Ci
sono due modi diametralmente opposti di valutare il risultato delle Elezioni
Politiche italiane, sancito col voto del 24-25 febbraio. Il bicchiere è mezzo
vuoto. Oppure, il bicchiere è mezzo pieno. Entrambi i punti di vista sono realistici
ma solo uno dei due ci può aiutare a comprendere il valore storico di questa
tornata elettorale. Personalmente opto per la seconda visione. Non sottovaluto
il fatto che le urne ci abbiano consegnato un’Italia con tre minoranze
impotenti e quindi ingovernabile, salvo inventarsi fragili coalizioni, che i
mercati finanziari puniranno l’instabilità politica del Paese, che il rischio
di tornare a votare fra sei/sette mesi sia concreto. Da questo punto di vita il
bicchiere è mezzo vuoto e non placa la nostra sete di normalità e serenità. Ma in
fondo è successo quello che era nell’aria. La straordinaria rimonta del PDL, la
figuraccia di Monti e dei suoi alleati e l’ennesima vittoria di Pirro della
Sinistra non sono sorprendenti. L’unica, vera sorpresa è il trionfo di M5S, il
partito non-partito che predica la politica non-politica. È un segnale di
rinnovamento chiaro e forte.
Eccolo, il bicchiere mezzo pieno. Non mi riferisco
alla performance dei grillini, che è in buona parte conseguenza del disgusto di
una fascia eterogena di cittadini che non ne potevano più della casta, quanto
alle valenze che tale successo evidenzia, alle prospettive che apre, al nuovo
interesse che ha prodotto per la politica anti-partitica, al cambiamento delle
regole che annuncia. L’incredibile consenso che M5S ha raccolto (e il modo in
cui l’ha ottenuto) a dispetto delle forze politiche tradizionali ci dice
chiaramente che nulla sarà più come prima. La vecchia politica è agonizzante.
Il sistema degli intrallazzi e dei privilegi è prossimo a implodere e il futuro
è ricco di incognite ma anche di prospettive. Soffia un vento rivoluzionario
sull’Italia e mai come questa volta la parola “rivoluzione” deve renderci
fiduciosi. Il fatto che un italiano su quattro abbia votato il Movimento Cinque
Stelle, che invierà alle camere una “sturmtruppen” di 162 matricole, ci dice
che il tempo dei partiti e dei politici corrotti, odiosi e arroganti sta per
finire. L’hanno decretato 16 milioni di italiani e non credo siano tutti
sfigati o idioti. Sta per tramontare l’epoca in cui la Politica era uno
strumento di potere per rendersi visibili, affermarsi socialmente, fare
business, arricchirsi a spese degli italiani. Sta iniziando una fase nuova, in
cui il politico mestierante verrà bandito col marchio dell’infamia e al suo
posto sarà premiata la persona per bene che considera l’impegno politico un
servizio civile, un’occasione per migliorare la vita di tutti e non il proprio
status. Questa è la grande novità e la ragione per la quale Grillo ha sfondato.
Il suo “Arrendetevi” è stato lo slogan capolavoro delle Elezioni 2013. La sua
promessa-minaccia “L’onestà tornerà ad essere di moda” ci restituisce la
speranza. Il Masaniello ligure si è fatto interprete e portavoce di un’Italia
che è stanca delle ideologie paludate e della furfanteria e incapacità dei
politici e che pretende giustizia, ordine, serietà. Un’Italia che chiede
d’essere rappresentata da persone giovani, incontaminate, piene di entusiasmo. Facce pulite, incensurate, magari acerbe ma non per questo inabili a costruire
le fondamenta di una nuova Repubblica fondata realmente sul lavoro e l’equità. Un
dato significativo e apprezzabile è che queste elezioni hanno varato il
Parlamento più giovane della storia e che è un eletto su tre è donna. Certo,
adesso arriva il difficile perché tutti sono bravi a criticare e distruggere.
“Politica vuol dire realizzare” diceva Alcide De Gasperi. È il momento di
realizzare. Prima di tutto le grandi riforme di cui abbiamo bisogno, a
cominciare dalla Costituzione e dalla nuova legge elettorale. Siamo un Paese
statico, vecchio e demotivato. Occorre rinnovare un sistema politico, socio-economico
e morale che è inadatto al mondo che cambia. Grillo e i suoi commandos da soli
non possono farcela ma il loro esempio può scardinare il vecchio sistema
ingessato. Sono l’ago della bilancia. Potrebbero diventare un martello
pneumatico. Se M5S saprà mantenere fede alla promesse, se i suoi rappresentanti
saranno coerenti e non si faranno ammaliare dal potere e perciò corrompere (come
è successo ad altre realtà politiche innovative come la Lega) ne vedremo delle
belle. Ci sta che i grillini commettano qualche errore di gioventù. Mi
auguro lo facciano in buona fede. Vedremo di cosa sono realmente capaci. Il bicchiere è mezzo pieno perché finalmente si
torna a sperare nel rinnovamento.
Un altro motivo per vedere il bicchiere mezzo piano anziché mezzo vuoto è
l’uscita di scena di molti squallidi figuri che hanno animato la vita politica
degli ultimi lustri. Lo tsunami elettorale ha spazzato via niente meno che
Fini, Di Pietro, Bocchino, Marini, Storace, Adornato, Pannella, Emma Bonino e
tanti altri. In più abbiamo rispedito al mittente Ingroia. L’elenco dei
trombati, gli esodati di Stato, ci induce a credere che la gente si stia risvegliando,
che l’humus è diverso. Chi l’avrebbe detto? La prossima volta toccherà a nomi
ancora più eccellenti fare le valigie e, in molti casi, cercare lavoro. Il
ricambio è inevitabile e se i vecchi partiti non andranno subito a Canossa col
capo cosparso di cenere e reciteranno il mea culpa, prima o poi chiuderanno
bottega. Demonizzare Grillo è inutile. Paragonarne la fulminea ascesa al
Fascismo è stupido. Ma temere che M5S faccia saltare il banco dei biscazzieri è
ragionevole. Magari accadesse! Magari ci svegliassimo un giorno e scoprissimo
che l’Italia è stata derattizzata, gli scarafaggi scacciati. Ecco perché
considero il bicchiere mezzo pieno. Prima di andare a votare il calice era
vuoto. Avevamo bevuto il fiele versatovi fino all’ultima goccia. A questo punto,
non ci resta che attendere con fiducia e legittima curiosità gli sviluppi della
situazione. Potrebbe succedere di tutto e il contrario di tutto ma dubito che
le vecchie forze politiche possano arginare l’ondata popolare che si è
abbattuta su un sistema che si credeva impermeabile e inossidabile. Dubito che la
casta trincerata sulla sua torre eburnea si arrenderà a cuor leggero o possa
convertirsi. Ve lo immaginate uno come Formigoni, neo-eletto al Senato dopo
avere governato la Lombardia alla maniera dei satrapi persiani, che rinuncia
alle vacanze pagate ai Caraibi e alle sue giacchette firmate per indossare il
saio dei francescani? Io no. O Berlusconi che annuncia “Adesso basta, cedo il
bastone del comando”? È più facile che Silvio emuli Molière, che morì sul
palcoscenico. Invece, riesco a immaginare che il clamoroso successo dei
grillini apra la strada a Renzi e a una new generation di politici illuminati, super partes, che abbiano a cuore il bonum commune anziché il potere.
In
questo caso, il bicchiere potrebbe riempirsi del tutto. E il futuro riservarci
piacevoli sorprese.
www.giuseppebresciani.com
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