Scendono ad appena 27 i Paesi che nel mondo hanno coltivato biotech nel 2013 per un totale di 175 milioni di ettari concentrati però soprattutto negli Stati Uniti (70.1 milioni di ettari), in Brasile (37 milioni in Brasile), 24,4 milioni (Argentina) e Canada (11 milioni), ma anche in Cina e nei Paesi di via di Sviluppo sotto il pressing delle multinazionali. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati dell’International Service for the Acquisition of Agri-Biotech Applications (ISAAA) dal quale si evidenzia il calo rispetto al 2012 in cui erano 28 i Paesi a coltivare biotech. In coda alla classifica l’Unione Europea dove - sottolinea la Coldiretti - nonostante l’azione delle lobbies che producono ogm, nel 2013 sono rimasti solo cinque, sui ventotto, i paesi a coltivare Ogm (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania), con appena 148mila ettari di mais transgenico MON810 piantati nel 2013, la quasi totalità in Spagna (136.962 ettari). Il livello di scetticismo dei cittadini rimane elevato nonostante – sostiene la Coldiretti - il rincorrersi di notizie miracolistiche sugli effetti benefici delle nuove modificazioni genetiche effettuate su animali e vegetali in laboratorio (dalla mela che non annerisce al pomodoro viola contro le infiammazioni, dal supersalmone ad accrescimento rapido al riso ipervitaminico, dalle patate fritte superesistenti ai parassiti, fino al latte materno da mucche transgeniche). La realtà che emerge da rapporto - conclude la Coldiretti - è infatti che sostanzialmente gli OGM in commercio riguardano pochissimi prodotti (mais, soia e cotone) e sono diffusi nell’interesse di poche multinazionali senza benefici riscontrabili dai cittadini.
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