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giovedì 6 ottobre 2016

Mercati finanziari 'drogati' dalle banche centrali: la quiete prima della tempesta?

Firenze, 6 ottobre 2016. E' diventato sempre più difficile (sebbene non sia mai stato facile) "leggere" i mercati finanziari perché da molti anni coloro che avevano la funzione di essere i regolatori dei mercati, diciamo gli "arbitri" sono diventati gli attori principali, diciamo dei super-giocatori.

Ci riferiamo, ovviamente, alle banche centrali che con i loro acquisti sui mercati di fatto manipolano i prezzi.

Uno degli effetti di questo comportamento è la diffusione, fra gli operatori, della convinzione che: "fino a quando le banche centrali acquistano, non ci saranno grandi rischi di discesa".

Questo ha portato anche ad un notevole abbassamento delle volatilità sui mercati azionari, in particolare quello americano.

Così come, da molto tempo, diciamo che i prezzi delle obbligazioni sono certamente anomali, anzi più spesso abbiamo usato – e lo confermiamo – l'aggettivo "folli", in maniera simile ci sembra che questo andamento del mercato azionario sia decisamente anomalo (in particolare quello USA, perché quello europeo, una buona correzione l'ha già subita).

Mentre il mercato obbligazionario è direttamente beneficiato dagli acquisti delle banche centrali, il mercato azionario – almeno fino a questo momento – è interessato solo marginalmente dagli acquisti diretti, sebbene sia fortemente influenzato indirettamente.

Il mercato azionario, però, per sua natura, è più soggetto ad oscillazioni derivanti dai classici feedback positivi che caratterizzano questo settore (in parole povere, il fatto che le persone acquistano tende a far acquistare altre persone e viceversa).

Anche in presenza di queste politiche delle banche centrali, i mercati azionari potrebbero subire forti oscillazioni, in positivo o in negativo, qualora gli operatori del mercato si convincessero, magari per qualche "catalizzatore" esterno, che i mercati in futuro prenderanno una direzione precisa.

Al momento, specie negli USA, viviamo una sorta di calma insolita. Di fatto è dal 2015 che il mercato azionario USA ha terminato una fase di grandissima espansione. Sta continuando sì a crescere, ma ad un ritmo infinitamente più basso. Dal 2015 lo S&P 500 ha attraversato una fase laterale con due episodi di piccole correzione (agosto 2015 e inizio di quest'anno), con altrettanti recuperi, ed un piccolo sprint che va da Febbraio ad oggi che l'ha portato su nuovi massimi. Sono comunque tutti movimenti che mostrano un passo molto più "stanco" rispetto alla crescita imperiosa iniziata nel 2009.

Il mercato azionario USA è particolarmente importante perché è sempre stato il mercato guida. Qualora il mercato dovesse iniziare a scendere pesantemente non v'è dubbio che anche tutti gli altri mercati azionari, chi più chi meno, inizierà a scendere.

Fare previsioni affidabili sulla direzione che prenderanno i mercati azionari è sostanzialmente impossibile. Ciò non significa, però, che sia impossibile fare qualunque tipo di analisi, anzi. Si può osservare che i mercati, come la storia, tendono a ripetersi anche se in forme sempre nuove. Esiste una certa ciclicità nei mercati ed è anche vero che – per effetto di quei feed-back positivi di cui abbiamo parlato prima – le direzioni dei mercati tendono ad avere una certa persistenza (fino a quando si esauriscono e poi invertono la tendenza). Analizzando i comportamenti passati dei mercati azionari, in particolare quello USA, noi traiamo la conclusione che un andamento così anomalo non ha grandi probabilità di continuare. L'impressione è che siamo all'inizio di una direzionalità molto più accentuata del mercato. E' impossibile dire se questa direzionalità sarà fortemente positiva o fortemente negativa, ma è ragionevole attendersi che questa "calma" che dura da molti mesi sia destinata a sparire.

Il consiglio che ci sentiamo di dare agli investitori non esperti che dovessero avere quote di azionario non trascurabili in portafoglio è di iniziare a monitorarle con maggiore attenzione di prima. Crediamo che non siano tempi per avere azionario in portafoglio, senza un piano per il controllo del rischio ben progettato. In particolare se non si ha grande esperienza sui mercati finanziari. Sia chiaro, questo non significa che prevediamo un crollo dei mercati azionari. Potrebbe accadere anche l'esatto contrario. Ci sentiamo però di lanciare un campanello d'allarme, in particolare per gli investitori meno esperti, sul detenere quote di azionario senza avere un programma specifico di controllo del rischio, perché le analisi sui mercati finanziari dicono che una fase di accelerazione della direzionalità è decisamente probabile.




Alessandro Pedone, responsabile Aduc Tutela del Risparmio


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