Profitto e benessere collettivo: ecco i settori più altruisti dell'economia italiana
Industria meglio dei Servizi, manifattura al primo posto.
Pubblicati i risultati di uno studio sui benefici economici per la collettività generati dalle imprese, al netto delle esternalità ambientali
Riuscire a coniugare secondo una visione integrata redditività aziendale, benefici economico-sociali per la collettività e tutela dell'ambiente è la grande sfida che si pone oggi davanti alle imprese di ogni tipo. Da uno studio che applica l'approccio di analisi benefici-costi, anche in chiave ambientale, ai settori dell'economia italiana, realizzato e illustrato da ECBA project, società specializzata nell'analisi costi-benefici dei progetti d'investimento, emerge infatti che le attività economiche italiane, per ogni euro di profitto, generano mediamente 3,2 euro di benefici per la collettività, al netto delle esternalità ambientali.
Secondo i dati presentati dalla ricerca, l'Industria, che nel 2012 ha contribuito al 24,5% del valore aggiunto delle attività economiche, genera benefici economici netti per la collettività pari a 5,9 euro per ogni euro di profitto, un valore quasi due volte maggiore della media dell'economia nazionale; il comparto dei Servizi invece, che ha contribuito al 73,5% del valore aggiunto, genera benefici economici netti per la collettività pari a 2,8 euro per ogni euro di profitto, collocandosi al di sotto della media nazionale.
Molti dei macro-settori del comparto dei Servizi, come il Commercio, l'Alloggio e ristorazione, l'Informazione, telecomunicazioni e comunicazione, la Finanza o l'Immobiliare, presentano valori di beneficio netto in rapporto ai profitti molto bassi, collocandosi al di sotto della media del comparto. Nonostante il settore immobiliare contribuisca al 14% del valore aggiunto, ad esempio, il suo indice di beneficio netto in rapporto ai profitti è di appena 1,6. Il settore dei Servizi più virtuoso dal punto di vista dei benefici per la collettività è quello denominato "Pubblica amministrazione, istruzione e sanità", un risultato scontato in quanto, comprendendo non solo l'istruzione e la sanità privata ma anche la pubblica amministrazione, i profitti di questo settore hanno un'incidenza marginale sul valore aggiunto.
Per quanto riguarda l'Industria, il macro-settore che si comporta meglio è la manifattura, con un indice di 15,7: nonostante una perdita di valore aggiunto del 3,9% in termini reali nel 2012, la manifattura ha continuato a produrre ingenti benefici per la collettività in rapporto al profitto, e questo anche al netto delle esternalità ambientali.
Questi dati sono stati ottenuti per applicazione dell'indicatore ECBA Project Welfare - Profit Ratio ai dati economici e ambientali resi disponibili dalla contabilità economica nazionale. L'indicatore analizza la struttura settoriale dell'economia nazionale mettendo in rapporto il beneficio economico netto per la collettività di un settore (al netto dei costi esterni sanitari e ambientali del settore) con il "risultato netto di gestione", ovvero la componente del valore aggiunto di settore riguardante la remunerazione del capitale, al netto degli ammortamenti.
Andrea Molocchi, partner di ECBA Project, dichiara: "ECBA Project ha sviluppato un insieme coerente di indicatori per analizzare le tre dimensioni principali dello sviluppo sostenibile: quella ambientale, sociale ed economico-finanziaria. Con tali indicatori è possibile rendere operativo il concetto di sviluppo sostenibile per le imprese, che possono finalmente disporre di un metro per misurare la propria performance di sviluppo sostenibile e di confrontarla col benchmark di settore".
Donatello Aspromonte, co-autore dello studio e partner di ECBA Project, dichiara: "conoscere nel dettaglio le performance di sostenibilità economiche, sociali ed ambientali dei settori dell'economia italiana risulta indispensabile, soprattutto per stimolare una riflessione sulle nuove politiche di sviluppo; per comprendere l'eterogeneità che caratterizza il sistema produttivo nazionale basti pensare che il 90% dei redditi da lavoro dipendente in Italia è generato da attività economiche che determinano il 40% delle esternalità ambientali complessive. Questo significa che un insieme ristretto di settori, che contribuiscono per appena il 10% di redditi da lavoro dipendente, provoca il 60% delle esternalità complessive".
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