Roma - Medjugorje è una località del comune di Čitluk il quale fa parte del cantone dell’Erzegovina-Narenta, uno dei dieci cantoni della Federazione di Bosnia ed Erzegovina; il piccolo paese, situato tra due colli (da qui il nome, Medjugorje infatti significa “tra i monti”), è diventato famoso a livello internazionale perché il 24 giugno 1981, sei giovani della parrocchia del paese, Vicka Ivanković, Mirijana Dragičević, Marija Pavlović, Ivan Dragičević, Ivanka Ivanković e Jakov Čolo, affermarono di avere avuto un’apparizione della Vergine Maria (i ragazzi all’epoca avevano un’età compresa fra i 10 e 16 anni); le apparizioni mariane si sarebbero ripetute anche successivamente (e tuttora continuano sebbene la loro frequenza si sia ridotta).
In seguito a tali apparizioni, il paese, fino ad allora praticamente sconosciuto, è diventato un’importante meta di pellegrinaggio.
In base al loro racconto, i sei ragazzi (da molti detti “i veggenti di Medjugorje”) avrebbero visto una figura femminile luminosa sul sentiero che costeggia il Podbrdo (uno dei colli fra quali è situata la località di Medjugorje); la donna teneva un bambino fra le braccia. Il giorno seguente la prima apparizione, la donna si sarebbe presentata ai ragazzi come la Beata Vergine Maria, in seguito come Regina della Pace.
In base a quanto riportato dai veggenti, il messaggio centrale delle apparizioni mariane sarebbe la pace, quella con Dio, quella con gli uomini e quella interiore. Per raggiungerla gli uomini avrebbero a disposizione cinque strumenti: la preghiera, il digiuno, la lettura della Bibbia, la confessione e l’Eucarestia.
Sempre in base a quanto riferito dai veggenti, la Madonna avrebbe svelato loro dieci segreti; uno dei veggenti ha il compito di rivelarli al mondo tre giorni prima che gli eventi a cui tali segreti si riferiscono si verifichino.
La diocesi di Mostar (della quale fa parte Medjugorje) ha sempre espresso molte perplessità sulla questione; le contrarietà sono state esternate da entrambi i vescovi che si sono succeduti alla guida della sopracitata diocesi; all’epoca delle apparizioni il vescovo in carica, Pavao Zanic, si espresse molto duramente sulle apparizioni, definendo il tutto come una grande truffa.
La Conferenza episcopale della Jugoslavia era stata a suo tempo (1991) più cauta nei suoi giudizi, ma incapace di pronunciarsi in modo definitivo sulla questione ha poi richiesto alla Congregazione per la dottrina della fede, con sede a Roma, di occuparsi della questione (vedasi più avanti il paragrafo La posizione della Chiesa). La crescente popolarità del piccolo paese, nata dopo la pubblicazione di un articolo su un quotidiano di Zagabria, creò a suo tempo diversi problemi di ordine pubblico; in quegli anni la Bosnia-Erzegovina faceva parte della Repubblica Federale di Jugoslavia e le autorità statali non gradirono il crescente pellegrinaggio religioso tant’è che le autorità comuniste decisero di chiudere gli accessi alla zona; ciò non bastò a frenare il flusso dei pellegrini e l’allora parroco di Medjugorje finì per essere arrestato con l’accusa di attentato alla sicurezza e all’unità dello Stato.
I pellegrinaggi a Medjugorje, per quanto più ridotti, non furono però completamente frenati nemmeno dal conflitto civile che insanguinò i Balcani tra il 1991 e il 1995.
Terminata la guerra il piccolo paese ha conosciuto un notevole boom economico da ricondursi ai numerosissimi pellegrinaggi religiosi che continuano ancora oggi senza sosta (si stima che, annualmente, il borgo di Medjugorje sia visitato da oltre un milione di persone). La cosa che più stupisce parlando con credenti superficiali è che “credono sulla parola”, senza nessuna volontà di approfondire. Oltre a una mancanza di spirito critico, evidenziano un cattivo rapporto con la religione: o non approfondiscono perché hanno bisogno di credere (e allora la religione diventa superstizione) oppure sono neofarisei che si ricordano e apprezzano il mistico solo in particolari momenti della loro vita.
Sì, perché non c’è nessun motivo di credere alla parola di sei veggenti; altrimenti perché non credere a Joseph Smith e ai suoi amici che in una fattoria di Fayette nel 1830 gettarono le basi del mormonismo con visioni e rivelazioni? Perché non diventare musulmani e credere alle parole di Maometto? Come risposta, a questo punto i meno scientificamente preparati rispondono: “per i miracoli che seguirono!”. Peccato deluderli, ma i miracoli di Medjugorje sono molto dubbi e rientrano nel clamoroso errore razionale di ritenere miracolo tutto ciò che la scienza non sa spiegare (errore di partigianeria, vedi Migliora la tua intelligenza). Infatti questi sostenitori non sanno che un tumore su 10.000 regredisce senza motivo e che molte terribili malattie hanno diverse forme di gravità, alcune delle quali regrediscono “miracolosamente”. Per esempio, esistono molte forme di sclerosi a placche, e in molti casi si è avuta la regressione della malattia. A questo punto, la persona di scarso spirito critico, con un errore di correlazione, associa l’evento a ciò che più gli sta a cuore e che sta vivendo in quel momento: se è credente, è un miracolo, se non lo è, il merito è della dieta che sta seguendo!
Conosco personalmente non credenti “miracolati” da improbabili integratori o da diete dubbie, usciti inspiegabilmente da malattie gravissime. Se volessi infinocchiare la gente, direi che il Well-being, la mia strategia esistenziale, guarisce dal cancro, e, giocando sulle guarigioni inspiegabili, sicuramente ci sarebbe qualcuno che griderebbe al miracolo: “sono guarito mentre leggevo La felicità è possibile; grazie Albanesi!”.
Ciò che più sconvolge è l’utilitaristica posizione della Chiesa. La Chiesa ha tutto l’interesse che la gente creda al soprannaturale, ma al tempo stesso non può entusiasticamente affermarlo perché, se successivamente smentita, creerebbe un precedente che ne minerebbe la già ormai scarsa credibilità (soprattutto nei Paesi occidentali).
Un po’ come il miracolo di San Gennaro, questo non è riconosciuto come tale, ma fa comodo che la gente ci creda
Infatti, secondo quanto approvato nel 1978 da papa Paolo VI, ci dovrebbero essere solo due giudizi possibili: constat de supernaturalitate (risulta essere soprannaturale, cioè è sicuramente un miracolo) e constat de non supernaturalitate (risulta essere non soprannaturale, cioè non è sicuramente un miracolo). Invece nel 1990 la Dichiarazione di Zara estrasse dal cilindro un non constat de supernaturalitate, cioè non c’è evidenza di soprannaturale, sottintendendo un “ma non si può escludere che la nostra indagine non sia stata esaustiva!”.
Ormai gli anni passano e nel marzo 2010 il Vaticano ha formato una commissione d’indagine che ha l’ulteriore compito di temporeggiare. Se mai emergesse a breve e chiaramente che Medjugorje è tutta una bufala, voilà, la commissione si esprimerà in tal senso e la Chiesa non avrà perso immagine. Altrimenti i lavori saranno lunghi, lunghissimi e non decisivi. A chi scrive sembra dalle ultime esternazioni di Papa Francesco che non sia poi così scontato un giudizio positivo verso Medjugorje .
Marco Nicoletti Diritti Riservati 2016 ©
www.ilcorrieredelweb.it
Nessun commento:
Posta un commento