Ho letto e ascoltato le dichiarazioni del presidente del Consiglio
Matteo Renzi sulle BCC. Ha detto che ci sono troppi CdA e troppi
direttori Generali, che troppi si sono divertiti a fare i banchieri e
che bisogna mettere in sicurezza il sistema delle BCC. Bene, conosciamo
tutti le regole della comunicazione. Quando si sa di avere punti deboli
si sposta l’attenzione su altri bersagli. Ma, tattica dell’homo
politicus a parte, nel merito dell’argomento quanta approssimazione,
signor presidente! Così tanta da lasciarmi un sospetto; chi fa queste
dichiarazioni ci è o ci fa? Se le BCC giocassero a fare i banchieri,
allora come si spiega il 16,02% di CET1, la riconosciuta misura della solidità di un istituto, del sistema delle banche di credito cooperativo? Ma quanto è il CET1 per le sicurissime banche grandi? Più basso. Parlo per la BCC che io dirigo: il CET1 è il 16,67%: produciamo reddito, siamo un’azienda sana.
Quando il presidente parla di mettere in sicurezza il nostro sistema sa
che quando, in questi anni, alcune BCC sono state in difficoltà il
sistema del Credito Cooperativo le ha sostenute con il proprio fondo di
risoluzione senza avere un euro dalle altre banche e, soprattutto, dai
cittadini contribuenti? Visto che siamo sull’argomento qualcuno mi
spieghi perché quando falliscono altre banche (quelle grandi e sicure,
secondo il presidente) il sistema delle BCC deve andare loro in
soccorso? Perché le BCC devono andare in soccorso delle altre banche senza essere, a loro volta, soccorse alla bisogna? È il caso dei quattro recenti salvataggi: non erano BCC, ma le BCC pagano un conto salatissimo, 250 milioni. Domanda semplice: è logico?
Come si fa a trinciare giudizi come quelli del premier su 37mila
persone che lavorano nelle BCC, che negli anni di crisi hanno sostenuto
più delle big del credito piccole imprese e famiglie? Che poi in
qualsiasi categoria ci siano mele marce è scoprire l’acqua calda: forse
non ce ne sono fra i politici? E dovremmo per questo mettere la croce su
tutta la politica? No. Mi rendo conto sia più facile generalizzare che
distinguere, ma quando si fanno affermazioni pesanti come quelle sentite
in questi giorni, qualche distinguo sarebbe di buon senso. Voglio
richiamare un valore che, a qualsiasi uomo e politico, è caro: la
democrazia. Ebbene, io credo che la democrazia non si misuri soltanto
nelle urne, ma anche nella tenuta degli attori sociali ed economici. Le
BCC, lo sanno tutti, sono un esempio di democrazia economica: ogni socio
è proprietario, tutti i soci sono uguali perché a una testa corrisponde
un voto. La democrazia non ha azionisti di maggioranza e noi, del
nostro operato, non dobbiamo rispondere ai poteri forti, ma soltanto ai
soci. Diamo, forse, fastidio a qualcuno?
Luca Barni, direttore generale BCC Busto Garolfo e Buguggiate
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