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mercoledì 9 dicembre 2015

Naufragi Mar Egeo: Save the Children, intere famiglie che cercano salvezza in Europa costrette ad affrontare un nuovo rischio di morte in mare

“La terribile morte in mare nelle ultime ore di almeno 12 bambini che cercavano di raggiungere la Grecia ci ricorda drammaticamente la presenza sempre numerosa di interi nuclei familiari che fuggono dai conflitti per cercare di salvare i loro bambini,” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children. “E’ evidente a tutti che non siamo davanti alla migrazione di singoli adulti che lasciano il loro paese in cerca di migliori opportunità di lavoro o condizioni di vita, ma di una fuga senza alternative, se non quella di affrontare di nuovo il rischio di morte, questa volta in mare. A tre mesi dalla tragica morte di Aylan Kurdi che aveva commosso il mondo, poco o nulla è cambiato e non esiste a tutt’oggi alcuna possibilità di affrontare in modo legale e sicuro il viaggio verso la salvezza in Europa.”

“Solo nel 2015, più di 3.500 rifugiati, tra cui molti bambini, hanno perso la vita in mare cercando di raggiungere l’Europa, e con le condizioni climatiche che peggiorano con l’inverno, il rischio aumenta di giorno in giorno. Chiediamo ai governi europei di intraprendere subito un’azione concreta perché si possano evitare nuove morti inaccettabili come queste, attivando senza ulteriori ritardi dei programmi di resettlement o altri canali di accesso sicuro per i profughi. Chiediamo inoltre che tutto il sistema di accoglienza per i migranti in transito, considerando anche il freddo invernale, tenga conto del grande numero di bambini, garantendo loro tutto l’essenziale per la sopravvivenza in ogni tappa del loro viaggio.”

In questo momento, inoltre, desta particolare preoccupazione la chiusura dei confini, soprattutto quello tra Grecia e Macedonia e le conseguenti ripercussioni sui profughi e soprattutto sui più deboli, in primis i bambini.

Secondo le stime, il 26% dei quasi 800.000 migranti sbarcati in Grecia nel 2015, in maggioranza siriani, sono bambini e il 16% sono donne. Oltre al rischio legato ai naufragi nel mar Egeo, i nuclei familiari, in alcuni casi con la presenza della sola figura materna, si trovano ad affrontare disagi di ogni tipo anche giunti in Europa, per le condizioni di accoglienza critiche in Grecia e le estreme difficoltà lungo tutto il percorso verso nord attraverso le frontiere.

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