NOTE BIOGRAFICHE:
Compositore e scrittore, Federico De Caroli, in arte Deca, è nato a Savona nel 1964.
Pianista di formazione classica, dalla metà degli anni '80 si è accostato al suono elettronico e sperimentale ed ha seguito un suo personale percorso di ricerca e produzione, pur continuando a coltivare parallelamente ambiti più tradizionali, per esempio la musica per il teatro e per la televisione (RAI). Ha realizzato brani per importanti trasmissioni televisive, quali Voyager e TG2 Dossier.
Da sempre prevalentemente indipendente, è autore di una dozzina di dischi di musica strumentale ambient ed elettronica; si esibisce nelle più importanti rassegne nazionali del genere e collabora a svariati progetti multidisciplinari in qualità di elaboratore di suoni e compositore.
Tra il 1986 e il 1990 lavora in alcuni studi di registrazione come produttore del suono e arrangiatore.
Dal 2009 al 2011 è direttore artistico dell'Antico Teatro Sacco di Savona.
Nel 2017 pubblica per la prima volta un album di solo pianoforte, tornando allo strumento delle sue vocazioni originare e proponendo atmosfere minimaliste e intimistiche. Per la promozione del disco dà vita a una serie di esibizioni dal vivo in location non convenzionali, come librerie (quali la Feltrinelli del Duomo di Milano) e gallerie d'arte.
L'autore ha inoltre stretto un sodalizio artistico con la celebre scultrice Rabarama.
ISOLE INVISIBILI:
Il disco si caratterizza per atmosfere introspettive e un approccio compositivo che spazia dal minimalismo al neoromanticismo, con alcuni brani spiccatamente frutto di improvvisazioni.
Un’icona della prerogativa De Caroliana, tuttavia, è il non chiudere le porte, lasciando aperta sempre la via della possibilità, in un atto di perpetuo rinnovamento personale che nel tempo ha permesso una creazione artistica non univoca. Contestualmente, quindi, Deca ha tenuto vivo il suo legame con il pubblico fidelizzato al filone elettronico pubblicando su vinile la ristampa di un suo vecchio demo del 1988, dal titolo MASS; un LP che contiene dieci tracce di sonorità analogiche e ritmi martellanti, disegnati su uno sfondo postatomico di cui la copertina del disco medesimo è fortemente indicativa.
Nelle parole dell'autore è palpabile quell’entusiasmo che qualcuno potrebbe definire come sacro fuoco dell’arte e che non va mai scemando: “Non vedo l’ora di scoprire cosa mi aspetta domani”, un'icastica apertura al futuro.
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