In libreria il saggio che racconta le storie dei bambini nati e cresciuti in famiglie di 'ndrangheta come il bambino di 11 anni che da alcune settimane sta facendo tremare i polsi a mafiosi e potenti con i suoi racconti
Un bambino calabrese di 11 anni da alcune settimane sta collaborando con la giustizia e sta svelando quanto di sua conoscenza. Il bambino, infatti, è il figlio di un presunto boss della 'ndrangheta della Piana di Gioia Tauro e con le sue parole, le sue testimonianze, i racconti e i ricordi sta riempiendo verbali davanti al sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giulia Pantano. Secondo quanto appreso la madre del bimbo da alcuni mesi, proprio per salvare lui e il fratello, avrebbe cominciato a collaborare con la giustizia dopo che il marito e padre dell'undicenne è stato arrestato nell'ottobre scorso dai carabinieri nell'ambito dell'operazione chiamata 'Eclissi'.
Nonostante la sua giovane età sa cosa fa un mafioso, sa che un mafioso spara, fa lo spacciatore. Lo sa lui, come lo sanno tutti in paese.
Le sue sono dichiarazioni sconcertanti che stanno scuotendo le coscienze: molte le domande che tutti si stanno ponendo. Come è possibile che un bambino di 11 anni sia a conoscenza della vita criminale della famiglia in modo così approfondito?
Una domanda che tempo fa si è posta anche la giornalista Angela Iantosca che, nel libro "Bambini a metà – i figli della 'ndrangheta" (Perrone Editore) affronta questo tema: quello del rapporto tra l'infanzia e l'Onorata società.
La giornalista, alla sua seconda fatica letteraria, ha avuto modo - nel corso della stesura del suo saggio-inchiesta - di incontrare questi figli della 'ndrangheta, di parlare con loro, di comprendere le loro vite e di capire che per chi nasce e cresce in quelle famiglie non c'è via di scampo, che per chi non ha modo di conoscere una vita alternativa non c'è possibilità di "redenzione". Che se si vuole dar vita al cambiamento è necessario l'intervento di tutti: dello Stato, della società civile, del mondo del volontariato. Che per sperare in un loro cambiamento una via da percorrere è proprio quella intrapresa dal Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria che in queste settimane si sta occupando del caso del bambino di 11 anni e che da qualche tempo ha dato vita al protocollo Liberi di scegliere.
Della 'ndrangheta, degli uomini e delle donne che ne fanno parte si sa molto di più rispetto al passato. Ma c'è una grande lacuna, ieri come oggi, e riguarda i figli. Bambini cresciuti in un clima di violenza, omertà e sopraffazione: uno sfondo costante, un destino già stabilito, al quale difficilmente possono opporsi.
Bambini che invece di giocare vanno a trovare il padre nascosto in un bunker, in vece di sbucciarsi le ginocchia imparano a sparare. Bambini che poi crescono e, a 14 anni, non corteggiano le amiche a scuola, ma vengono affiliati con il rito del battesimo per poter diventare futuri uomini d'onore.
Ma come vivono da giovani mafiosi?
C'è chi è affascinato dal potere, chi cresce convinto che sia la violenza l'arma giusta; ma c'è anche chi rinnega la scia di sangue che il proprio nome si porta dietro.
Come aiutarli?
E' difficile entrare nei loro pensieri, comprenderne le esigenze, intime necessità e desideri inespressi.
Ma una domanda è d'obbligo: se conoscessero un altro modo di crescere cosa accadrebbe? E che cosa è accaduto a chi ci ha provato?
"Bambini a metà - i figli della 'ndangheta" tenta di dare una risposta a questi interrogativi ricostruendo le azioni del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria (che le ha fornito il materiale) in grado, forse, di riacciuffare queste esistenze a metà.
Cuore del libro gli incontri/interviste con Libero, figlio di una famiglia importante della Calabria, che per un anno è stato inserito in un progetto a Messina con Addiopizzo che lo ha portato a sconvolgere i suoi punti di riferimento e a sognare altro per il suo futuro; Aurora che, sottratta alla sua famiglia, ora vive al Nord con una famiglia che la ama; Francesco Rigitano, che ha conosciuto l'Istituto, il carcere e che a 20 anni ha dato vita al cambiamento, creando una comunità per minori nella Locride; i bambini di San Luca e la sua preside coraggiosa che sta tentando di mostrare loro la bellezza; i ragazzi e la preside del Piria di Rosarno; Don Pino De Masi, che opera da sempre nella piana di Gioia Tauro, suor Carolina, ex braccio destro di Don Puglisi che oggi lavora a San Luca, da sempre al fianco di quei bambini, Don Giacomo Panizza, da 40 anni al servizio dei giovani a Lamezia Terme, Don Luigi Ciotti.
Nota biografica
Angela Iantosca è nata a Latina nel 1978. Laureata in Scienze Umanistiche presso l'Università La Sapienza, vive a Roma. Dal 2003 è giornalista e collabora con diverse testate nazionali.
Dopo aver realizzato alcuni servizi per "L'Aria che Tira" in onda su La7, da settembre 2014 a maggio 2015 è inviata de "La Vita in Diretta", in onda su RaiUno.
Ha pubblicato "Onora la madre – storie di 'ndrangheta al femminile" (Rubbettino); il racconto "L'urlo del Leone", nella raccolta "Siria. Scatti e Parole" (Miraggi Edizioni).
Giulio Perrone Editore
Via Squarcialupo, 14
Roma
www.giulioperroneditore.com
Un bambino calabrese di 11 anni da alcune settimane sta collaborando con la giustizia e sta svelando quanto di sua conoscenza. Il bambino, infatti, è il figlio di un presunto boss della 'ndrangheta della Piana di Gioia Tauro e con le sue parole, le sue testimonianze, i racconti e i ricordi sta riempiendo verbali davanti al sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giulia Pantano. Secondo quanto appreso la madre del bimbo da alcuni mesi, proprio per salvare lui e il fratello, avrebbe cominciato a collaborare con la giustizia dopo che il marito e padre dell'undicenne è stato arrestato nell'ottobre scorso dai carabinieri nell'ambito dell'operazione chiamata 'Eclissi'.
Nonostante la sua giovane età sa cosa fa un mafioso, sa che un mafioso spara, fa lo spacciatore. Lo sa lui, come lo sanno tutti in paese.
Le sue sono dichiarazioni sconcertanti che stanno scuotendo le coscienze: molte le domande che tutti si stanno ponendo. Come è possibile che un bambino di 11 anni sia a conoscenza della vita criminale della famiglia in modo così approfondito?
Una domanda che tempo fa si è posta anche la giornalista Angela Iantosca che, nel libro "Bambini a metà – i figli della 'ndrangheta" (Perrone Editore) affronta questo tema: quello del rapporto tra l'infanzia e l'Onorata società.
La giornalista, alla sua seconda fatica letteraria, ha avuto modo - nel corso della stesura del suo saggio-inchiesta - di incontrare questi figli della 'ndrangheta, di parlare con loro, di comprendere le loro vite e di capire che per chi nasce e cresce in quelle famiglie non c'è via di scampo, che per chi non ha modo di conoscere una vita alternativa non c'è possibilità di "redenzione". Che se si vuole dar vita al cambiamento è necessario l'intervento di tutti: dello Stato, della società civile, del mondo del volontariato. Che per sperare in un loro cambiamento una via da percorrere è proprio quella intrapresa dal Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria che in queste settimane si sta occupando del caso del bambino di 11 anni e che da qualche tempo ha dato vita al protocollo Liberi di scegliere.
Della 'ndrangheta, degli uomini e delle donne che ne fanno parte si sa molto di più rispetto al passato. Ma c'è una grande lacuna, ieri come oggi, e riguarda i figli. Bambini cresciuti in un clima di violenza, omertà e sopraffazione: uno sfondo costante, un destino già stabilito, al quale difficilmente possono opporsi.
Bambini che invece di giocare vanno a trovare il padre nascosto in un bunker, in vece di sbucciarsi le ginocchia imparano a sparare. Bambini che poi crescono e, a 14 anni, non corteggiano le amiche a scuola, ma vengono affiliati con il rito del battesimo per poter diventare futuri uomini d'onore.
Ma come vivono da giovani mafiosi?
C'è chi è affascinato dal potere, chi cresce convinto che sia la violenza l'arma giusta; ma c'è anche chi rinnega la scia di sangue che il proprio nome si porta dietro.
Come aiutarli?
E' difficile entrare nei loro pensieri, comprenderne le esigenze, intime necessità e desideri inespressi.
Ma una domanda è d'obbligo: se conoscessero un altro modo di crescere cosa accadrebbe? E che cosa è accaduto a chi ci ha provato?
"Bambini a metà - i figli della 'ndangheta" tenta di dare una risposta a questi interrogativi ricostruendo le azioni del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria (che le ha fornito il materiale) in grado, forse, di riacciuffare queste esistenze a metà.
Cuore del libro gli incontri/interviste con Libero, figlio di una famiglia importante della Calabria, che per un anno è stato inserito in un progetto a Messina con Addiopizzo che lo ha portato a sconvolgere i suoi punti di riferimento e a sognare altro per il suo futuro; Aurora che, sottratta alla sua famiglia, ora vive al Nord con una famiglia che la ama; Francesco Rigitano, che ha conosciuto l'Istituto, il carcere e che a 20 anni ha dato vita al cambiamento, creando una comunità per minori nella Locride; i bambini di San Luca e la sua preside coraggiosa che sta tentando di mostrare loro la bellezza; i ragazzi e la preside del Piria di Rosarno; Don Pino De Masi, che opera da sempre nella piana di Gioia Tauro, suor Carolina, ex braccio destro di Don Puglisi che oggi lavora a San Luca, da sempre al fianco di quei bambini, Don Giacomo Panizza, da 40 anni al servizio dei giovani a Lamezia Terme, Don Luigi Ciotti.
Nota biografica
Angela Iantosca è nata a Latina nel 1978. Laureata in Scienze Umanistiche presso l'Università La Sapienza, vive a Roma. Dal 2003 è giornalista e collabora con diverse testate nazionali.
Dopo aver realizzato alcuni servizi per "L'Aria che Tira" in onda su La7, da settembre 2014 a maggio 2015 è inviata de "La Vita in Diretta", in onda su RaiUno.
Ha pubblicato "Onora la madre – storie di 'ndrangheta al femminile" (Rubbettino); il racconto "L'urlo del Leone", nella raccolta "Siria. Scatti e Parole" (Miraggi Edizioni).
Giulio Perrone Editore
Via Squarcialupo, 14
Roma
www.giulioperroneditore.com
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