Un poliziesco dalle
tinte oscure ambientato in una Padova avvolta dalla nebbia, come
simbolo della corruzione.
Un nord-est inedito quello
delineato da Ivo Roata nel suo romanzo d'esordio "Occhi diGhiaccio" (Youcanprint, 2013). L'autore, infatti, attraverso
l'espediente dell'indagine poliziesca riesce a ricostruire un quadro
completo della condizione post crisi (siamo nel 2008) in cui versa
quella conosciuta come una delle aree più ricche del paese.
Tra politici collusi,
imprenditori di dubbia onestà e affaristi al soldo dei boss, si
muove ovviamente indisturbato, da più di vent'anni, un serial killer
freddo ed implacabile. Come un "Jack lo squartatore"
moderno, anche il protagonista del romanzo "Occhi di Ghiaccio"
è il frutto di una società in totale declino.
Non si sa se uccide per
denaro o per pura follia, ma è talmente sottile ormai la linea di
demarcazione tra l'uno e l'altra, sembra voler dire l'autore, che non
c'è più tanta possibilità di scelta.
"La vita?
Che vita? In mezzo a gente che mi odia e disprezza e che io odio e
disprezzo",
dichiarerà il misterioso serial killer, una volta difronte all'unico
uomo capace di placare il suo delirio: un commissario non più
giovane ma di grande esperienza; uno di quegli uomini che tutti i
giorni decide volontariamente da che parte stare.
La sua indagine sul killer
dagli "Occhi di Ghiaccio" si trasformerà in dilemma
morale, nell'eterna lotta fra bene e male. Anche se non mancano
quegli elementi tipici del poliziesco all'americana che assumono una
nota ancora più curiosa perché riproposti in salsa padovana.
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