Le proteste sono generate da un totale abbandono di queste zone, che sulla carta e come intenti dovevano essere beneficiati da flussi turistici e da fiumi di denaro….mai arrivati entrambi.
In compenso il divieto di qualsivoglia attivita’ all’ interno del parco ha reso queste zone impraticabili dove l’ unico selvatico che ne ha beneficiato è il cinghiale, che sta causando danni enormi a quella che era rimasta l’ unica fonte di reddito di quella gente: l’ agricoltura.
E’ venuta a mancare l’ indotto dei cacciatori che da settembre a gennaio frequentavano quelle zone acquistando prodotti caseari, carne e tutti i prodotti tipici di quelle zone…e questi paesi si stanno spopolando.
A questo si aggiunge la piaga delle zone contigue al parco, un territorio immenso destinato a soli circa 3000 cacciatori residenti. Ma questo poco interessa la pubblica cosa.
Forse è giunto il momento per la regione Campania di risolvere il problema delle aree contigue riperimetrandole e del governo di rivedere il problema parchi che sta facendo morire letteralmente zone stupende del nostro paese. Castellabate che delle "restrizioni " del parco del Cilento ha subito grosse perdite sul piano ittico e commerciale ha visto un ridimensionamento anche di un flusso turistico che poteva essere importante trampolino di rilancio. Le leggi dovrebbero essere applicate su cose esistenti e non dovrebbero andare a intaccare una situazione di se gia molto precaria. Questa gente da intere generazioni vive di turismo pesca e agricoltura. Cianca poco che si vieta di fare il bagno anche in una pozzanghera.
Marco Nicoletti
Diritti Riservati
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