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giovedì 20 febbraio 2014

Mafia, Cia: agroalimentare sotto tiro, nel settore le infiltrazioni criminali generano oltre 240 reati al giorno

La Cia plaude all’operazione della Dia a Palermo sulle attività facenti capo al clan Galatolo legate al mercato ortofrutticolo e al suo indotto: la malavita organizzata cerca di accrescere i propri affari illeciti esercitando il controllo in tutta la filiera agroalimentare, dai campi all’intermediazione dei prodotti fino alla tavola.

 

La piovra della criminalità organizzata allunga sempre di più i tentacoli su tutta la filiera agroalimentare, partendo dall’accaparramento dei terreni agricoli, l’intermediazione dei prodotti, il trasporto e lo stoccaggio fino all’acquisto e all’investimento in bar, ristoranti e centri commerciali. Nel settore ormai le infiltrazioni delle mafie producono oltre 240 reati al giorno e, dal campo alla tavola, generano un giro d’affari stimato in 15,5 miliardi di euro. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, plaudendo all’operazione condotta dalla Dia di Palermo che ha portato alla luce illecite attività economiche dell’organizzazione mafiosa del clan dei Galatolo, legate al mercato ortofrutticolo e al suo indotto.


La criminalità organizzata non si limita a esercitare un controllo sul territorio -spiega la Cia- ma è interessata a fare nuovi guadagni, a far fruttare i patrimoni, conquistando quei comparti “anticrisi” che si stanno dimostrando sempre più determinanti per l’economia nazionale, com’è appunto l’agroalimentare.

Ma gli effetti sono devastanti, perché questa presenza mafiosa “strozza” il mercato, distrugge la concorrenza e instaura un “controllo” basato su paura e coercizione -continua la Cia-. Le organizzazioni criminali, infatti, impongono i prezzi d’acquisto agli agricoltori, controllano la manovalanza degli immigrati con il caporalato, decidono i costi logistici e di transazione economica, utilizzano proprie ditte di trasporto, possiedono società di facchinaggio per il carico e scarico e arrivano anche alla tavola degli italiani, mettendo a rischio la salute dei cittadini, con l’ingresso nella Gdo e nella ristorazione.

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