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lunedì 11 marzo 2013
Simona Bianchi, dirigente dell'ospedale di Forlì su Rai 3
Martedì 12 marzo, l'Ausl di Forlì torna sui programmi dell'accesso di Rai3,
con l'intervista alla dott.ssa Simona Bianchi sull'ospedale per intensità di
cura.
Il modello di ospedale per intensità di cura al centro del servizio a cura
dell'Ausl di Forlì su Rai3 regionale. Martedì 12 marzo 2013, infatti,
nell'ambito dei programmi dell'accesso, in onda fra le 10.10 e le 10.40,
verrà trasmesso dalla redazione Rai di Bologna l'intervento della dott.ssa
Simona Bianchi, direttore del presidio ospedaliero "Morgagni-Pierantoni" di
Forlì, che illustrerà l'innovativa organizzazione del nosocomio forlivese.
L'Azienda usufruisce di questi spazi informativi autogestiti in base a
quanto disposto dal Corecom, organismo regionale che assomma le funzioni
delegate dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), e i
compiti amministrativi per conto del Ministero delle Comunicazioni, in linea
col regolamento approvato con delibera 15/02/2006. L'obiettivo dei brevi
servizi è coinvolgere il più possibile i cittadini nel processo di
comunicazione dei percorsi sanitari, per renderli maggiormente coscienti di
essere titolari del diritto a essere informati sull'attività che la pubblica
amministrazione pone in essere nell'esercizio delle sue attribuzioni.
Il modello di ospedale ad alta intensità di cura è oggi ritenuto il più
idoneo a garantire un'assistenza appropriata ed efficace al paziente. Il
"Morgagni-Pierantoni" di Forlì, sin dalla sua apertura, nel 2004, è stato
una delle prime strutture in Italia ad organizzarsi in questo modo. Nel
2002, l'Azienda decise, infatti, di approfittare dell'apertura del nuovo
ospedale per ripensare completamente tutti i percorsi assistenziali e
l'assetto logistico, con l'obiettivo di mettere al centro dell'intero
processo di cura il paziente. «Abbiamo abbandonato il sistema tradizionale,
dove i malati sono dislocati nei singoli reparti, separati fra loro,
creando, invece, zone di degenza multidisciplinari, in cui medici e
infermieri lavorano insieme, integrandosi gli uni con gli altri - illustra
la dott.ssa Bianchi - Questo garantisce una notevole flessibilità nella
gestione dei posti letto, in modo tale da poter far fronte anche a richieste
eccezionali, come quelle legate a un'epidemia influenzale; inoltre, la
separazione delle aree acuti e post acuti, ci permette di offrire una
collocazione adeguata alle esigenze di cura di ciascuno».
La vera peculierità dell'ospedale a intensità di cura risiede, tuttavia,
nella presa in carico del paziente attraverso percorsi
diagnostico-terapeutici mirati, in grado di accompagnare il malato per tutto
l'iter di cura, seguendolo nel tempo; proprio per questo, i trasferimenti
dall'area acuti a quella post-acuti con degenza prolungata e, infine, da
quest'ultima al domicilio o alle strutture residenziali protette, sono
gestiti da personale appositamente formato, che non lascia mai solo il
paziente.
«Nel futuro - conclude la dott.ssa Bianchi - l'evoluzione di tale modello
vedrà un'integrazione sempre più stretta con il territorio e un maggior
utilizzo di forme alternative al ricovero, cui si dovrà ricorrere solo
quando strettamente necessario, nell'ottica di una vera e propria rete fra
tutte le strutture sanitarie presenti nel comprensorio».
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