Il dibattito sull’abolizione
delle province e la creazione dei liberi consorzi dei comuni che si stà svolgendo attualmente nei vari
comuni della Sicilia, sembrano rappresentare il trampolino di lancio delle
prossime campagne elettorali. Si apre un confronto con i cittadini da parte delle varie forze politiche
che hanno il 19 Marzo 2013 approvato attraverso un maxi emendamento la
creazione in Sicilia dei liberi consorzi dei comuni e delle città metropolitane.
Tutti cercano di portare avanti con paternità la questione che però vede i suoi
albori legislativi nel cardine dello statuto di autonomia Siciliano ,vero protagonista
dell’evento con l’art.lo 15 . La stranezza che l’istituzione dello statuto di
autonomia siciliano fu concesso il 15 maggio 1946 da re Umberto II di Savoia,
ed incardinato nella costituzione (art. 116). Ma non è stato mai applicato fino ai giorni nostri. La Sicilia
ha,infatti, ampia autonomia politica,legislativa oltre che amministrativa e
finanziaria in diversi campi tra questi i beni culturali,
l’agricoltura,l’ambiente, la pesca, gli enti locali, il territorio, il turismo,
la polizia forestale. Nocciolo duro contrastato da sempre dai governi nazionali
visto che la totalità delle imposte riscosse in Sicilia dovrebbe infatti
restare nell'isola. Ai sensi degli articoli 36 e seguenti del proprio Statuto
(Legge Costituzionale n.2 del 26 febbraio 1948), la Regione siciliana è dotata
quindi di completa autonomia sia finanziaria che fiscale. Le province in Sicilia
sono state già commissariate da marzo del 2013 in attesa della formulazione definitiva
della legge entro il 31 dicembre. Dietro le scelte della Sicilia che certo
saranno sovrane in forza dello statuto di autonomia speciale , le mancate
scelte del governo Letta che a livello nazionale non ha ancora messo mano alla
modifica del titolo V° della costituzione. Ma l’Italia attraverso le scelte
della Sicilia, come indica la costituzione ,sarà veramente costruita ancora su
Regioni,Provincie e Comuni? Ad oggi le provincie sono 110 ma il loro numero è
salito nel corso degli anni e specie nel secondo dopoguerra, nel 1946 erano 91
per poi aumentare gradualmente fino ad arrivare nel 2004 a 110 di cui ben 19
provincie con meno di 200 mila abitanti. Un’impalcatura di gestione dello stato
che costa agli italiani 16,5 miliardi di euro ogni anno. Una gestione che grava
sui cittadini per circa 160 euro procapite ,che nel dettaglio sono 178 euro al
centro,164 al nord e 143 euro al Sud. Il finanziamento delle provincie deriva
per buona parte dalle imposte automobilistiche,dalla imposta sulla RC auto ed
altre imposte legate all'auto. Secondo le stime del governo Crocetta la manovra
provincie potrebbe portare nelle casse della regione Siciliana circa 700
milioni di Euro. Gli interessi delle lobby politiche rimangono sempre gli
stesse visto che i rappresentanti dei liberi consorzi dei comuni saranno sempre
scelti dalla governance attuale e non
dai cittadini.
Di Maurizio Cirignotta
Nessun commento:
Posta un commento