Dopo i gravi fatti
dei giorni scorsi , che hanno visto l’uso di armi chimiche contro la
popolazione si infiamma la politica internazionale. Gli ultimi risvolti
scaturiti dalle ispezioni Onu sedano molti dubbi sul reale utilizzo di gas “Sarin”
contro la popolazione nell'attacco del 21 agosto nella periferia di
Damasco . Nessuno parla di responsabilità ma i fatti sembrano tutti
andare verso una reale responsabilità del governo siriano. Le reazioni del
mondo sono unanimi e la reazione militare sembra inevitabile da Parigi il
presidente Francois Hollande ha detto che il suo
Paese è "pronto a punire" chi si cela dietro gli attacchi chimici, presunti
, che hanno ucciso centinaia di persone
a Damasco, la stessa Francia è stata la prima nazione europea nei mesi
scorsi ha denunciare l’uso di armi chimiche, la Gran Bretagna, nel frattempo,
ha detto che le sue forze armate stanno elaborando piani di emergenza per l’azione
in Siria, e il primo ministro David Cameron ha richiamato il Parlamento dalla
sua pausa estiva per discutere della crisi. Il ministro degli Esteri turco,
Ahmet Davutoglu, ha detto che l'attacco chimico sospetto è un "crimine
contro l'umanità" che "non può restare impunito". Lo stesso
premier è andato oltre ammettendo di dare tutto l’appoggio possibile alla
coalizione internazionale in quanto territorialmente confinante con la siria. L’Italia
rimane cauta è ammette di partecipare all’attacco solo in caso di convergenze
dei 15 Onu, sempre l’Italia aveva dato ad Al-Assad proprio tre anni fa la gran croce
di cavaliere . Obama avvia la scelta militare solo con azione intimidatoria che
dovrebbe durare 3 giorni a partire da giovedì. L’azione si rende necessaria
visto il mancato rispetto della convenzione sull’uso delle armi chimiche
siglato da 188 Paesi secondo Carney.
Unica
voce fuori da coro quella di Putin alleato di ferro di Al-Assad che ha anche
permesso una vera copertura diplomatica per bloccare la visita degli ispettori
Onu in Siria. Il conflitto Siriano secondo la commissione d’inchiesta internazionale indipendente sulla Siria delle Nazioni
Unite,ha provocato dall’inizio del conflitto sia con responsabilità dell’esercito
governativo che dei ribelli, massacri, con ricorso alla tortura e alle armi
chimiche. Le indagini rivelano che è stato soprattutto il regime siriano a
usare armi illegali. Il rapporto, che si può leggere in inglese,
documenta il periodo tra il 15 gennaio e il 15 maggio 2013. Un incredibile
massacro di cui solo oggi ,tutti si sono
accorti, un conflitto che ha ucciso 100.000 persone in 28 mesi e provocato la scomparsa di migliaia di persone rapite
da casa o nei posti di blocco, un nugolo di crimini che vanno dalla tortura al
genocidio di massa. Fatti già denunciati all’Onu da Paulo Sergio Pinheiro. Il conflitto civile siriano ha
avuto come immediata conseguenza, dall’aprile 2011, quella di innescare un
processo di fuga della popolazione verso i Paesi confinanti. Turchia,
Giordania, Libano, Iraq ed Egitto secondo i dati Unhcr a luglio 2013, accolgono
circa 1.800.000 persone. In realtà il numero non tiene conto degli sfollati
interni con cui si arriverebbe alla cifra di 4 milioni di profughi interni al
Paese ed esterni. Si tratta per due terzi di donne e bambini. Gli attacchi
cercheranno di fermare la sofferenza della popolazione sopra valicando gli
interessi nazionali e personali.
Di Maurizio Cirignotta
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