Thomas Paoletti |
Milano, 28 settembre 2017 – La prossima Esposizione Universale sbarcherà per la prima volta in Medio Oriente, a Dubai, e si stima accoglierà 25 milioni di visitatori, di cui il 70% provenienti dall'estero.
La nuova edizione di Expo, dal titolo Connecting minds, creating the future, inaugurerà il 20 ottobre del 2020 e si protrarrà fino al 10 aprile 2021.
L'evento darà anche ufficialmente il via ai festeggiamenti per il Giubileo d'oro degli EAU e sancirà l’inizio di una visione futurista e sostenibile, dettando le linee guida in materia di sviluppo ecosostenibile per i decenni a venire.
Ma questo nuovo corso non si concluderà alla fine di Expo e le infrastrutture costruite per la manifestazione continueranno a svilupparsi e a generare interesse anche dopo l’evento, con strutture museali, silicon valley per sviluppo tecnologico, ecc.
Molti di questi progetti per la creazione di infrastrutture hanno già ricevuto premi e riconoscimenti, mentre ben 11 miliardi di AED (Dirham degli Emirati Arabi Uniti, equivalenti a circa 3 miliardi di dollari), di cui 360 milioni AED destinati non al real estate ma ad altri servizi (food & beverage, servizi vari), sono in attesa di essere appaltati, così come lo sviluppo di ben 5000 prodotti marchiati Expo2020 (cappellini, penne, magliette, etc.), il tutto entro dicembre 2017.
“Gli italiani si stanno dando da fare per accaparrarsi gli appalti: attualmente sul portale Expo(https://esource.expo2020dubai .ae), unico canale attraverso il quale è possibile partecipare ed essere informati sui bandi di gara, risultano registrate ben 665 aziende italiane, non necessariamente domiciliate in UAE, di cui ben 370 SMEs (Small and Medium-sized Enterprises). È la quota maggiore di aziende registrate ad oggi per nazionalità. Il 13% sono nel manifatturiero e il 37% nei servizi”, sostiene Thomas Paoletti, titolare e Managing Partner dello Studio Paoletti Legal Consultant con sede proprio negli Emirati Arabi Uniti, dove si occupa, assieme a un team di professionisti, di assistere le imprese italiane in materia di investimenti all'estero e in fase di internazionalizzazione in Medio Oriente.
Il restante 50% sono aziende del settore real-estate e costruzioni, che continua ad essere senz’ombra di dubbio quello prioritario: è questo infatti il comparto ove c’è ancora maggior bisogno di coinvolgere aziende qualificate e tecnologicamente avanzate.
“È importante però sottolineare che le società di costruzioni che vinceranno la gara, dovranno avere licenza su suolo UAE per poter operare con manodopera locale, mentre per tutte le altre società fornitrici, o di erogazione di servizi (cibo, logistica, etc. ), non sarà necessario avere licenze in UAE, in via eccezionale e limitata per la sola durata dell’evento”, prosegue Paoletti.
Il sito su cui sorgerà la manifestazione è un nuovo quartiere fieristico, il Dubai Trade Center – Jebel ʿAlī, una vasta area da 400 ettari adiacente al nuovo Aeroporto Internazionale Āl Maktūm, a circa metà strada tra Dubai e Abu Dhabi.
Al centro la piazza Al Wasl, denominata con l'antico nome di Dubai, il cui significato è "la connessione", da cui si dipanano, come tre grandi petali, le tre aree tematiche della manifestazione: Opportunità, Sostenibilità e Mobilità.
“Il progetto Expo2020 prevede la creazione di una vera e propria città, che dunque necessita di ogni servizio, infrastruttura e logistica”, conclude Thomas Paoletti.
“L’ambizione dell’emirato è quella di trasformarsi nella metropoli più sostenibile del globo. Per perseguire questo obiettivo, in vista di Expo, la città si sta dotando di una serie di apparati a elevata strategia green per la mobilità: i viali all’interno di tutta l’area saranno ricoperti di materiale fotovoltaico per soddisfare il 50% del fabbisogno elettrico del sito espositivo e i trasporti saranno gestiti attraverso cabinovia e autobus a zero emissioni”, conclude l’avvocato.
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