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martedì 17 gennaio 2017

Federauto: immatricolazioni UE, Italia guida classifica. Su FCA no scontro tra governi

FEDERAUTO: IMMATRICOLAZIONI AUTO EUROPA NEL 2016 A +6,5%

PAVAN BERNACCHI: NEL 2016 ITALIA GUIDA CLASSIFICA PAESI UE, MA RICORDIAMOCI CHE NELLA CRISI ERAVAMO TRA QUELLI CHE AVEVANO SOFFERTO DI PIU'. 

IL "PRESUNTO" CASO FCA NON DIVENTI SCONTRO TRA GOVERNI A CACCIA DI RIVALSE O VANTAGGI COMMERCIALI, A PRESCINDERE DAI MARCHI COINVOLTI. 

INVITIAMO ALLA CALMA PERCHE' NON CI SONO ELEMENTI PER TRARRE CONCLUSIONI. 

(Roma, 17 gennaio 2017). Dicembre molto buono per il mercato europeo (Ue+Efta) dell'auto che, secondo l'associazione dei costruttori europei Acea, nell'ultimo mese dell'anno scorso ha censito 1.193.286 nuove immatricolazioni (+3,2%), facendo così volare il consuntivo 2016 a +6,5% con 15.131.719 vetture registrate. 


L'Italia, tra i principali mercati europei, mantiene una crescita a doppia cifra con un saldo 2016 a +15,8%, totalizzando 1.824.968 auto immatricolate e una performance significativa a dicembre con 124.438 nuove vetture e +13,1% sullo stesso mese 2015. 


Per quanto riguarda la classifica finale delle immatricolazioni contabilizzate nel 2016 nelle principali piazze europee, il nostro Paese si pone saldamente alla guida, seguito da Spagna (+10,9%), Francia (+5,1%), Germania (+4,5%) e Regno Unito (+2,3%).


Per il presidente di Federauto, Filippo Pavan Bernacchi: "Con una crescita europea delle immatricolazioni del +6,5% si è chiuso un anno molto buono. 

Importante sottolineare il risultato eccezionale dell'Italia, dove gli sforzi dell'intera filiera hanno fatto registrare una performance più che doppia rispetto alla media Ue. 

Questo è dovuto a svariati fattori tra i quali il superammortamento del 140% per il mondo delle partite iva, le promozioni fortissime delle case che hanno stimolato la domanda, il rinnovo non più procrastinabile di vetture obsolete e, non ultimo, il fatto che siamo stati per anni il fanalino di coda dei mercati europei, e quindi avevamo più margine di recupero. 

Ma chiuso bene il 2016, il 2017 è iniziato con la presunta, e sottolineo presunta, vicenda FCA, caratterizzata da un ingiustificato attacco del governo tedesco per mezzo di un suo ministro. 

Ma sbaglia chi vuole accostare i due casi perché sono diametralmente opposti. 

Ricordo che allo stato dell'arte il gruppo Volkswagen ha ammesso di aver truccato i dati sulle emissioni inquinanti e perciò è stato condannato dagli Stati Uniti. 

Nel caso FCA il motivo del contendere sembra essere l'esigenza di disattivare la valvola del riciclo dei gas di scarico (EGR) applicata per proteggere l'integrità del motore, partendo dal presupposto che nessun propulsore può funzionare sempre con l'EGR inserito, pena il sicuro grippaggio. 

Da quel che risulta il procedimento di esclusione del dispositivo EGR non presenta elementi illegali, migliorando la durata del propulsore e la qualità delle emissioni. 

Senza contare che le omologazioni sono state fatte nei paesi preposti e, per reciprocità, devono essere accettate da tutti i Paesi della Comunità europea".


Interviene Carlo Albero Jura, presidente dei concessionari del gruppo FCA: "Il ministro dei trasporti Del Rio ha giustamente chiarito che non ci sono dispositivi illegali dimostrati. 

E che dai test i veicoli FCA risultano conformi. 

Ha inoltre fatto notare che il governo italiano all'epoca del dieselgate - che ha coinvolto il gruppo Volkswagen - non ha preso posizione lasciando agli enti e governi preposti la gestione della vicenda".


Conclude Pavan Bernacchi: "Il tema delle emissioni, delle omologazioni, dei controlli, è complesso, globale e impatta su tutta la popolazione mondiale, oltreché sul mondo del lavoro e sul PIL. 

E' per questo che invitiamo alla massima prudenza prima di fare processi sommari verso chiunque. 

Quello che è certo è che allo stato attuale non risultano illeciti. 

Dal canto nostro seguiremo con attenzione tutte le evoluzioni. 

Ad ogni modo i consumatori non temano perché se il caso Volkswagen ci ha insegnato qualcosa è che saranno sempre e comunque tutelati. Anche se, ripeto, allo stato attuale, non c'è bisogno di alcuna tutela".

 



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