Centuripe 1951. Secondo da destra, il sig. Antonino Biondi |
L'Ibam-Cnr
attribuisce ad Antonino Biondi di Centuripe alcuni vasi
e terrecotte del Museo di Archeologia dell’Università di
Catania. È lo stesso autore di ritratti ellenistici
donati al Duce.
I sospetti degli studiosi
sull’autenticità di altre opere di musei nazionali ed
esteri e di collezioni private
Uno studio dell’Istituto per i beni
archeologici e monumentali del Consiglio nazionale delle
ricerche (Ibam–Cnr) ha svelato l’identità del
falsario di alcuni vasi e terrecotte del Museo di
Archeologia dell’Università di Catania, avanzando sospetti
sull’autenticità di altre opere ospitate in vari musei
nazionali ed esteri e in collezioni private.
Schizzo da un taccuino
del falsario A. Biondi e particolare di un tondo, falso,
del Museo Arch. Nazionale di Napoli. Si notino le
evidenti corrispondenze grafiche
|
Secondo i
ricercatori si tratta di Antonino Biondi, lo stesso autore
che riprodusse sette ritratti policromi di stile
ellenistico, donati a Mussolini nel 1939.
“In vista
della pubblicazione della collezione del Museo
archeologico dell’Università di Catania, Giacomo Biondi,
archeologo classico dell’Ibam–Cnr che coordina lo studio,
ha avviato una campagna di analisi con metodologie non
distruttive (Xrd e Pixe-alpha) su alcune opere”, spiega
Daniele Malfitana, direttore dell’Istituto.
“Contemporaneamente, Edoardo Tortorici dell’Università, in
collaborazione con Graziella Buscemi, ha studiato il
carteggio tra gli archeologi dell’epoca in contatto con
Centuripe, cittadina siciliana sede in quegli anni di
un’agguerrita ‘scuola’ di falsari: provvidenziale si è
rivelato il taccuino di Biondi, noto falsario-ricettatore
sul quale sin dall’inizio delle ricerche ricadevano i
maggiori sospetti. In alcuni schizzi, infatti, si
riconosce la mano che ingannò il responsabile della
collezione catanese e addirittura Benito Mussolini”.
I ritratti
dipinti su tondi in terracotta furono infatti
personalmente consegnati al Duce da un non disinteressato
mecenate che li aveva acquistati per una somma
considerevole sul mercato antiquario, dietro
intermediazione e consulenza del senatore Pietro Fedele,
presidente del Poligrafico dello Stato e della Consulta
Araldica e accademico dei Lincei.
Afrodite accovacciata.
a) Terracotta del J. Paul Getty Museum di Los Angeles.
b
e c) Esemplari prodotti da A. Biondi d) L’esemplare
originale in una foto d’epoca.
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Nel 1939 furono poi
donati, con un’apposita cerimonia, dal ministro
all’Educazione nazionale Giuseppe Bottai al Museo di
Napoli, ritenuta degna sede delle nuove acquisizioni.
Dopo
la pubblicazione delle opere nella serie dei ‘Monumenti
della pittura antica scoperti in Italia’, nel 1940, uno
studioso ne mise però in dubbio l’autenticità causando una
vivace disputa accademica, chiusa dalle successive analisi
chimico-fisiche che appurarono la modernità dei ritratti,
verosimilmente dipinti su supporti antichi e provenienti
dall’ambiente centuripino.
a e b) Terrecotte del
Museo di Leida.
c) Esemplare ricavato da un surmoulage di
A. Biondi con testa non pertinente |
Uno dei due tondi donati a Mussolini |
Ora è stato
scoperto un altro ‘colpo’ dell’abile contraffattore. “Le
analisi chimiche e fisiche hanno inoltre permesso di
distinguere pigmenti antichi e moderni, difficili da
individuare in ritocchi e integrazioni di pitture
originali con un semplice esame autoptico”, prosegue
Malfitana.
“L’esame dell’epistolario dei collezionisti
Paolo Orsi e Guido Libertini ha consentito di ricostruire
alcuni retroscena del periodo, in cui nuove leggi
vietarono scavi e compravendita di materiali da parte di
privati, leciti fino ad allora”.
Grazie a
indagini in loco, infine, sono state rintracciate statuine
in terracotta ricavate da matrici appartenute allo stesso
Biondi e usate dai discendenti per produrre lecitamente
copie destinate ad appassionati e turisti.
Uno dei tondi donati a Mussolini. |
“L’esame delle
repliche moderne di statuette fittili ellenistiche,
conosciute anche grazie a foto d’epoca, ha permesso di
risalire al falsario-ricettatore, il quale, una volta
venduta l’opera originale, smerciava vari falsi ricavati
con la tecnica del surmoulage”,
conclude Malfitana.
“Il caso più emblematico è una
maschera di sileno, autentica, venduta negli anni ’30 al
Museo archeologico di Siracusa.
Una replica è esposta nel
Museo di Centuripe, che la acquistò negli stessi anni e
altre prodotte lecitamente circolano ancora”.
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