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sabato 31 agosto 2013

CCNQ prerogative sindacali: verso l’elezione delle RSU e l’esclusione delle Confederazioni nell’area della dir


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CCNQ prerogative sindacali: verso l'elezione delle RSU e l'esclusione delle Confederazioni nell'area della dirigenza

Confedir contesta l'ipotesi di CCNQ firmato il 31 luglio 2013 all'ARAN da diverse OO.SS. sulle prerogative sindacali. È illegittimo e incostituzionale. Congelati 1/3 di permessi e distacchi senza le RSU e negata l'agibilità sindacale alle Confederazioni, a differenza del Comparto. Pronto un ricorso d'urgenza al giudice del lavoro per garantire la pluralità sindacale e impedire un sindacalismo giallo, nel rispetto di leggi nazionali e comunitarie nonché di diverse sentenze della Consulta.

"Il grande inganno – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo della Confedir – si è consumato all'insaputa dei dirigenti medici, scolastici, statali, regionali e territoriali che dopo tanti anni di impegno a dirigere le elezioni delle RSU dei propri dipendenti, a garantire l'imparzialità della pubblica amministrazione per evitare accuse di sindacalismo giallo, ora dovranno organizzare le proprie elezioni RSU, non si sa con quali regole e certamente non omogenee per tutte le aree. Unica contraria la Confedir che è riuscita, isolata, soltanto a far spostare la data delle elezioni entro giugno 2014 (art. 9), pena il congelamento dei 25 minuti e 30 secondi attribuiti alle RSA della dirigenza".

Ma all'inganno si è aggiunto il complotto, ordito all'ARAN in una settimana, da chi ha voluto minacciare la vita stesse delle Confederazioni plurali, sconfessando l'atto di indirizzo del Governo o l'ipotesi di CCNQ già sottoscritta per il Comparto, il 24 maggio 2013: il passaggio delle prerogative sindacali dalle Confederazioni alle OO.SS. aderenti (artt. 2 e 4, comma 7), in nome di una possibile accelerazione della contrattazione decentrata che non può riguardare la sola area della dirigenza quando il blocco del contrattazione nazionale riguarda tutti i dipendenti pubblici.

E le Confederazioni plurali, ancorché rappresentative, con esponenti istituzionali al CNEL o al CESE, come la Confedir, come possono essere esercitare il ruolo di parte sociale ai tavoli negoziali nazionali e decentrati, senza distacchi o permessi? Forse si vuole cancellare per contratto quello che è previsto per legge: il soggetto giuridico della Confederazione? Non sarebbe stato meglio, allora, per evitare duplicazioni in termine di permessi e ore, eliminare le Confederazioni che riportano lo stesso nome delle organizzazioni di appartenenza? E perché non vietare alle stesse Confederazioni di rappresentare dirigenti e dipendenti?

Il sindacalismo giallo vorrebbe stravincere, colluso con il potere politico, in un Paese che sembra aver perso la barra del diritto. Forse si comprende perché colpire la sola Confedir, unico soggetto confederale plurale della dirigenza, che negli ultimi mesi ha denunciato, nell'immobilismo delle altre sigle confederali, l'illegittimità del blocco dei contratti, del contributo di solidarietà, della deroga alla stabilizzazione dei precari, della perdita d'acquisto delle pensioni.  

Confedir, pertanto, ricorrerà in tribunale non soltanto perché è stato violato il D.Lgs 165/01, le leggi 367/1958, 929/1965, 300/1970, 881/1977 o i principi ribaditi dalle sentenze della Consulta nn. 975/1988, 103/1989, 30/1990, 482/1995, 231/2013 sulla parità sostanziale di trattamento tra soggetti sindacali, sul diritto all'esercizio delle prerogative sindacali in base e proporzionalmente alla rappresentatività certificata, dalla CEDU e dagli artt. 3, 10, 35, 39, 97 della Costituzione.

La nostra è una battaglia per difendere la dignità e la professionalità della dirigenza pubblica ormai svenduta dagli altri sindacati per un pugno di privilegi.

31 agosto 2013                                                           

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