Capaci - 24 anni fa moriva Falcone. L'Italia ricorda. / Di Marco Nicoletti
Roma - “Da quell’evento partì una riscossa morale, si aprì un nuovo orizzonte”. E’ il passaggio più significativo del messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del 24esimo anniversario della strage di Capaci, in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e 3 agenti della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. “Il 23 maggio – scrive il presidente in un messaggio inviato a Maria Falcone, presidente della fondazione – è una data incancellabile per gli italiani. La memoria della strage di Capaci – a cui seguì la barbarie di via D’Amelio in una rapida quanto disumana sequela criminale – è iscritta con tratti forti nella storia della Repubblica e fa parte del nostro stesso senso civico. Un assassinio, a un tempo, che ha segnato la morte di valorosi servitori dello Stato, e l’avvio di una riscossa morale, l’apertura di un nuovo orizzonte di impegno grazie a ciò che si è mosso nel Paese a partire da Palermo e dalla Sicilia, grazie alla risposta di uomini delle istituzioni, grazie al protagonismo di associazioni, di giovani, di appassionati educatori e testimoni”.
Il capo dello Stato ha ricordato anche che quest’anno ricorre il trentesimo anniversario dall’inizio del Maxiprocesso ai vertici della mafia siciliana, istruito proprio dalla squadra di Falcone e Borsellino: “Fu frutto di un lavoro di qualità, intelligenza, impegno straordinari, di cui Giovanni Falcone e Paolo Borsellino furono artefici essenziali”, scrive Mattarella: “L’evidenza giudiziaria della mafia, e le numerose condanne sancite nelle sentenze, travolsero antiche omertà e ipocriti opportunismi, offrendo allo Stato e alla comprensione degli italiani quanto esplicito e intollerabile fosse l’attacco alla democrazia e alla convivenza. Il maxiprocesso – ha aggiunto – ha dimostrato come lo Stato sappia reagire. Come gli anticorpi della mafia siano presenti nelle istituzioni e agiscano grazie all’opera di magistrati e di uomini delle forze dell’ordine”.
Il ringraziamento finale, nella sua lettera, è proprio a chi ha tenuto viva la memoria e alimentato l’impegno civile, a partire dalla fondazione intitolata a Giovanni Falcone: “In questa giornata altamente simbolica desidero esprimere la mia vicinanza e la mia gratitudine a tutti voi presenti nell’aula bunker, a chi non si è mai scoraggiato nella battaglia contro le mafie, contro l’illegalità e contro la corruzione, a chi lo ha fatto a costo di sacrificio personale e a chi ha compreso il valore della cultura della legalità, che vive anzitutto nell’agire quotidiano. Ringrazio, in particolare, Maria Falcone, dalla cui passione è scaturita una grande energia positiva, che contribuisce a sostenere reti di cittadinanza attiva e prosciugare così quel retroterra in cui la criminalità e il malaffare cercano di piantare le proprie radici”.
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