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martedì 3 giugno 2014

Lavoro, Cia: calo dei consumi e anomalie climatiche invertono la rotta dell'occupazione in agricoltura. Nel I trimestre -4,6%

La Cia commenta i dati Istat relativi ai primi tre mesi del 2014: la finta primavera tra febbraio e marzo intervallata da piogge e temporali violenti, insieme alla persistente flessione degli acquisti alimentari, si sono abbattute sulle aziende del settore primario, con conseguenze dirette sulla manodopera agricola. Servono subito provvedimenti che, agevolando le imprese dal punto di vista dei costi, inneschino nuova occupazione, partendo dai giovani. 

 

Le anomalie del clima, insieme alla flessione dei consumi alimentari, invertono il trend dell'occupazione in agricoltura nel primo trimestre dell'anno, che registra un calo complessivo del 4,6 per cento. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati Istat diffusi oggi.


Le temperature alte fuori stagione, soprattutto a marzo, hanno accelerato il risveglio vegetativo delle colture dando vita a una finta primavera -ricorda la Cia- ma le hanno rese più vulnerabili ai temporali violenti e alle gelate, compromettendo in parte i raccolti in parte la qualità delle produzioni in campo, con conseguenze dirette sulla manodopera agricola, soprattutto al Nord (-11,8 per cento) e al Sud (-6,4 per cento). A questo va aggiunto l'impatto sulle aziende del settore, e quindi sui lavoratori, del calo persistente dei consumi alimentari anche nel primo bimestre del 2014 (-1 per cento in volume e -2,3 per cento in valore).


Tuttavia -osserva la Cia- va ricordato che finora l'agricoltura ha "tenuto" dal punto di vista occupazionale nonostante la crisi, dimostrandosi vitale e in grado di difendere i suoi posti di lavoro, creandone di nuovi soprattutto tra i giovani (+5,1 per cento l'aumento dei dipendenti "under 35" nel 2013 in netta controtendenza rispetto all'andamento generale). È per questo che è quanto mai opportuno prendere provvedimenti che agevolino le imprese dal punto di vista fiscale e burocratico, innescando così nuova occupazione tra i giovani, visto che oggi i 15-24enni senza lavoro sfondano il 46 per cento e raggiungono il 61 per cento nel Mezzogiorno.

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