il nome di chi
potrebbe voltare le tovaglie, giocare di riffa e di raffa, conciare l’Italia
come lo straccio dell’arrotino, promettere mari e monti (No… Monti no!) e fare
felici tante giovani donne che prima di conoscermi stavano sulla strada?
Dubito. E ditemi, infine, miei fedeli pretoriani, a chi affidereste il compito
di proteggere l’Italia dai comunisti, che non hanno perso il vizio di mangiare
i bambini anche se fingono di essere vegetariani? A me. Solo a me o quanto
meno, a qualcuno che mi assomigli. Diciamo pure il mio, o meglio i mei alter
ego».
I
fedelissimi si fissano l’uno con l’altro con sospetto, speranzosi e
insieme timorosi che il grande Silvio I° “Gandalf” indichi il nome di
chi l'avrebbe sostituito nel periodo in cui fosse vissuto sotto
ghiaccio, nella
sua dacia in Siberia, dono di Gollum Putin.
«I nomi, fai i nomi!» grida
Meriadoc Sandro Bondi.
«Speriamo che sia femmina!» commentano all’unisono Eowyn
Santanchè e Arwen Gelmini.
Silvio impone il silenzio col suo sguardo magico.
Poi, a un suo segnale, entra in scena Boccadoro Minetti alla guida di un pick-up
su cui c’è una grande cassa. Il Signore degli anelli punta l’indice sulla cassa
e dice ai suoi domestici «Orsù, apritela!». I servi obbediscono e dalla cassa escono
pimpanti 12 cloni di Silvio I° “Gandalf” Berlusconi.
«Vi presento i miei
successori. Silvio II° sarà il nuovo capo del governo e ministro dell’Interno.
Gli altri, da Silvio III° a Silvio XI°, ricopriranno le cariche di ministro
dell’Economia e delle Finanze, della Difesa, della Giustizia, degli Esteri, del
Lavoro e delle Politiche sociali, dello Sviluppo economico e dei Trasporti,
delle Politiche agricole e forestali, della Sanità, dell’Ambiente,
dell’Istruzione e della Ricerca, dei Beni e della Attività culturali. Infine,
Silvio XII° si occuperà del nuovo ministero per la protezione della giovane. Ci
sono domande?».
Gli astanti sono colti da un profondo smarrimento ma nessuno osa
fiatare. Tutti sono delusi poiché speravano di ricevere una carica.
Il lungimirante
Signore dell’anello, capo del Bianco Consiglio, non offre loro la possibilità
di riflettere. «Fra poco, i camerieri inizieranno a servire lo champagne delle
cantine del Billionaire di Boromir Briatore e qualche polverina magica per
tirarvi un po’ su. Fate festa, dunque, pago io! Domani, mi recherò in una
clinica privata in Svizzera e mi farò ibernare, come promesso. I miei
successori sono pronti».
«No, Silvio, non ci lasciare!» sfugge dalle labbra screpolate
ma ancora sensuali di Eowyn Santanchè.
Silvio stira e ammira per l’ultima volta
il suo smagliante sorriso, si ficca una mano nell’inguine nel goffo tentativo
di imitare Napoleone e sollevando il mento, lo sguardo ipnotico fisso sulla
platea, pronuncia le sue ultime parole in pubblico: «Addio, miei coraggiosi Hobbit.
La mia opera è terminata. Qui, infine, sulle rive del mare, si scioglie la
nostra compagnia. Non vi dirò: Non piangete… perché non tutte le lacrime sono
un male».
Le cose andarono esattamente così quel triste 29 settembre 2036, in
cui Silvio I° “Gandalf” Berlusconi uscì di scena. Ogni altra cronaca è
spudoratamente falsa e La Repubblica e
L’Espresso sono stati querelati per
avere scritto che le ultime parole dell’incartapecorito premier
furono: «Ash nazg durbatuluk, ash nazg gimbatul, ash nazg thrakatuluk agh
burzum-ishi krimpatul». Ma se anche fosse vero, i comunisti non sanno che Silvio si
stava esprimendo nel famoso “linguaggio nero” per far capire al consiglio di
Elrond quando sia distruttivo il potere dell’anello.
www.giuseppebresciani.com
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