Biografia di Indro Montanelli di Giancarlo Mazzuca, direttore de Il Giorno
UN GRANDE GIORNALISTA CONSERVATORE LIBERO INDIPENDENTE
Benito Sicchiero
In un'epoca di informazione unica – chè tale appare al profano che non ha la possibilità di individuare le poche voci dissenzienti – giunge quanto mai opportuno l'omaggio a un grande, libero giornalista indipendente. E' la biografia "Indro Montanelli, uno straniero in patria", prefazione di Roberto Gervaso (Cairo editore, pagg. 156, euro 14) scritta da un suo allievo prima al Corriere, poi al Giornale e a La Voce, Giancarlo Mazzuca, quasi 48 anni di carriera nella carta stampata, salvo una legislatura come parlamentare, ora direttore del Giorno.
Già nel titolo stesso Mazzuca sottolinea la differenza morale e culturale di Montanelli rispetto alla grande maggioranza dei suoi compatrioti: un esempio, afferma, per tutti i giornalisti, vero testimone del secolo breve. Abissinia, Spagna, Francia, Stati Uniti, il comunismo e l'Unione Sovietica, l'Italia del fascismo e della ricostruzione: fatti e figure epocali divulgati nella sua famosa e monumentale Storia d'Italia scritta con la collaborazione di Roberto Gervaso prima e di Mario Cervi poi, oltre un milione di copie vendute, con la quale cercò di ricordare agli italiani le loro passate grandezze e i loro abissali errori.
Con un mosaico di aneddoti raccolti dalla conoscenza personale e dai ricordi di amici e colleghi, Mazzuca dipinge una figura complessa e talvolta solo in apparenza contraddittoria. Valga per tutti l'avventura de La Voce – di cui ricorrono i vent'anni dalla chiusura - fondata nel 1994 quando, a 85 anni, decise di lasciare Il Giornale (che pure aveva fondato lasciando il Corriere della Sera) lamentando pesanti ingerenze addebitate all'editore Silvio Berlusconi in procinto di presentarsi alle elezioni politiche. Assieme a lui, anzi qualcuno dice decisivo nella scelta, Federico Orlando, storico vicedirettore del Giornale a fianco di Montanelli, e tre quarti della redazione tra cui lo stesso Mazzuca e Molossi, Bacialli, Travaglio, Granzotto, Cervi. Con questo gesto Montanelli e Orlando e parecchi altri intesero riaffermare la loro libertà e indipendenza giornalistica, e le loro posizioni conservatrici e liberali – ricordiamo che Indro subì un attentato delle Brigate Rosse che lo accusavano di essere un "nemico del popolo asservito ai padroni" - di una tradizione della destra italiana che non voleva identificarsi con quella emersa dai risultati elettorali.
Ha scritto Gennaro Malgieri: "È venuto fuori un libro godibilissimo, raffinato, soprattutto umano che smentisce il presunto cinismo del grande giornalista la cui esistenza avventurosa –- guerre, esili forzati, amori impossibili e passioni intensamente vissute, figli attribuiti e forse riconosciuti, tormenti esistenziali e depressioni apocalittiche, giornali amati, lasciati, inventati ed una rincorsa finale verso lo sconosciuto Dio - risalta dalle pagine di Mazzuca come quella di laico "eroe" votato alla causa della verità e della libertà. Quanti lo avrebbero fatto sfidando potentati ed incomprensioni? Lo "straniero in patria" aveva in uggia il conformismo e per quanto gli costasse apparire come un bastian contrario in servizio permanente effettivo, non poteva rinunciare a se stesso per compiacere un establishment che non gli piaceva per niente. Come non piaceva a Longanesi, a Prezzolini, Ansaldo e ad altri (pochi) conservatori, che non a caso gli furono amici e "maestri" (per sua stessa ammissione)".
foto : Achille Colombo Clerici Presidente IEA con Giancarlo Mazzuca
UN GRANDE GIORNALISTA CONSERVATORE LIBERO INDIPENDENTE
Benito Sicchiero
In un'epoca di informazione unica – chè tale appare al profano che non ha la possibilità di individuare le poche voci dissenzienti – giunge quanto mai opportuno l'omaggio a un grande, libero giornalista indipendente. E' la biografia "Indro Montanelli, uno straniero in patria", prefazione di Roberto Gervaso (Cairo editore, pagg. 156, euro 14) scritta da un suo allievo prima al Corriere, poi al Giornale e a La Voce, Giancarlo Mazzuca, quasi 48 anni di carriera nella carta stampata, salvo una legislatura come parlamentare, ora direttore del Giorno.
Già nel titolo stesso Mazzuca sottolinea la differenza morale e culturale di Montanelli rispetto alla grande maggioranza dei suoi compatrioti: un esempio, afferma, per tutti i giornalisti, vero testimone del secolo breve. Abissinia, Spagna, Francia, Stati Uniti, il comunismo e l'Unione Sovietica, l'Italia del fascismo e della ricostruzione: fatti e figure epocali divulgati nella sua famosa e monumentale Storia d'Italia scritta con la collaborazione di Roberto Gervaso prima e di Mario Cervi poi, oltre un milione di copie vendute, con la quale cercò di ricordare agli italiani le loro passate grandezze e i loro abissali errori.
Con un mosaico di aneddoti raccolti dalla conoscenza personale e dai ricordi di amici e colleghi, Mazzuca dipinge una figura complessa e talvolta solo in apparenza contraddittoria. Valga per tutti l'avventura de La Voce – di cui ricorrono i vent'anni dalla chiusura - fondata nel 1994 quando, a 85 anni, decise di lasciare Il Giornale (che pure aveva fondato lasciando il Corriere della Sera) lamentando pesanti ingerenze addebitate all'editore Silvio Berlusconi in procinto di presentarsi alle elezioni politiche. Assieme a lui, anzi qualcuno dice decisivo nella scelta, Federico Orlando, storico vicedirettore del Giornale a fianco di Montanelli, e tre quarti della redazione tra cui lo stesso Mazzuca e Molossi, Bacialli, Travaglio, Granzotto, Cervi. Con questo gesto Montanelli e Orlando e parecchi altri intesero riaffermare la loro libertà e indipendenza giornalistica, e le loro posizioni conservatrici e liberali – ricordiamo che Indro subì un attentato delle Brigate Rosse che lo accusavano di essere un "nemico del popolo asservito ai padroni" - di una tradizione della destra italiana che non voleva identificarsi con quella emersa dai risultati elettorali.
Ha scritto Gennaro Malgieri: "È venuto fuori un libro godibilissimo, raffinato, soprattutto umano che smentisce il presunto cinismo del grande giornalista la cui esistenza avventurosa –- guerre, esili forzati, amori impossibili e passioni intensamente vissute, figli attribuiti e forse riconosciuti, tormenti esistenziali e depressioni apocalittiche, giornali amati, lasciati, inventati ed una rincorsa finale verso lo sconosciuto Dio - risalta dalle pagine di Mazzuca come quella di laico "eroe" votato alla causa della verità e della libertà. Quanti lo avrebbero fatto sfidando potentati ed incomprensioni? Lo "straniero in patria" aveva in uggia il conformismo e per quanto gli costasse apparire come un bastian contrario in servizio permanente effettivo, non poteva rinunciare a se stesso per compiacere un establishment che non gli piaceva per niente. Come non piaceva a Longanesi, a Prezzolini, Ansaldo e ad altri (pochi) conservatori, che non a caso gli furono amici e "maestri" (per sua stessa ammissione)".
foto : Achille Colombo Clerici Presidente IEA con Giancarlo Mazzuca
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