Valvole, turbine a gas e pompe le tecnologie più richieste. Bene Ue28 (+6,7%) mentre gli Usa in discesa (-7,5%)
Milano, 27 novembre 2016
- Le aziende italiane della meccanica hanno esportato macchine,
tecnologie e impianti, nel primo semestre 2016 per 13,5 miliardi di euro
segnando un +0,8% sul 2015.
Come
evidenziato dal grafico, l’export tra il 2008 e il 2009 aveva subito
una forte battuta d’arresto. Nel 2013 la meccanica ha iniziato a
superare i livelli pre-crisi. Ora si va oltre.
L’Europa
è ancora il mercato più rilevante per il settore, marcando un 44%,
seguita dall’Asia (22%) e dall’America del Nord (10%).
Germania, Stati Uniti e Francia occupano le prime tre posizioni export della meccanica italiana.
I
tedeschi hanno richiesto 1,27 miliardi di euro di manifattura italiana,
un dato in crescita del +7% rispetto al 2015. Le valvole e rubinetti
sono il prodotto più diffuso in generale, con un ulteriore incremento
del +1,1%.
Pompe (+12,7%) e turbine a gas (+20,6%) registrano una
crescita a doppia cifra, così come gli impianti di condizionamento
(+16%).
In leggero calo l’export verso gli Usa (-8%) rispetto allo
stesso periodo dell’anno precedente per un totale di 1,21 miliardi di
euro.
I rapporti commerciali con il paese americano tracciano comunque
una curva molto ripida verso l’alto.
Ha inciso la debolezza del dollaro
sull’euro. Un segno meno si registra invece per le merceologie quali il
sollevamento e trasporto (-28%), mentre realizzano una buona performance
i macchinari da costruzione (+7,5%), che assieme a valvole e turbine
costituiscono più di un terzo del totale.
Gli Americani però, hanno
recentemente contratto la domanda di manifattura italiana, rispetto allo
stesso periodo del 2015: il primo semestre 2016 perde un -7,5%.
«Il timore era di dover affrontare conseguenze economico-politiche molto più pericolose del previsto. - dichiara Alberto Caprari, presidente Anima - Anche
gli ultimi mesi non hanno disegnato una situazione critica a livello di
export. Gli avvenimenti in Turchia non hanno provocato effetti sugli
scambi commerciali e le elezioni Usa non hanno sconvolto le borse.
Tantomeno la Brexit sta incidendo sulle attività imprenditoriali. Il
prezzo del petrolio si è assestato sui 50dollari al barile diventando
profittevole. Se ci sarà un’eco rilevante della mutevole geopolitica la
avvertiremo probabilmente nel 2017».
I
nostri vicini Francesi aumentano la domanda di Made in Italy del +10%
raggiungendo gli 1,18 miliardi di euro con un picco positivo di
richiesta per la caldareria (+21,9%) ed i carrelli elevatori (+11,1%),
oltre agli strumenti di movimentazione. Regno Unito e Spagna
complessivamente confermano e accrescono il loro interesse verso la
manifattura italiana.
Al sesto posto segnaliamo la Turchia, che segna un
+24% di export italiano pari a 418 milioni di euro, dopo un calo
drastico dal 2012. L’Arabia Saudita, che è in continuo incremento dal
2010, nel 2015 ha invertito la tendenza (-21%).
La guerra del petrolio
ha influenzato fortemente il potere d’acquisto del paese, rallentando
tutti i settori e progetti correlati. Tra crolli come la Russia,
rimbalzi e recuperi, l’export sta comunque trainando e sostenendo
favorevolmente la meccanica italiana.
ANIMA - Federazione delle Associazioni Nazionali dell'Industria Meccanica Varia ed Affine
– è l'organizzazione industriale di categoria che, in seno a
Confindustria, rappresenta le aziende della meccanica varia e affine, un
settore che occupa 210.000 addetti per un fatturato di 44 miliardi di
euro e una quota export/fatturato del 59% (dati riferiti al
pre-consuntivo 2015).
I macrosettori rappresentati da ANIMA sono:
macchine ed impianti per la produzione di energia e per l’industria
chimica e petrolifera - montaggio impianti industriali; logistica e
movimentazione delle merci; tecnologie ed attrezzature per prodotti
alimentari; tecnologie e prodotti per l’industria; impianti, macchine
prodotti per l’edilizia; macchine e impianti per la sicurezza dell’uomo e
dell’ambiente; costruzioni metalliche in genere.
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