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martedì 5 maggio 2015

Innovazione nelle aziende: 10 sprechi e 4 modelli per evitarli. La ricerca dell'Osservatorio GeCo Politecnico di Milano

Osservatorio GeCo – Gestione dei Processi Collaborativi di Progettazione

Per far fronte a una competizione sempre più globale nei mercati, le aziende italiane devono gestire in modo più efficiente i processi di innovazione, sviluppo e progettazione. Gli ostacoli da superare non mancano. 

I 10 sprechi più frequenti nella progettazione

Nella classifica degli sprechi più frequenti, le modifiche dovute a cambiamenti di priorità conquistato il primo posto; al secondo posto, la mancanza di attività che permettano ai neoassunti di allinearsi; al terzo, l'aver creato progetti su dati che si sono rivelati non corretti o incompleti. 

Lo spreco ritenuto più inevitabile è proprio la scoperta dei dati errati, mentre quello cui è più facile porre rimedio, secondo le aziende, è l'assenza di firme e autorizzazioni.

Quattro modelli di innovazione permettono di fronteggiarli.


Milano, 05 maggio 2014 – Sprechi di tempo, di conoscenza e di risorse frenano l'innovazione, lo sviluppo e la progettazione in grado di far competere le PMI e le grandi aziende italiane sui mercati internazionali.

"Il 91% delle realtà intervistate riscontra spesso o talvolta una perdita di tempo nelle modifiche ai progetti dovute ai cambiamenti nelle priorità, l'83% riscontrano assenza di strumenti per far recuperare la conoscenza pregressa ai nuovi assunti e il 78% si ritrova a dover rifare i progetti dopo aver riscontrato inesattezze nei dati di partenza" afferma Monica Rossi, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio GeCo. "Le conseguenze? Per il 95% delle imprese intervistate sono le troppe e continue richieste di modifica, per l'88% il sovraccarico dei progettisti e per il 72% lo sforamento dei costi dei progetti".

È quanto emerge dalla fotografia scattata dall'Osservatorio Osservatorio GeCo – Gestione dei Processi Collaborativi di Progettazione - della School of Management del Politecnico di Milano* in occasione del Convegno “A ciascuno il suo: ingredienti e ricette per innovare.

La ricerca ha preso in analisi un campione rappresentativo del panorama industriale italiano, costituito da circa 400 imprese di 4 macro-settori industriali: Meccanica, Componentistica e Impiantistica, Elettrica ed Elettrodomestici, Elettronica e Telecomunicazioni, Altri settori come Chimica, Alimentare, Tessile e Moda.
 
Dall'analisi sono emersi i 10 sprechi più ricorrenti nei processi di innovazione e progettazione e quattro modelli di innovazioni che forniscono le ricette per affrontarli e superarli.

Al primo posto della top 10 degli sprechi si classifica la necessità di spendere del tempo per modifiche e revisioni, dovute a cambiamenti nelle priorità, nei dati, nei requisiti: il 91% delle aziende lo riscontra spesso o talvolta al suo interno.
 
Per l'83% lo spreco risiede nel fatto che i nuovi assunti spendono molto tempo per allinearsi alla conoscenza pregressa e non hanno a disposizione sistemi, strumenti e attività che li supportino in questo recupero di conoscenza.
 
Per il 78% delle aziende, invece, è necessario rifare progetti (o una parte di essi) dopo aver scoperto di aver lavorato con dati rivelatisi, successivamente, non corretti o incompleti.
 
Alla base del podio, lo spreco del tempo passato a inserire informazioni del progetto in più sistemi informativi, transcodificando manualmente dati e codici: è stato riscontrato dal 72% delle aziende.
 
Chiude la top 5, con una presenza nel 70% delle aziende, lo spreco di risorse derivante dalla sovra-progettazione di prodotto, con conseguente crescita dei costi di sviluppo.
 
E mentre il 67% delle aziende si ritrova spesso o talvolta ad aver immesso nel mercato prodotti difettosi che necessitano di ulteriori interventi di riparazione, il 59% riscontra due diversi sprechi: la realizzazione di progetti che non arrivano sul mercato e la necessità di rifare progetti già sviluppati ma dei quali non è stata recuperata la conoscenza pregressa.
 
Chiudono la top 10, lo spreco di conoscenza legato all'avere progettato, nel prodotto, funzionalità non richieste dal mercato (riscontrato dal 55% delle aziende) e lo spreco di tempo derivante dalla mancanza di firme o autorizzazione dei responsabili che fanno "da tappo" (rilevato dal 46% delle realtà esaminate). 

Gli sprechi sono in maggioranza considerati facilmente evitabili, anche se si presentano con frequenza” aggiunge Sergio Terzi, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio GeCo. "In particolare sono ritenuti facilmente rimediabili l'attesa per firme e autorizzazioni, l'aver rifatto un progetto già sviluppato senza aver recuperato la conoscenza e le "sovra-progettazioni" che alzano i costi di sviluppo. Mentre vengono quasi percepiti come "fatalistici" e quindi difficilmente evitabili le modifiche legate a cambiamenti nelle priorità e nei dati, il rifacimento di progetti per dati rivelatisi non corretti e l'abbandono di un progetto non arrivato sul mercato". 

Nella Top 5 dei problemi generati da questi sprechi figurano così, per il 95% delle aziende, le troppe richieste di modifica dei progetti; per l'88%, un sovraccarico dei progettisti; per l'84%, lo sforamento dei costi stimati. Il superamento dei tempi stimati è invece un problema per il 73% delle aziende, mentre il troppo tempo speso in documentazione dei progettisti è stato riscontrato dal 67% delle realtà. 
Tra le ricette per poter ordinare la progettazione in azienda verso le riduzioni degli sprechi e la crescita della competitività, l'Osservatorio GeCo ha identificato 4 modelli di innovazione già avviati dalle realtà analizzate e a cui ogni azienda può ispirarsi.

"Il modello di progettazione orientata al cliente consente di essere competitivi nei costi e nelle tempistiche e maggiormente orientati alla customizzazione, con tempestività, puntualità e qualità al di sopra dei propri competitor" afferma Monica Rossi. "Un secondo modello emerso è quello basato su un approccio formale e pianificato alla creazione, con rilevazioni di performance e un aggiornamento costante scritto dei progetti: consente risparmi di costi e tempi e una flessibilità nei progetti, permettendo di avvantaggiarsi sui competitor dal punto di visto dell'innovatività".

Aggiunge Sergio Terzi: "Il modello basato sulla progettazione collaborativa, ovvero sull'esplorazione simultanea collaborativa di diverse alternative progettuali, permette di essere competitivi in flessibilità e costi e di essere superiori ai diretti competitor soprattutto nella tempestività e nella puntualità oltre che nella qualità. Infine, il modello dell'innovazione sostenibile, basato sulla sostenibilità e l'innovazione dei prodotti attraverso l'attenzione alla logistica e alla seconda parte del ciclo di vita del prodotto, permette di essere competitivi nella differenziazione dei prodotti, ottenendo un vantaggio sui competitor per quanto concerne la qualità e la varietà dei prodotti stessi."

Concluce Monica Rossi: "Abbiamo così voluto offrire alle aziende una variegata visione dei modelli adottabili. Ogni impresa è così nella potenziale condizione di creare la propria ricetta di innovazione, combinando ingredienti comuni in modo originale."



*L'edizione 2014-2015 dell'Osservatorio GeCo è realizzata in collaborazione con Dassault Systemes, Holonix, PLM Systems, PRO.FILE, PTC, Università degli Studi Firenze, Università di Roma Tor Vergata, Università del Salento, Università Politecnica delle Marche, Università degli Studi di Bergamo, e grazie al sostegno dei progetti europei Elicit, Diversity, LinkedDesign, Manutelligence.




La School of Management del Politecnico di Milano, con oltre 240 docenti, e circa 80 fra dottorandi e collaboratori alla ricerca, dal 2003 accoglie le attività di ricerca, formazione e alta consulenza, nei campi management, economia e industrial engineering. Fanno parte della Scuola il Dipartimento di Ingegneria Gestionale, le Lauree e il PhD Program di Ingegneria Gestionale e il MIP, la business school del Politecnico di Milano. Nel 2007 ha ricevuto l’accreditamento EQUIS e dal 2009 è nella classifica del Financial Times delle migliori Business School d'Europa; nel Marzo 2013 ha ottenuto il prestigioso accreditamento internazionale da AMBA (Association of MBAs). Gli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano (www.osservatori.net) vogliono offrire una fotografia accurata e continuamente aggiornata sugli impatti che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) hanno in Italia su imprese, pubbliche amministrazioni, filiere, mercati ecc.

Gli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano vogliono offrire una fotografia accurata e continuamente aggiornata sugli impatti che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) hanno in Italia su imprese, pubbliche amministrazioni, filiere, mercati ecc.

Gli Osservatori sono ormai molteplici e affrontano in particolare tutte le tematiche più innovative: Agenda Digitale, Big Data Analytics & Business Intelligence, Canale ICT, Cloud & ICT as a Service, Cloud & ICT nella Pubblica Amministrazione, Collaborative Business Application, Digital Business – Innovation Academy, eCommerce B2c, eGovernment, eProcurement nella PA, Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione, Gestione dei Processi Collaborativi di Progettazione, Gioco Online, HR Innovation Practice, ICT & PMI, ICT & Professionisti, ICT Accessibile e Disabilità, ICT nel Real Estate, Innovazione Digitale in Sanità, Innovazione Digitale nel Retail, Innovazione digitale nelle Utility, Innovazione Digitale nel Turismo, Internet of Things, Intranet Banche, Mobile & App Economy, Mobile Banking, Mobile Enterprise, Mobile Marketing & Service, Mobile Payment & Commerce, Multicanalità, New Media & New Internet, Smart Manufacturing, Smart Working, Startup Digitali, Supply Chain Finance.

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