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martedì 24 gennaio 2017

Dal design dell’interazione al design della relazione





 
 
 
Il cambiamento tecnologico che sta avendo un impatto enorme - forse il vero driver della trasformazione della società e dell’economia - rende particolarmente protagonista il design da un lato e la psicologia da un altro lato.
Una delle caratteristiche di noi come specie homo sapiens non è soltanto quella di inventare e utilizzare artefatti fisici, questo lo fanno già alcuni animali e molti primati, ma è quella di riconoscere e di sviluppare artefatti cognitivi.
Abbiamo la possibilità di mettere ciò che abbiamo in memoria, i nostri desideri, le nostre conoscenze in artefatti esterni.
 
 
 
Oggi però abbiamo internet e una serie di tecnologie che potenziano in modo incredibile questa capacità di sviluppare artefatti cognitivi e noi siamo influenzati e influenziamo questi artefatti, c’è un’influenza reciproca.
All’interno di questo contesto sta emergendo la possibilità, con la crescita dell’intelligenza artificiale col fatto che le tecnologie da passive stanno diventando sempre più reattive, e progressivamente diventeranno sempre più pro-attive, di passare da un design dell’interazione a un design della relazione.
Se vogliamo vedere uno scenario, culturale e sociale, in prospettiva, di come una tecnologia influenzerà la nostra cultura, la nostra mente, è probabile che negli anni a venire riemergerà una specie di cultura che io chiamo neo-animista, cioè emotivamente, in modo irrazionale, avremo sempre più intorno a noi degli oggetti che avranno un’anima, avranno un’intelligenza e parte della nostra identità, della nostra intelligenza sarà diffusa.
Questo renderà molti ambiti molto complessi, dovremo avere una maggior capacità di capire questa complessità e di saperla gestire; le potenzialità sono enormi.
 
 
 

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