Si sono sentiti in maniera netta (e forse anche più intensa del previsto) i primi contraccolpi economici, dopo lo shock del Venerdì mattina.
L’Opinione Pubblica nazionale e internazionale è ormai scossa
ripetutamente da notizie shock e continui cambiamenti di portata
storica, passando da un trauma all’altro in maniera repentina.
Alla Brexit che oggi gode di un’attenzione di gran lunga superiore a qualunque altra notizia
(anche alle implicazioni politiche del dopo amministrative) seguono
reazioni confuse e di diverso segno: c’è già chi propone di rifare tutto
da capo o chi si pente del voto (o non voto) espresso, esponendo la
democrazia stessa al ridicolo.
Si rimettono in discussione le regole
stesse, in uno scenario che appare completamente bloccato a tutti i
livelli:
Ø L’Europa,
che passa dall’essere il grande corpo malato a essere la grande
vittima, rimane bloccata nell’arroganza che un progetto così ampio,
grande e di rilievo storico non possa crollare, senza rendersi conto
che, almeno in parte, esso è già fallito;
Ø La Gran Bretagna
(o quantomeno gli uomini che stanno alla sua guida) che non si
aspettava dai propri cittadini che scegliessero realmente l’alternativa
che nessuno voleva e che oggi si ritrova bloccata a porsi la questione
di cosa fare, come gestire l’uscita e un Paese spaccato a metà;
Ø Gli intermediari dell’Opinione Pubblica
(dai giornali agli opinion makers di ogni livello), che così come non
avevano previsto questo scenario, non sono certo in grado di prevederne
gli sviluppi futuri (economici, sociali o politici).
Accanto alla Brexit rimane solo in terzo piano il tema degli sbarchi continui di profughi sulle nostre coste, mentre il referendum costituzionale di ottobre,
spesso al centro della discussione politica interna, non è ancora
presente nel ricordo spontaneo e nella mente degli italiani.
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BREXIT: gli italiani giudicano negativamente l’uscita della GB e oltre 2 su 3 si esprimerebbero per rimanere in Europa.
Il voto per l’uscita della gran Bretagna dall’Europa ha ovviamente colpito gli italiani, che si dimostrano infatti ben informati (il 71% degli italiani sa indicare correttamente il significato del termine Brexit).
Il 38% giudica positivamente l’esito del referendum inglese, ma la maggior parte (il 57%) ne da un giudizio complessivamente negativo (e il 31% addirittura MOLTO negativo).
Qual
è l’interpretazione prevalente dell’avvenimento in Italia? Secondo il
31% l’UE dovrà ripensare drasticamente le proprie politiche per evitare
un “contagio” e la scelta “sbagliata” (almeno secondo l’opinione
prevalente degli italiani) fatta dai cittadini della Gran Bretagna viene
riferita soprattutto al tema dell’immigrazione, essa rappresenterebbe
innanzitutto“un voto contro le politiche europee sull’immigrazione”. Il
fallimento dell’Europa si misura innanzitutto nell’incapacità di dare
risposte concrete alle paure dei propri cittadini.
Allo stesso tempo il 45% degli italiani si dice preoccupato delle possibili conseguenze del referendum inglese:
Ø il 60% ritiene che avrà effetti negativi sulla situazione economica europea
Ø il 51% si aspetta effetti negativi anche su quella italiana;
Ø viceversa si immaginano minori ripercussioni a livello globale o sul piano personale e familiare.
E SE L’ITALIA ANDASSE AL VOTO? Il 64 % degli italiani si esprimerebbe nettamente a favore di rimanere nell’Unione Europea
Mentre
l’economia italiana fatica a ripartire e i cittadini esprimono una
sempre maggiore disillusione verso le possibilità di ripresa del Paese e
l’efficacia delle riforme intraprese, il timore degli effetti negativi della Brexit fa crollare drasticamente l’indice di Fiducia nel futuro, che raggiunge il livello più basso mai registrato negli ultimi anni.
Unita
alla difficoltà attuale dei mercati europei, questo dato di “percezione
generale” potrebbe acuire ulteriormente le possibili ricadute
economiche.
DOPO LE AMMINISTRATIVE: Il crollo e la ripresa del Governo Renzi, o si attuano le riforme oppure dovrà lasciare prima del tempo.
All’indomani del risultato delle amministrative il giudizio sul Governo Renzi
(pur con una piccola ripresa rispetto ad un mese fa) rimane piuttosto
negativo. Non paga nemmeno la personalizzazione dello scontro (il
giudizio su Renzi è addirittura già da qualche rilevazione di poco
inferiore a quello del Governo).
Il 27% degli italiani ritiene infatti che dovrebbe dimettersi dalla carica di Premier dopo l’esito elettorale, mentre un 21% che dovrebbe continuare il programma di riforme.
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