Intervista al produttore, autore televisivo e direttore artistico Roberto Manfredi.
Roberto Manfredi, un
professionista che opera da molti anni nel mondo dello spettacolo,
spaziando tra musica, teatro e televisione. Ritiene che oggi sia più
difficile produrre un artista emergente? o i nuovi mezzi di
comunicazione e i numerosi format televisivi aiutano quest'attività?
Produrre
un artista emergente nel mercato discografico attuale è un’impresa
assai difficile e complessa. E’ indubbio che nell’ultimo
ventennio la discografia mondiale, non solo italiana, è stata
investita da un vero e proprio Tsunami. E’ cambiata radicalmente la
stessa fruizione dell’ascolto dei supporti audio musicali. Il
disco inteso come supporto materiale ( cd, vinile, nastro )
rappresenta ormai il passato, mentre il supporto digitale rappresenta
il presente e il futuro. La problematica di questa rivoluzione
industriale è assai complessa ma è indubbio che l’artista
emergente o meno, ne è fortemente coinvolto e in qualche modo
indifeso. Personalmente ritengo che un artista emergente debba
puntare innanzitutto sul web, sulla musica live, sui concerti che è
un settore in forte crescita e una volta conquistato un suo mercato ,
si approcci poi in termini di buon rapporto contrattuale con il
mercato discografico. Una volta accadeva il contrario. Se il disco
di un esordiente vendeva bene si andava in tournèe, oggi invece un
buon giro di concerti e un buon numero di contatti sulla rete,
rappresentano i fondamenti per iniziare e sviluppare l’attività
discografica vera e propria. E' paradossale ma per gli artisti
emergenti questa è senz’altro una buona strada da seguire. In
parole povere oggi è necessario costruirsi un proprio pubblico, un
club di utenti fedeli e appassionati per poi andare a sedurre il
mercato discografico ufficiale. Demandare questa operazione alla
discografia senza un proprio “paracadute” è praticamente un
miraggio. Poi esistono le eccezioni, ma per l’appunto sono
eccezioni che confermano la regola. Per quanto riguarda i nuovi
format televisivi, cioè i talent, possono aiutare certamente i
cantanti, ma non certo i cantautori, dato che il concept di questi
show è diretto esclusivamente alla esecuzioni di un repertorio di
cover, cioè non inedito. Che i talent show uccidano la cultura
cantautorale è fuor di dubbio.
Leggendo la sua biografia, ho
visto che è stato tra i primi a notare gli "Elio e le storie
tese", tra i tanti artisti di quel periodo, perché ha scelto
proprio loro? e tornando ad oggi, cosa consiglia ad un artista
emergente per farsi notare da un produttore?
L’esperienza
con Elio e le Storie tese per quanto mi riguarda è stata marginale
anche se molto divertente. Lavoravo come autore al programma satirico
“Lupo Solitario” di Antonio Ricci. Dato che all’epoca ( anni 80
) avevo messo in piedi un’agenzia artistica molto bizzarra e fuori
dalle righe, sia in campo comico che musicale, Ricci mi affidò il
casting musicale di nuove band in linea con la follia creativa dei
suoi autori. Nel suo programma tv, scelsi band come Skiantos, Paco
D’Alcatraz, L’Invasione degli Uomini Paprika ( con Jacopo Fo ),
Panico alla Scala e i mitici Figli di Bubba di cui feci parte attiva
come fondatore. Ovviamente invitai anche Elio e le Storie Tese che a
Milano erano già un gruppo stracult. Seguì un album che produssi
per la Polygram in cui Elio e le storie tese fecero il loro debutto
discografico con una particolarissima incisione di “John Holmes ,
una vita per il cinema”. In seguito collaborai con loro come
promoter di concerti o come autore tv, ma il vero artefice
discografico della band è sempre stato Claudio Dentes.
Ho letto che ha pubblicato un
saggio, “Talent Shop”, in cui racconta quarant’anni di
discografia e di ricerca dei nuovi talenti, sono curioso di sapere se
c'è una caratteristica comune a tutti gli artisti
che negli anni ha seguito o
prodotto, un comun denominatore che in qualche modo lega le sue
scelte discografiche
Ho
lavorato con artisti diversissimi tra loro, da Alberto Fortis a
Massimo Bubola da David Riondino a Paolo Conte, da Freak Antoni a
Nicola Arigliano, da Roberto Benigni a Gianfranco Manfredi, da Mauro
Pagani a Franz di Cioccio. Se c’è un file rouge tra loro è che
tutti erano autori delle loro canzoni e delle loro musiche e
cercavano di non assomigliare a nessun altro ma di essere fedeli alla
loro personalità. Sono stato sempre affascinato dalle opere inedite,
non certo dalle cover, anche se c’è modo e modo di farle le cover.
Un conto solo le rielaborazioni di opere edite, un altro è
riproporle senza alcuna originalità, cosa che purtroppo oggi accade
troppo frequentemente in tv.
Roberto Manfredi ha lavorato in
televisione, con etichette discografiche ed ha prodotto diversi
artisti, ma pensa che oggi youtube e internet in generale, possono
essere un'alternativa valida alla classica produzione?
Come
dicevo prima ogni epoca ha le sue filosofie e caratteristiche
industriali. Il web e youtube sono strumenti interessanti ma
complessi. Garantiscono visibilità ma non garantiscono nessun
possibile introito come diritto d’autore. Per me rappresentano solo
mezzi promozionali che consentono anche una sicura libertà d’
espressione artistica, cosa non secondaria, ma il business non esiste
se non in minima parte e per chi ha la fortuna di avere qualche
esperto di web marketing come collaboratore, poiché le
visualizzazioni non si moltiplicano da sole, si creano
appositamente.
Perché
ha accettato il ruolo di direttore artistico dello Star Music
Festival ?
Per
un motivo molto semplice. Avere la possibilità di innovare, di
collaborare a qualcosa di diverso e formativo che potesse
rappresentare una valida alternativa ai tanti concorsi canori e
talent tv tradizionali. I punti di forza del programma sono :
l’inserimento
di nuove aree e categorie artistiche come il settore dei musicisti e
compositori, lirica, cori, inediti.
La
ricerca dei talenti da effettuarsi esclusivamente in strutture e
luoghi dove si presuppone che il talento venga coltivato, promosso e
insegnato, quindi le scuole e i centri professionali di musica e
canto su tutto il territorio nazionale.
Una
giuria altamente competente, formata da professionisti che hanno
dedicato gran parte della loro vita alla musica, alla produzione
discografica e all’insegnamento. Non divi tv scelti per facile
opportunismo, ma professionisti validi e appassionati.
Senza
queste premesse e fondamenta, avrei cortesemente rifiutato. Spero che
questa esperienza possa mettere in luce dei giovani di talento che
non trovano la giusta occasione per esprimere la loro creatività.
Non cerchiamo imitatori o semplici bravi esecutori, ma persone che
non assomiglino a nessun altro e che abbiano voglia di fuggire da
questa dipendenza del revival, quella che chiamo da un po’ di anni
: COVERCRAZIA !
In conclusione, cosa
consiglierebbe oggi ad un artista che aspira a vedere prodotto il suo
primo album?
Quello
che posso consigliare a un artista che debutta discograficamente è
di non aspettarsi grandi risultati da subito. Il primo album è solo
un seme che può germogliare ma prima di raccoglierne i frutti ce ne
vuole. Oggi la vita di un disco è breve per cui bisogna cercare
subito nuovi stimoli e continuare a scrivere, fare esperienze e
collaborazioni con altri, suonare il più possibile dal vivo. Il
mestiere di musicista o di cantante non è poi così diverso dagli
altri anche se ha tempi e cadenze differenti rispetto a un lavoro
normale. Bisogna concepire il proprio mestiere come un’esperienza
continua senza farsi troppo condizionare da certi entourage che molto
spesso tendono a reprimere o a scoraggiare le spinte di conoscenza e
di approfondimento dell’artista. Nella musica bisogna essere attivi
ed esplorare il più possibile, non si può stare a casa per dei mesi
ad aspettare che l’album o il singolo pubblicato venda migliaia di
copie da solo. Ho conosciuto molti artisti inglesi e americani di
fama mondiale. Sono tutti dei grandi lavoratori, nel senso che anche
se non hanno un disco programmato o una tournèe, non smettono mai di
studiare, comporre, fare collaborazioni con altri artisti, oppure
insegnano nelle scuole di musica, fanno i dimostratori eccellenti di
nuovi strumenti, scrivono canzoni per altri interpreti, sigle e
colonne sonore per film, documentari o altro. Lavorano sodo e per
vocazione, non solo per i soldi o la fama.
Intervista realizzata da myPressLab e
Star Music Festival
Info e Contatti
Star Music Festival
Una produzione Introspettiva
Via Pisino, 151 - Roma
Telefono +(39) 366.5090282
E-mail: segreteria@starmusicfestival.it
Web site: www.starmusicfestival.it
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