Da un po' di tempo assisto abbastanza divertito a una capillare diffusione di bufale, specialmente attraverso i social network.
Scie chimiche, complotti, fake fotografici o video e incredibili scoperte pseudoscientifiche sono alcuni degli argomenti più gettonati.
E' interessante cercare di capire, anche se in modo un po' scherzoso, come queste cavolate possano avere un seguito così significativo.
La velocità del mezzo
Su Internet si va veloci e si è pagati poco o niente.
Ciò crea in chi vive di contenuti la necessità di generarne molti (a scapito della qualità) e sensazionali.
Da parte dell'utente, poi, data la sovraesposizione alle informazioni, spesso ci si ferma proprio su quelle che paiono più sensazionali, quasi sempre senza verificarne la correttezza e la fonte.
Il desiderio di apparire
Il secondo anello della catena è quello della condivisione: il "passaparola" delle bufale spesso soddisfa il nostro gusto di apparire. Le informazioni sensazionalistiche, che fanno guadagnare (economicamente) chi le crea e distribuisce, spesso ci pongono in evidenza all'interno di una rete di condivisione (social media, blog, ...).
Il "like", la condivisione e il commento sono potenti mezzi per pavoneggiarci su Internet.
Il senso di appartenza
Siamo spesso portati ad accettare qualsiasi tipo di informazione, a patto che arrivi da una fonte che riteniamo vicina al nostro modo di pensare.
In questo modo, sentendoci parte di un gruppo, non sentiamo la necessità di controllare se ciò che ci viene mostrato sia più o meno vero.
E' un atteggiamento vecchio quanto l'umanità: l'appartenza a una religione, per esempio, implica quasi sempre l'accettazione del dogma.
Il desiderio di contraddire
A volte la Rete amplifica alcuni aspetti meno nobili del nostro carattere.
In un'epoca di profonda e diffusa insoddisfazione, per esempio nei confronti della politica tradizionale, siamo disposti a ritenere affidabili e a veicolare informazioni apparentemente "contro".
Il successo di nuovi movimenti politici, che fanno di Internet il loro principale media, pare confermare questa tendenza, che vale anche in altri ambiti (medicina, scienza tradizionale, alimentazione, ...).
Il piacere di essere ingannati
Siamo tutti un po' creduloni e, in fondo, questo ci piace.
Se no come mai esisterebbero (con tanto duraturo successo) le leggende metropolitane, gli aspetti peggiori di alcune religioni, le sette e l'illusionismo?
Il mito accompagna trasversalmente tutta la storia umana, sino dalla preistoria, perchè noi dovremmo sfuggire?
Oggi, però, sono differenti la rapidità e la facilità di propagazione delle bufale, che ci impongono una maggiore attenzione nella verifica di qualsiasi informazione importante.
Giorgio Sitta
Scie chimiche, complotti, fake fotografici o video e incredibili scoperte pseudoscientifiche sono alcuni degli argomenti più gettonati.
E' interessante cercare di capire, anche se in modo un po' scherzoso, come queste cavolate possano avere un seguito così significativo.
La velocità del mezzo
Su Internet si va veloci e si è pagati poco o niente.
Ciò crea in chi vive di contenuti la necessità di generarne molti (a scapito della qualità) e sensazionali.
Da parte dell'utente, poi, data la sovraesposizione alle informazioni, spesso ci si ferma proprio su quelle che paiono più sensazionali, quasi sempre senza verificarne la correttezza e la fonte.
Il desiderio di apparire
Il secondo anello della catena è quello della condivisione: il "passaparola" delle bufale spesso soddisfa il nostro gusto di apparire. Le informazioni sensazionalistiche, che fanno guadagnare (economicamente) chi le crea e distribuisce, spesso ci pongono in evidenza all'interno di una rete di condivisione (social media, blog, ...).
Il "like", la condivisione e il commento sono potenti mezzi per pavoneggiarci su Internet.
Il senso di appartenza
Siamo spesso portati ad accettare qualsiasi tipo di informazione, a patto che arrivi da una fonte che riteniamo vicina al nostro modo di pensare.
In questo modo, sentendoci parte di un gruppo, non sentiamo la necessità di controllare se ciò che ci viene mostrato sia più o meno vero.
E' un atteggiamento vecchio quanto l'umanità: l'appartenza a una religione, per esempio, implica quasi sempre l'accettazione del dogma.
Il desiderio di contraddire
A volte la Rete amplifica alcuni aspetti meno nobili del nostro carattere.
In un'epoca di profonda e diffusa insoddisfazione, per esempio nei confronti della politica tradizionale, siamo disposti a ritenere affidabili e a veicolare informazioni apparentemente "contro".
Il successo di nuovi movimenti politici, che fanno di Internet il loro principale media, pare confermare questa tendenza, che vale anche in altri ambiti (medicina, scienza tradizionale, alimentazione, ...).
Il piacere di essere ingannati
Siamo tutti un po' creduloni e, in fondo, questo ci piace.
Se no come mai esisterebbero (con tanto duraturo successo) le leggende metropolitane, gli aspetti peggiori di alcune religioni, le sette e l'illusionismo?
Il mito accompagna trasversalmente tutta la storia umana, sino dalla preistoria, perchè noi dovremmo sfuggire?
Oggi, però, sono differenti la rapidità e la facilità di propagazione delle bufale, che ci impongono una maggiore attenzione nella verifica di qualsiasi informazione importante.
Giorgio Sitta
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