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mercoledì 28 agosto 2013

Commercio: da inizio anno vendite alimentari a -1,8%. Cedono anche i discount e aumenta il ricorso al "junk food" (+7%)

La Cia-Confederazione italiana agricoltori commenta i dati diffusi dall'Istat: la crisi è sempre più profonda, con i consumi tornati ai livelli di trent'anni fa e ben 16 milioni di famiglie costrette a tagliare quantità e soprattutto qualità del cibo. Giù la spesa per pasta, carne, pesce e ortofrutta.            

Se in Italia piogge e temporali mettono il caldo all'angolo, la temperatura della crisi resta invece "bollente", come dimostra l'andamento delle vendite alimentari che nel primo semestre dell'anno sono crollate dell'1,8 per cento. In particolare a giugno gli acquisti per la tavola sono scesi del 2,9 per cento, con una riduzione drastica non solo nei supermercati (-3,2 per cento) e nei piccoli negozi (-4,5 per cento), ma anche nei discount (-1,3 per cento).

Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati dell'Istat sul commercio al dettaglio.Il cedimento dei discount alimentari, che in questi ultimi mesi di crisi profonda sono stati l'unica alternativa praticabile per il 62 per cento delle famiglie, rende sempre più chiara la gravità della situazione economica attuale -spiega la Cia- con i consumi tornati ai livelli di trent'anni fa e 16 milioni di famiglie costrette a tagliare anche sul cibo, non solo sulla quantità ma anche sulla qualità.Oggi infatti si moltiplicano nelle dispense cibi in scatola e surgelati -osserva la Cia- e si ricorre sempre più spesso al "junk food" (+7 per cento in un anno) a tutto scapito dei prodotti freschi tipici della dieta mediterranea, con il tracollo della spesa per la pasta (-9,3 per cento), per il pesce fresco (-16,6 per cento), per la carne rossa (-4,4 per cento) e per l'ortofrutta (-3,7 per cento).


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