Il cambiamento
climatico non è
uguale in tutte le aree della Terra. Esistono ‘punti caldi’ (hot
spot), aree
che si stanno riscaldando più rapidamente di altre, facendo
osservare
variazioni importanti nei valori medi e nella variabilità
inter-annuale di
temperatura e precipitazione. Il recente studio di un gruppo di
ricercatori del
Consiglio nazionale delle ricerche, composto da Marco Turco, Elisa
Palazzi e
Jost von Hardenberg dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del
clima
(Isac-Cnr) di Torino e Antonello Provenzale, direttore
dell'Istituto di
geoscienze e georisorse (Igg-Cnr) di Pisa, ha fornito conferme
sperimentali e
osservative dell'identificazione delle aree più sensibili. La
ricerca è stata
pubblicata sulla rivista Geophysical
Research
Letters della American Geophysical Union.
"Il nostro lavoro,
basato
sull'analisi di archivi pubblici di dati di temperatura e
precipitazioni degli
ultimi sessant'anni (1951-2010), ha dimostrato che le regioni più
sensibili ai
cambiamenti risultano essere in Amazzonia, nel Sahel, nelle aree
tropicali
dell'Africa occidentale, in Indonesia e nella parte orientale
dell'Asia
centrale", afferma Provenzale. "In tutte queste aree identificate
come 'hot spot' sono stati riscontrati cambiamenti congiunti in
molti dei parametri
climatici considerati (temperatura, precipitazione e loro
variabilità),
confermando che queste specifiche regioni sono soggette a
modifiche delle
condizioni climatiche complessive. In generale, tuttavia, quasi
tutte le
regioni del mondo mostrano cambiamenti importanti in almeno alcuni
parametri
climatici. Nel bacino del Mediterraneo, in particolare, la
temperatura media
estiva è cresciuta di circa un grado negli ultimi cinquant'anni,
parallelamente
all'aumento del rischio di onde di calore estive".
I parametri presi in
considerazione sono: temperatura media; precipitazione;
variabilità
inter-annuale di temperatura media e precipitazione; frequenza di
stagioni con
temperatura e precipitazione media più alta delle massime nel
trentennio
precedente; frequenza di stagioni con precipitazione media minore
della minima
media stagionale nel trentennio precedente. I cambiamenti
registrati in tali
parametri possono avere effetti importanti sugli ecosistemi, sulle
produzioni
agricole, sulla disponibilità di risorse idriche, sul rischio
geoidrologico.
“Gli hot spot
identificati sono
in accordo con quelli evidenziati dalle proiezioni fornite dai
modelli del
clima globale, dei quali quindi si conferma la validità”, conclude
Provenzale.
“Ciò indica che il cambiamento globale non è una mera ipotesi
futura, ma un
processo già in corso. L'identificazione delle regioni più
sensibili dovrebbe
stimolare lo sviluppo di strategie internazionali di mitigazione
dei rischi e
di adattamento specificamente pensate".
Didascalia immagine:
Indicazione degli hot spot climatici (in rosso) basata su
sette
indicatori climatici legati alla temperatura, alla
precipitazione e alla loro
variabilità inter-annuale. Il circoletto nero in ogni pixel di
lato 5° indica
che il cambiamento è significativo. Il cambiamento è via via
meno forte per le
aree indicate in arancione, giallo e verde rispettivamente.
Nessun commento:
Posta un commento