Questi i risultati dell’ultima ricerca dell’Osservatorio UnipolSai 2015, affidata a Nextplora che ha analizzato sensazioni e attese dei romani legate al risparmio.
Puntata dedicata al risparmio
quella dell’ultimo Osservatorio UnipolSai 2015, dove emergono
sensazioni dettate dal vissuto della crisi economica, la quale rimane
impressa nella mente dei romani anche alla luce dei primi segnali
di ripresa.
Lo scenario nazionale migliora: nel secondo trimestre del
2015 si è registrato un significativo segnale di miglioramento della
spesa delle famiglie, (+0,4% di variazione, la più alta dal 2010) dovuta
da un lato all’aumento del potere d’acquisto (+0,2%) e in parte anche
attraverso un ricorso al risparmio, la cui propensione è scesa di 2
decimi di punto all’8,7% (dati Istat settembre 2015).
I romani tuttavia sembrano essere ancora cauti: un 38% afferma che il futuro dal punto di vista economico sarà sempre più incerto in quanto la crisi ha lasciato il segno, un altro 20% del campione è convinto che non si tornerà più ai livelli pre-crisi e avremo meno soldi a disposizione. C’è poi chi non è del tutto d’accordo e vede un futuro più sereno e in discesa con un po’ di attenzione al risparmio (24%).
C’è infine chi è convinto che oltre allo Stato bisognerà pensare in prima persona mettendo da parte capitale (6%) e utilizzando forme di risparmio private (11%).
Cosa si desidera per il futuro. I romani mostrano di avere le idee ben chiare: attraverso le forme di risparmio attivabili oggi
il desiderio più inseguito risulta quello di poter mantenere l’attuale
tenore di vita (33%) o perlomeno che sia sufficiente anche se inferiore
all’attuale (11%), ma con uno sguardo costante sulla famiglia: il 22%
infatti desidera poter continuare ad aiutare i figli in caso di
necessità, il 15% invece vorrebbe non gravare su di loro quando
aumenterà il bisogno di cure mediche e assistenza sanitaria.
Le forme di risparmio conosciute. La conoscenza in merito degli intervistati romani
è ampia: si va dalle polizze vita (52%) ai fondi pensione (46%),
passando per l’acquisto di immobili (46%) e la classica pensione (45%).
Chiudono il quadro generale i piani pensionistici individuali (43%) e i
fondi di investimento (39%).
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