La soppressione delle Provincie
in Sicilia diventa un vero toto voto nell’aula dell’ars, tra gli
emendamenti Killer quelli del deputato
Giuseppe Milazzo ex PDL che ha chiesto ed
ottenuto dall’aula la riduzione della proroga del mandato degli attuali commissari
a due mesi rispetto ai sei mesi richiesti. L’art.lo 1 del DDL inizia bene il suo percorso in aula con la
prima bocciatura. Una condizione che pone la Sicilia davanti al possibile
baratro di nuove elezioni provinciali in primavera e nuove spese a carico dei
cittadini. La Partita è finita 33 a 31 a favore dell’opposizione con l’inciucio
di possibili franchi tiratori che hanno virato contro il governo Crocetta. Una
legge che secondo le aspettative doveva essere presentata e votata entro il 31
dicembre 2013 ma che sembra non piacere ai poteri forti di ambedue gli
schieramenti legati da sempre alle poltrone ed ai soldi di palazzo. Una
sconfitta per tutta quella politica che spera nella soppressione di enti
inutili e nella riduzione di spese milionarie, sembra infatti che la spending
review interessi solo fatti e benefici legati al popolo. I tempi stringono e
per ricucire lo strappo restano solo 45 giorni utili al voto del Ddl in aula
nel frattempo i commissari sono tutti dimissionari e si mantengono solo fino al
15 febbraio 2014. Tempi duri per il decreto di giunta regionale del 4 Marzo
2013 dove il Presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, chiedeva
l’abolizione delle province e l’applicazione dell’art.lo 15 dello Statuto di
Autonomia Siciliano. La nuova norma Siciliana nel suo intento dovrebbe far
risparmiare alla Sicilia 700 milioni di euro. Un gap normativo costituzionale
che basa le sue fondamenta anche nella impossibilità del Governo Letta ad
operare sul titolo 5° della costituzione, levando definitivamente la famosa
parola “provincie” dalla organizzazione politica ed amministrativa dello stato italiano. La
Sicilia ed i Siciliani in tal senso ci hanno provato fin dal 1946 con lo stesso
statuto che a suo tempo era un’evento pattizio tra la Sicilia ed il Regno d’italia.Un
seguito storico rappresentato dall'annessione dello Statuto anche alla
costituente Italia con legge costituzionale del 26 febbraio 1948 n° 2. Un
traguardo importante per i Siciliani che però non hanno mai potuto applicarlo,
per colpa della stessa politica che oggi chiede consensi. Ben 43 articoli modulati
e scritti per meglio operare. Gli scontri in merito con lo stesso stato
Italiano hanno da sempre bloccato l'art. 15 che fin dalle sue origini
presupponeva ed in maniera lungimirante l'abolizione delle provincie. Tra gli
atti più brutti dello stato la dichiarazione di incostituzionalità
dell'articolo ,quando a suo tempo fù emanata la legge regionale del 24 febbraio
1951. La proposta di eliminare, a questo punto, anche il carrozzone delle
regioni con la modifica dell’art.lo 5° della costituzione e con un accorpamento in sole tre aree in
italiane non è fuori da ogni ragione visti i comportamenti dei politici
siciliani in circa 60 anni di governo regionale.
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