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martedì 27 agosto 2013

Siria, forse attacco coalizione per Giovedì ?

Dopo i gravi fatti dei giorni scorsi , che hanno visto l’uso di armi chimiche contro la popolazione si infiamma la politica internazionale. Gli ultimi risvolti scaturiti dalle ispezioni Onu sedano molti dubbi sul reale utilizzo di gas “Sarin” contro la popolazione  nell'attacco del 21 agosto nella periferia di Damasco . Nessuno parla di responsabilità ma i fatti sembrano tutti andare verso una reale responsabilità del governo siriano. Le reazioni del mondo sono unanimi e la reazione militare sembra inevitabile da Parigi il presidente Francois Hollande ha detto che il suo Paese è "pronto a punire" chi si cela dietro gli attacchi chimici, presunti , che hanno ucciso centinaia di persone  a Damasco, la stessa Francia è stata la prima nazione europea nei mesi scorsi ha denunciare l’uso di armi chimiche, la Gran Bretagna, nel frattempo, ha detto che le sue forze armate stanno elaborando piani di emergenza per l’azione in Siria, e il primo ministro David Cameron ha richiamato il Parlamento dalla sua pausa estiva per discutere della crisi. Il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, ha detto che l'attacco chimico sospetto è un "crimine contro l'umanità" che "non può restare impunito". Lo stesso premier è andato oltre ammettendo di dare tutto l’appoggio possibile alla coalizione internazionale in quanto territorialmente confinante con la siria. L’Italia rimane cauta è ammette di partecipare all’attacco solo in caso di convergenze dei 15 Onu, sempre l’Italia aveva dato ad Al-Assad proprio tre anni fa la gran croce di cavaliere . Obama avvia la scelta militare solo con azione intimidatoria che dovrebbe durare 3 giorni a partire da giovedì. L’azione si rende necessaria visto il mancato rispetto della convenzione sull’uso delle armi chimiche siglato da 188 Paesi secondo Carney.
Unica voce fuori da coro quella di Putin alleato di ferro di Al-Assad che ha anche permesso una vera copertura diplomatica per bloccare la visita degli ispettori Onu in Siria. Il conflitto Siriano secondo la commissione d’inchiesta internazionale indipendente sulla Siria delle Nazioni Unite,ha provocato dall’inizio del conflitto sia con responsabilità dell’esercito governativo che dei ribelli, massacri, con ricorso alla tortura e alle armi chimiche. Le indagini rivelano che è stato soprattutto il regime siriano a usare armi illegali. Il rapporto, che si può leggere in inglese, documenta il periodo tra il 15 gennaio e il 15 maggio 2013. Un incredibile massacro di cui solo oggi ,tutti si  sono accorti, un conflitto che ha ucciso 100.000 persone in 28 mesi e provocato la scomparsa di migliaia di persone rapite da casa o nei posti di blocco, un nugolo di crimini che vanno dalla tortura al genocidio di massa. Fatti già denunciati all’Onu da Paulo Sergio Pinheiro. Il conflitto civile siriano ha avuto come immediata conseguenza, dall’aprile 2011, quella di innescare un processo di fuga della popolazione verso i Paesi confinanti. Turchia, Giordania, Libano, Iraq ed Egitto secondo i dati Unhcr a luglio 2013, accolgono circa 1.800.000 persone. In realtà il numero non tiene conto degli sfollati interni con cui si arriverebbe alla cifra di 4 milioni di profughi interni al Paese ed esterni. Si tratta per due terzi di donne e bambini. Gli attacchi cercheranno di fermare la sofferenza della popolazione sopra valicando gli interessi nazionali e personali.
                                                                                         Di Maurizio Cirignotta

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