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giovedì 17 novembre 2016

Roberto Re, il mental coach più famoso d’Italia, elenca i “nove errori che un genitore non deve commettere” per non farsi sopraffare dai sensi di colpa

IL MESTIERE DEL GENITORE OGGI: INSEGNARE AI PROPRI FIGLI L'APPROCCIO ALLE DIFFICOLTÀ, L'IMPRESA PIU' ARDUA

Milano, 17 novembre 2016 -  Viviamo in un'era in cui fare il genitore diventa sempre più difficile e di conseguenza diventa più facile per un padre e per una madre commettere errori involontari nei confronti dei propri figli. 

Conseguenza del tutto normale poiché, come dice Roberto Re, il più notomental coach italiano, "solo chi non agisce non sbaglia!"

I ragazzi di oggi sono spesso spaesati,si muovono fragili e indistinti in una societàin cui aumentano gli stimoli, il tempo scorre più velocemente rispetto al passato e le distanze sembrano diventare sempre più piccole e più veloci da colmare.

Dunque, tutti quei genitori che pensano di aver creato conseguenze negative,  a meno che non lo abbiano fatto volontariamente, non hanno nulla per cui sentirsi in colpa.

"Il genitore, colonna portante della vita di ogni adolescente, viene travolto da questo mutamento al quale deve adeguarsi con positività piuttosto che ermetismo; deve essere lui in prima persona a mostrare sicurezza e a uscire dalla cosiddetta comfort-zone, accettando nuovi punti di vista o sperimentando nuovi comportamenti" – continua Roberto Re, il quale, a tal proposito ha stilato una lista dei nove errori che un genitore dovrebbe evitare:

1. Valutare il proprio figlio solo per i successi: gratificandolo per ogni risultato positivo senza dare eccessiva importanza ai successi, altrimenti potrebbe averne bisogno per sentirsi bene.

2. Confondere l'amore con la preoccupazione: amare e sostenereil proprio figlio cercando di trovare un equilibrio in questo mix di sentimenti, in cui anchela preoccupazione ha un ruolo. Se si è pervasi dalla paura di perdere, di sbagliare o di fallire, si rischia di spingere anche il proprio figlio a focalizzarsisu queste sensazioni, spingendolo a diventare insicuro e ansioso.

3. Mettere un figlio a confronto con se stesso o con gli altri: stimolare un figlio significa prendere unicamente luistesso come unico riferimento. Metterlo a confronto con i propri successi passati potrebbe creare tensioni e frustrazioni.

4. Imporre il proprio modello del mondo: evitare di imporre ai figli la vita che si ha in mente per loro, l'obbiettivo non deve essere quello di creare un "clone" di se stessi, bensì quello di aiutarlo a esprimere al meglio la sua unicità.

5. Essere superficiale: non dare mai nulla per scontato, verificare che il proprio figlio abbia compreso ciò che si pensa di aver comunicato; molti problemi nascono proprio da fraintendimenti. 

6. Non credere ai suoi sogni: sostenerlo anche quando si sente rassegnato e pessimista, lasciare che scopra da solo quanto possa essere dura e impegnativa ogni singola giornata. 

7. Agire per conto del proprio figlio evitandogli i problemi: sbagliare – per un figlio- è  il miglior modo per imparare. Ogni volta che il genitore fa un'azione al suo posto, limita la sua crescita. 

8. Essere reattivo: "Reagire" è  diverso "da agire", non confondere la passione con la rabbia e impegnarsi a rimanere calmo proprio quando il contesto lo rende difficile. 

9. Non mantenere le promesse: se un figlio perde la fiducia nei confronti di un genitore è un grosso problema, è sempre meglio non promettere qualcosa che potrebbe non essere mantenuta.

"Fare il genitore è davvero il mestiere più difficile del mondo. Bisogna insegnare ai figli a esprimere al meglio il potenziale, a mettere in pratica i talenti, a dare il massimo per avere successo a scuola, nello sport, nella vita. Insomma bisogna essere dei genitori coach per supportare al meglio i propri figli,  amandoli e accettandoli così come sono e lodando i loro risultati e il loro impegno, motivandoli a fare sempre meglio" – conclude Re.




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