24 milioni d’italiani utilizzano strumenti di comunicazione
digitale: pc, tablet, smartphone. Ma come dare equilibrio e correttezza
alle informazioni che passano per il Web? Intervento di PierDomenico Garrone, fondatore del think tank blog Il Comunicatore Italiano, a Unomattina.
Nell’era
del digitale 2.0 cercare la “par condicio” in campagna elettorale
attraverso il bilancino dei tempi televisivi è come traversare l’oceano
in transatlantico dopo l’invenzione dell’aeroplano.
Eppure mentre
la vigilanza RAI ha fissato, com’è suo compito, le regole per talk show,
programmi televisivi e radiofonici in genere, nessuno ha assunto
iniziativa su come dare equilibrio e correttezza alla campagna
elettorale che passa per il Web. Questo nonostante il presidente Mario
Monti abbia esplicitamente dichiarato che proprio la Rete è lo strumento
principe per le prossime elezioni di febbraio 2013. E nonostante
Grillo, Bersani, Casini e tutti gli attori grandi e piccoli usino
twitter e i social network ogni giorno e si affannino a migliorare la
loro personale web reputation.
La web reputation è un po’ come la
tela di Penelope: lei la tesseva di giorno e la smontava di notte. Sul
web qualcuno tesse e qualcun altro disfa. Le diverse opinioni sono
legittime, ma spesso non si tratta di opinioni bensì di false notizie o
di messaggi calunniosi, anonimi, artatamente costruiti per spargere
discredito. La natura della rete è tale che un messaggio anonimo, falso e
calunnioso può divenire istituzionale, solo perché ripreso da una fonte
autorevole. Il cittadino è così esposto a un’informazione in Rete,
somministrata anche attraverso i forum del servizio pubblico Rai, priva
di responsabilità individuata, che necessaria in caso di aggressione
all'onorabilità dei candidati e delle Istituzioni.
Il Comunicatore
Italiano si è fatto parte diligente per segnalare la necessità di dare
rilevanza alla comunicazione in Rete durante la campagna elettorale. A
tale fine, dopo il convegno promosso alla Camera dei Deputati nel luglio
2012, nel dicembre ha segnalato il problema durante un’audizione all’8°
Commissione permanente del Senato della Repubblica. Tra dicembre 2012 e
gennaio 2013 ha incontro i vertici AGCOM, proponendo la creazione di
una Camera arbitrale che, avvalendosi di una piattaforma tecnologica
oggi disponibile, possa in costanza di campagna elettorale rilevare
sulle 80.000 fonti certificate in Italia il traffico 1.0/2.0 di
notizie/informazioni e corrispondere al cittadino/candidato la
responsabilità dell'informazione cui è esposto.
In assenza di una
specifica norma di legge nulla è stato finora fatto e la campagna
elettorale è iniziata senza che ai 24 milioni d’italiani che utilizzano
(pc, tablet, smartphone) la comunicazione digitale sia garantito un
minimo di equilibrio inteso almeno come rilevazione delle manipolazioni
delle notizie e dei fatti comunicati in Rete e percepibili come verità e
realtà espressa di giudizio su di una Persona o Istituzione.
Sui
media televisivi e radiofonici a regole equilibratrici si arrivò solo
dopo che dal 1994 l’Osservatorio di Pavia aveva attivato un monitoraggio
poi adottato istituzionalmente.
La storia si ripete. Anche per il
Web si potrebbe iniziare partendo da un Osservatorio; dando conto ai
cittadini di cosa passa (o non passa) il convento. Mancherebbero norme
regolatrici. Ma potremmo frequentare il Web a occhi più aperti.
FONTE: Il Comunicatore Italiano
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