IL TERREMOTO DEL
FRIULI SEGNA UNA SVOLTA
PER LA SISMOLOGIA
ITALIANA
L’Istituto
Nazionale di Oceanografia e di
Geofisica Sperimentale di Trieste
lo ricorda mercoledì 6 maggio con
una video lezione sulla cultura
della prevenzione
“Il
terremoto che nel 1976 ha colpito il
Friuli Venezia Giulia ha
rappresentato una chiave di volta
per la sismologia in Italia e anche
per la gestione del territorio. Dopo
il terremoto del Friuli è nata,
infatti, la Protezione Civile ed è
iniziata la raccolta sistematica dei
dati, prima a livello regionale e
poi nazionale, e gli esperti di
scienze della terra hanno cominciato
a fare rete per studiare in maniera
globale il fenomeno terremoto”. Lo
afferma Dario
Slejko, sismologo
dell’Istituto Nazionale di
Oceanografia e di Geofisica
Sperimentale (OGS), operativo
all’epoca in cui quella lunga scossa
(durata ben 59 secondi) la sera del
6 maggio 1976 ha fatto tremare il
cuore della regione.
Il
6 maggio 1976 in Friuli la terra
trema.
Alle 21.00 un terremoto di magnitudo
6,4 della
scala Richter, e intensità pari al
IX-X grado
della
scala Mercalli, colpisce un’area di
5.700 chilometri quadrati. 59
tragici secondi dura la scossa
principale. La zona a nord di Udine
è la più colpita: Gemona, Venzone,
Osoppo (solo per citarne alcuni)
subiscono gli effetti più
distruttivi. I danni sono immensi,
stimati per 4.500 miliardi di lire.
989 le vittime. Circa 3.000
i
feriti. Quasi
200.000 persone perdono la casa.
È la
stazione dell’OGS di Trieste a
localizzare principalmente le scosse. Il primo strumento
per lo studio dei terremoti fu
installato infatti nel capoluogo
giuliano nel 1906: e può essere
considerato il primo tassello della rete sismometrica
inaugurata poi dall’OGS il
6 maggio 1977,
esattamente un anno dopo il
terremoto, per seguire la sequenza
sismica ancora in corso e più in
generale documentare la sismicità
regionale.
“Il Centro
di Ricerche Sismologiche
dell’OGS è figlio del terremoto”
afferma Marco
Mucciarelli, direttore del
CRS. “E oggi dispone di una rete per
il monitoraggio sismico dell'Italia
nord-orientale, consente di
individuare le aree sismicamente
attive di FVG, Veneto e provincia di
Trento e fornisce un sistema di
allarme sismico a supporto alla
Protezione Civile regionale.
Il sistema automatico di allerta
oggi funziona in tempi impensabili
39 anni fa: è in grado infatti
di fornire dopo poche decine di
secondi dall’evento
sismico la localizzazione e la
magnitudo alla sala operativa della
Protezione Civile e tutto questo dà
maggiore efficacia ai soccorsi”.
“Oggi
– aggiunge Mucciarelli – non è
possibile prevedere un terremoto,
ma sappiamo prevederne le
conseguenze: studiando la risposta
di terreni ed edifici a una
sollecitazione, sappiamo dire quali
sono le zone più vulnerabili e
questo è molto importante per
mettere in atto azioni efficaci di
prevenzione, concentrando le risorse
dove sono effettivamente necessari
interventi antisismici”.
“Ma
la prevenzione – continua Maria
Cristina Pedicchio, presidente
di OGS – si gioca anche sul fronte
della diffusione ai cittadini delle
buone pratiche di sicurezza. Per
questo, mercoledì
6 maggio l’OGS dà
il via a una serie di eventi per
ricordare il terremoto del
Friuli e diffondere
strategie di riduzione dei rischi
naturali. Fronte sul quale
l’OGS è attivo da anni, nell’ambito
di iniziative finanziate dalla
Protezione Civile Nazionale e dal
Ministero dell’Istruzione,
Università e Ricerca”.
Il
primo incontro dedicato alla
memoria e mirato alla
consapevolezza è una
video lezione, disponibile dalle
ore 9 mercoledì 6 maggio sul
sito dell'Istituto (www.inogs.it) e
qui versoi40anni.wordpress.com. I
sismologi dell'OGS, interagendo
con gli studenti dell'Isis
Malignani di Udine, ricostruiscono
la storia del terremoto di 39 anni
fa e illustrano le strategie da
adottare per ridurre i rischi e
non essere impreparati nei
confronti di un terremoto futuro.
Qui
tutte le iniziative in programma
http://www.ogs.trieste.it/ sites/default/files/locandina_ 0.pdf
OGS
L'Istituto
Nazionale di Oceanografia e di
Geofisica Sperimentale è
un’istituzione scientifica a
vocazione internazionale che trae le
sue origini dalla Scuola
di Astronomia e Navigazione
istituita a Trieste dall’Imperatrice
Maria Teresa d’Austria, nel 1753.
È
un ente pubblico di ricerca che
studia, nelle sue sedi a Trieste e
Udine, la
Terra e le sue risorse,
strutturato in quattro sezioni
attivamente impegnate in ricerca di
base e applicata: oceanografia e
biologia marina, geofisica e
geologia marina, sismologia, geofisica
sperimentale e di esplorazione.
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