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domenica 30 giugno 2019

SOCIAL: I 10 ATLETI ITALIANI DI SPORT INVERNALI E DEL GHIACCIO PIÙ ENGAGING

SOCIAL: I 10 ATLETI ITALIANI DI SPORT INVERNALI E DEL GHIACCIO PIÙ ENGAGING

 

Dall'indagine svolta da Blogmeter emerge un podio tutto rosa. Gli sponsor più citati dagli sportivi sono Falconeri, Audi e Rossignol 

 

Per celebrare la vittoria di Milano-Cortina per le OlimpiadiInvernali 2026Blogmeter - società italiana di social intelligence- grazie a dati e insight provenienti dalla Blogmeter Suite, ha redatto una classifica che incorona i 10 atleti italiani di sport invernali e del ghiaccio che più coinvolgono i propri fan sui social. Prendendo come riferimento temporale il trimestre 1° marzo 1° giugno 2019, sono stati analizzati i profili FacebookInstagram e Twitter dei principali atleti italiani ed è stata creata una Top 10 per total engagement.

La medaglia d'oro va a Dorothea Wierer, che il 24 marzo scorsoè diventata la prima atleta italiana a vincere la Coppa del Mondo generale di biathlonCon un engagement che si avvicina al milione di interazioni (936 mila per l'esattezza) e quasi 600 mila tra follower e fan, la Wierer stacca notevolmente gli "sfidanti" di questa classifica. Tra i contenuti più coinvolgenti pubblicati dalla biatleta di Brunico spiccano quelli dedicati alla sua recente vittoria, in cui compaiono gli sponsor che l'hanno resa possibile, tra cui Rossignol e Audi

Medaglia d'argento, con oltre 390 mila interazioniper la sciatrice alpina Sofia Goggia. Tra 121 post pubblicati nel periodo di analisi, la Goggia non manca di mostrare ai follower anche momenti della sua vita privata, in vacanza o in compagnia della sua cagnolina Belle, oltre a foto che la ritraggono sugli sci e in cui cita brand quali Falconeri e Red Bull Italiasuoi main sponsor.

Medaglia di bronzo per la pattinatrice artistica su ghiaccio più famosa d'Italia: Carolina KostnerCon oltre 284 mila interazioni e un totale di 471 mila tra fan e follower, la Kostner sale sul podio della Top 10. Tra i contenuti più apprezzati pubblicati dalla pattinatrice altoatesina ci sono ovviamente quelli che la ritraggono sulla pista di pattinaggio, oltre a quelli in collaborazione con Suzuki Italia, principale sponsor di Carolina assieme a Pompadour.

Dal quarto al decimo posto si classificano, nell'ordine: Federica Brignone, Christof Innerhofer, Alba De Silvestro, Ralph Welponer, Raffaella Brutto, Marta Bassino e Federico Pellegrino. 

Tra i canali social utilizzati dagli atleti-influencer Facebookrisulta essere il più sfruttato ma è Instagram a fare da padrone per quanto riguarda il tasso di coinvolgimento degli utenti. Grazie alla comunicazione per immagini, Instagram si rivela il social perfetto per mostrare suggestive istantanee dalle piste, oltre che momenti di vita privata. 

Come accade per i social influencer, anche gli atleti che utilizzano questi canali per condividere le proprie vite con supporter e fan non mancano di citare brand ed aziende con cui collaborano e che di frequente sono sponsor degli stessi. Tra i più citati dagli atleti analizzati per questa Blogmeter Top 10, compaiono di frequente FalconeriAudi e Rossignol, ma anche Banca GeneraliDaineseSalomon e Tissot

                                                                          

 

 

METODOLOGIA:

La Top10 Winter Athletes è stata realizzata a partire da un panel di profili di atleti appartenenti a FISI (Federazione Italiana Sport Invernali) e FISG (Federazione Italiana Sport del Ghiaccio). La classifica è ordinata in ordine decrescente per Total Engagement calcolato nel periodo 1 marzo - 1 giugno 2019, sui canali Facebook, Instagram (solo profili business) e Twitter. Il dato relativo ai follower è, invece, aggiornato al 25 giugno 2019. L'analisi è stata effettuata utilizzando la piattaforma integrata di social intelligence, Blogmeter Suite.

 

 

Blogmeter, fondata nel 2007, è azienda leader nella social intelligence, specializzata nel fornire soluzioni di social media monitoring e analytics ad agenzie e aziende. Blogmeter offre una Suite integrata di strumenti per scoprire cosa viene detto online su brand, prodotti, servizi e personaggi pubblici; per misurare le performance dei profili aziendali su Facebook, Instagram, Twitter e YouTube e per identificare gli influencer su settori specifici.

 

Nel 2018 Blogmeter ha supportato più di 160 aziende e agenzie realizzando oltre 180 progetti di ricerca



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www.CorrieredelWeb.it

venerdì 28 giugno 2019

Italian Security Leaders, Top 25: il comparto della sicurezza è sempre più competitivo


Italian Security Leaders, Top 25: il comparto della sicurezza è sempre più competitivo 



Secondo la recente indagine di mercato condotta da Plimsoll Publishing ed Ethos Media Group, poco meno del 50% delle imprese di sicurezza in Italia ha aumentato il fatturato nel 2017


Ethos Media Group, interlocutore di riferimento in Italia nell'editoria professionale con una presenza fortemente radicata nel comparto sicurezza, ha diffuso i risultati della quinta indagine finanziaria "Italian Security Leaders, Top 25" basata su bilanci ufficiali.

Quest'ultima è l'unica indagine svolta in Italia che fornisce una visione chiara del mercato nei vari segmenti del settore della sicurezza ed è stata condotta in collaborazione con Plimsoll Publishing, società con pluriennale esperienza e solida reputazione nel campo dell'analisi settoriale e di mercato, nonché partner finanziario di Ethos Media Group.

Secondo il report poco meno del 50% delle imprese di sicurezza in Italia è riuscito nel 2017 ad aumentare il fatturato. 

"Su 363 aziende operanti in Italia e prese in esame si è registrata una crescita complessiva del 6,2% nel 2018." Afferma Domenico Panetta, responsabile marketing di Plimsoll. "Partendo da questo dato, va fatto notare che comunque la percentuale di aziende in crescita è inferiore al 50%. Da un lato si osserva un gruppo di imprese dinamico che rafforza la propria posizione sul mercato. Dall'altro vi è una moltitudine di realtà che stenta a mantenere il proprio fatturato, produce scarsi utili e potrebbe compromettere nel medio termine la propria solidità finanziaria".

Il comparto della security sta diventando sempre più competitivo, con operazioni di acquisizione in fase di definizione e barriere all'ingresso significativamente più basse rispetto a qualche anno fa. "Nonostante l'instabilità economica e l'economia sotto stress, l'Italia resta la nona economia più grande del mondo. Il mercato della security, che vale ad oggi più di 1,8 mld di Euro, ha peculiarità uniche: è in crescita ma contemporaneamente registra un declino del numero dei player. Questo mostra la competitività di un mercato in cui se non si vuole scomparire occorre tenere sott'occhio innovazioni e tendenze" ha commentato Andrea Sandrolini, Managing Director di Ethos Media Group. 

Dall'analisi è emerso che fattori come l'espansione dell'e-commerce, la maggiore diffusione territoriale dei negozi di elettronica e politiche commerciali inadeguate sono considerati la causa primaria del declino di numerose realtà italiane della sicurezza. Le aziende maggiormente esposte a questi fattori competitivi sono tipicamente PMI produttrici, distributrici o system integrator, operanti in ambito regionale. 

L'indagine "Italian Security Leaders, Top 25" evidenzia che i produttori di dispositivi di sicurezza sono i soggetti meno a rischio dal punto di vista finanziario: solo 1 azienda su 10 presenta seri problemi di cash flow ed elevato indebitamento; questi dati indicano l'espansione della distribuzione che registra un segno positivo per il 12,2%. I livelli di revenue medi sono in aumento rispetto al 2016 e la crescita premia maggiormente le imprese del segmento videosorveglianza e i produttori di sistemi antincendio; per loro il trend positivo è a due cifre, rispettivamente 10,9% e 10,6%. La categoria dei produttori in Italia possiede quindi skill e task sufficienti per affrontare con ottimismo i prossimi 24 mesi, tuttavia, la notevole presenza di aziende sane ma in difficoltà commerciale potrebbe dar luogo a nuove acquisizioni che, inevitabilmente, sposterebbero gli equilibri di forza tra i leader di settore.

Risulta più dinamica e fluida la situazione dei distributori di dispositivi di sicurezza, l'analisi ha infatti confermato che questa categoria prosegue il trend di crescita avviatosi nel 2015, con un 12% di incremento fatturato.

Il segmento dei system integrator è invece quello che ha mostrato un deflating maggiore. Con un fatturato medio per azienda di poco più di cinque milioni di euro e un tasso di crescita negativo (-0,5%), le imprese rientranti in questa categoria hanno fatto un passo indietro rispetto all'ultimo anno. Le difficoltà commerciali sono più comuni nelle PMI, mentre le società più grandi crescono invece a livelli sostenuti (+6%) e mantengono buoni livelli di revenue. 

Per quanto riguarda la localizzazione, il Nord-Ovest si conferma l'area con la maggiore concentrazione di aziende operanti nel comparto della sicurezza, ma sono le imprese del Nord-Est a crescere di più su base annuale. Nel Mezzogiorno il numero di soggetti attivi nel comparto security è sceso a 32 (dagli iniziali 39 rilevati nel 2018).

"Il comparto della sicurezza in Italia si accinge a dover intraprendere sostanziali cambiamenti per poter rispondere ai nuovi player e tecnologie che si affacciano sul mercato." conclude Panetta. "La previsione su chi rimarrà sulla cresta dell'onda o chi invece regredirà dipende da come questi leader del settore si comporteranno, cioè se sapranno innovare, comprenderanno i trend del mercato, amplieranno o meno le proprie alleanze, ma soprattutto se saranno in grado di gestire in modo oculato tutte le loro risorse."

In conclusione, il settore della sicurezza in Italia sembra essere avviato nei prossimi anni a un ulteriore restringimento del numero di aziende attive e a una maggiore polarizzazione tra società finanziariamente solide e in crescita e realtà che stentano a rimanere sul mercato. Non sono da escludere, come accaduto in passato, ulteriori operazioni di fusione e acquisizione nei prossimi mesi, volte a rafforzare sinergie e competitività per ottimizzare gli investimenti. 



Sicilia: Musumeci, aeroporto hub a Catania, porto hub ad Augusta, più idro Enel

Sicilia: Musumeci, aeroporto hub a Catania, porto hub ad Augusta, più idro Enel

INTERVISTA - Il presidente della Regione: riparte Irfis per le pmi

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Roma, 27 giu - E' la Sicilia al 2030 quella alla quale guarda il presidente della Regione, Nello Musumeci, che ha messo al lavoro una squadra di "saggi" per immaginare e disegnare il futuro dell'isola. Ma è anche la Sicilia che entro dieci anni esige che l'industria petrolifera completi la transizione dal fossile al bio. Ed è la Regione che immagina una piano di infrastrutture in grado di posizionarla strategicamente nel Mediterraneo: un aeroporto hub a Catania, un porto hub ad Augusta in grado - l'uno - di assicurare voli intercontinentali diretti e - l'altro - di intercettare l'imponente flusso mercantile che oggi transita da Suez direttamente verso Gibilterra e i Paesi nordeuropei. Nel corso di un forum organizzato dall'agenzia di stampa Il sole 24 Ore Radiocor, Musumeci ha parlato anche della difficile situazione delle strade (l'Anas "è un pachiderma"), delle verifiche avviate su tremila ponti e viadotti, della necessità di anticipare il potenziamento della ferrovia Catania-Palermo rispetto all'obiettivo del 2025 indicato da Rfi, dei contatti in corso con Enel per produrre più energia da fonte idroelettrica, della necessità di attrarre investitori stranieri a Termini Imerese, della rinascita di Irfis-Finsicilia al servizio delle piccole e medie imprese, dopo una parentesi in cui l'istituto era stato dirottato in una discutibile competizione con le banche tradizionali.

"Non siamo nemici dei petrolieri" ma "i petrolieri devono adeguare i propri impianti alle esigenze di questa rinnovata sensibilita' ambientale: abbiamo detto con chiarezza che vogliamo entro 10 anni i prodotti petroliferi trasformati da fossili a biologici. Non si transige", dice Musumeci. A Gela Eni ha sottoscritto un accordo con la Regione per la conversione in bioraffineria operativa a breve: "E' il nostro modello sperimentale; noi abbiamo investito come Regione 10 milioni di euro, 15 milioni li ha messi a disposizione lo Stato e siamo pronti a intervenire ancora con altre risorse. Aspettiamo la manifestazione di interesse da parte delle imprese che, debbo dire, finora non e' stata sufficientemente soddisfacente". Intanto la Sicilia "oggi non produce sufficiente energia per essere autonoma ma negli ultimi mesi e anni sono stati fatti giganteschi passi in avanti" e "con orgoglio dico che con le risorse investite la Sicilia nello spazio di 2-3 anni puo' diventare autosufficiente" puntando su "energia pulita". "Con Enel abbiamo un ottimo rapporto e anche con Terna e l'obiettivo e' sfruttare al massimo tutte le potenzialita' per produrre energia senza incorrere nel rigore della legge nella scelta del sito". Anzi, annuncia Musumeci, "abbiamo un incontro con Enel gia' previsto per utilizzare la caduta d'acqua, pratica antica ma attuale ed efficace" per valutare potenziali impianti idro. "Abbiamo 25 dighe in Sicilia sottoposte al controllo della Regione e 18 delle 25 non sono mai state collaudate seppur realizzate 25-30 anni fa". C'e' poi il tema degli elettrodotti e dei vincoli paesaggistici. "Il problema e' riuscire a rendere compatibile con le norme vigenti la collocazione degli elettrodotti con una serie di vincoli passeggistici che in Sicilia ci sono gia', che ci siamo gia' ritrovati e pongono problemi interpretativi. Abbiamo aperto in questi giorni un confronto con le 9 sovrintendenze per rivedere i piani paesaggistici gia' varati, senza alcun compromessi perche' sull'ambiente non ci possono essere compromessi al ribasso ma possono essere possibili riperimetrazioni. Entrambi sono obiettivi sani da raggiungere: la tutela del paesaggio e il potenziamento dell'energia; per farlo serve, pero', evitare che un ricorso, dopo l'avvio dell'infrastruttura, possa bloccare un cantiere per due-tre anni".

"La Sicilia e' la naturale piattaforma logistica del Mediterraneo e avrebbe bisogno di un aeroporto hub al centro tra Catania e Palermo. Oggi per andare negli Stati Uniti dobbiamo passare per Fiumicino o Linate. Realizzare un aeroporto hub nella piana di Catania significa affrancare la Sicilia dalla subordinazione dei grandi aeroporti italiani consentendo di andare negli Usa o in Cina direttamente dalla Sicilia", ha detto il presidente della Regione Siciliana: "I cinesi avrebbero voluto realizzarlo ma la proposta si e' scontrata - mi dicono - con problemi di rapporti internazionali con gli Stati Uniti". Per Musumeci, inoltre "avere le Zes (zone economiche speciali, ndr) in Sicilia senza avere un porto hub capace di intercettare il sostenuto flusso mercantile del Mediterraneo, rappresenta un danno e una beffa. Dal canale di Suez - ha spiegato - arrivano ogni giorno centinaia di navi, che invece di approdare a un porto siciliano vanno verso lo stretto di Gibilterra e risalgono verso il Nord Europa. Il porto di Augusta, che e' il piu' vicino al canale di Suez, deve diventare il porto hub della Sicilia. Stiamo studiando il progetto insieme all'Autorita' portuale della Sicilia".

"La manutenzione delle strade statali in Sicilia e' di competenza dell'Anas e io ho il diritto e il dovere di chiedere di mantenere in condizioni accettabili i 3.700 km di strade statali. L'Anas si muove come un pachiderma. Non e' possibile che un cantiere Anas a Nord debba durare un anno e mezzo e al Sud cinque, sei o sette anni. Non e' concepibile sulla Palermo-Catania ci siano 11 cantieri con 2-3 operai ciascuno", ha detto il presidente della Regione Siciliana: "Il viadotto Himera - ha aggiunto - crollato piu' di quattro anni fa deve ancora essere inaugurato mentre a Genova c'e' appena stata la prima gettata di cemento del ponte crollato meno di un anno fa. Voglio capire se noi siamo ancora Italia, tutto questo non puo' prescindere da un'attenta vigilanza del ministero delle Infrastrutture". "Se l'Anas avesse controllato la gestione della Cmc - ha poi aggiunto Musumeci - non saremmo arrivati a questo punto. Invece, assistiamo all'agonia della Cmc, che ha determinato lo stallo in 2-3 grandi cantieri dell'Isola e una paralisi su un consistente indotto".  "Sul potenziamento ferroviario della Catania-Palermo sento dire da Rfi che si potra' fare nel 2025. Ma sono questi i tempi per rendere moderna e competitiva una regione cosi' importante e strategica come la nostra Isola? Se non interviene il ministero su queste vicende chi altri deve intervenire?", chiede Musumeci. In merito alla prossima nomina, da parte del ministro delle Infrastrutture, del commissario straordinario alla viabilita' Siciliana (prevista dal Dl sblocca cantieri), il presidente della Regione riferisce di aver fatto una proposta al Mit. "Per il ruolo di commissario abbiamo indicato il provveditore alle opere pubbliche della Sicilia, Gianluca Ievolella. Ma ancora piu' importanti del nome - ha aggiunto - sono altri due fattori: le deroghe alle vigenti procedure sugli appalti per accelerare gli interventi, e poi le risorse su cui poter contare. Noi abbiamo bisogno di 5-600 milioni di euro, che non abbiamo nel nostro bilancio".

"Anche se non rientra nelle nostre competenze, abbiamo disposto una ricognizione su tremila ponti e viadotti sulle strade della Sicilia, per verificarne le condizioni di sicurezza", ha rivelato Musumeci, riferendo che "e' stato appena pubblicato il bando di gara rivolto ai professionisti". "Sul fronte del credito si sta correndo ai ripari. Devo dire che ci sono due elementi di novita'. Una e' che la Regione ha rimesso in moto la propria banca. Noi abbiamo l'Irfis-FinSicilia che e' la banca nata per sostenere le piccole e medie imprese. Sotto il precedente governo questa Irfis era diventata una banca competitiva con gli istituti tradizionali; noi abbiamo sottoscritto un'intesa con Mediocredito Centrale, Invitalia, Sace e Simest per aiutare le piccole e medie imprese e soprattutto alle start up'. Per Termini Imerese Musumeci indica la strada dell'attrazione di capitali internazionali: "Noi vogliamo dire questo - ha detto il governatore siciliano: scusate avete un'area industriale che e' a venti minuti dal porto Palermo, a 35 minuti dall'aeroporto di Palermo, sulla rete ferroviaria, sull'autostrada, c'e' la Regione che e' pronta a spendere 60 milioni per potenziare quell'area industriale. Dove la trovate un'opportunita' del genere? Venite in Sicilia ovunque voi siate: negli Stati Uniti, in Canada, nell'America del Sud'. Ma poi il presidente Musumeci ha precisato: ' Ma questo e' un lavoro che dovrebbe fare il governo nazionale" che ancora non ha una "proposta concreta" per l'area. Altro tema delicato è quello delle Zes: "Abbiamo 5.600 ettari da utilizzare in Sicilia, nella regione piu' vasta d'Italia, e sono arrivate manifestazioni di interesse per 154mila ettari. Con quale criterio possiamo pensare di togliere 154mila ettari di possibili aree industriali? E' una scelta assolutamente illogica del governo nazionale. Pero' con grande difficolta' abbiamo individuato i porti e i retroporti che sono le aree maggiormente vocate: da un lato stiamo andando a varare il piano strategico, quando siamo entrati non abbiamo trovato una carta, dall'altro lato apriremo un contenzioso con Roma, per chiedere loro di consentirci di avere qualche altra decina di migliaia di ettari".

Mediaset: verso intesa biennale con Sky, pronto ritorno della Champions. La trattativa riguarda le sole partite in chiaro

Mediaset: verso intesa biennale con Sky, pronto ritorno della Champions. La trattativa riguarda le sole partite in chiaro

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 27 giu - E' attesa a breve la definizione dell'accordo tra Sky e Mediaset che farà tornare sui canali del Biscione le partite in chiaro della Champions League. 

Secondo quanto risulta a Radiocor, l'intesa tra il gruppo americano, che è titolare di tutti i diritti per il torneo calcistico, e Cologno Monzese dovrebbe avere durata biennale e partire con la prossima edizione della competizione al via a settembre. 

Con l'operazione Mediaset tornerà a trasmettere la Champions League, seppure con un numero limitato di match, dopo un anno di stop in cui le partite in chiaro sono state trasmesse sui canali Rai

Quest'ultima non ha trovato l'accordo con Sky per rinnovare il contratto e quindi per proseguire nella trasmissione del principale trofeo europeo per club: il mancato rinnovo sarà oggetto di un ricorso legale da parte della stessa Rai.

giovedì 27 giugno 2019

Sperimentazione animale e vita umana. Animalisti vs. "buonisti".

Da Gazzetta di Parma "Sperimentazione animale? Risultati solo da quella «human based»" del 25 giugno 2019

Io ritengo deprecabile la sperimentazione sugli animali dei prodotti di cosmesi, ma non quella con finalità mediche.

L'alternativa alla sperimentazione animale è sperimentare direttamente sugli umani. Non ci sono alternative.

La sperimentazione dei farmaci sugli animali non viene fatta per infliggere inutili torture a questi esseri viventi. 


Non si tratta di soddisfare atroci sadismi come l'immagine proposta sembra suggestionare.

I ricercatori sanno bene che molte patologie della specie umana – per es. del Sistema Nervoso Centrale (SNC) non sono patologie che si sviluppano nella specie animale - per cui prima ancora che per motivazioni etiche, evitano di sprecare le sempre limitate risorse economiche per fare test che hanno presupposti fallimentari già in partenza.

Ma nonostante gli assetti genetici differenti tra uomo e animale, molte funzionalità metaboliche possono risultare per approssimazione "simili". 

A volte per esempio si utilizzano i maiali. Non perché il valore della loro vita sia reputato inferiore a quello di animali di compagnia come cani, gatti o coniglietti
O perché i maiali fanno parte della catena alimentare di gran parte degli esseri umani. 
Solo perché per determinate caratteristiche fisiologiche risultano gli esservi viventi più vicini a noi.


Purtroppo la ricerca medico scientifica è costosissima, nessuno ha interesse o piacere a far soffrire esseri viventi, ma per sapere se un farmaco può essere letale, dannoso, oppure terapeutico il primo step sono gli animali.

Anche se spesso i farmaci sperimentati sugli animali, che successivamente affrontano i trials clinici in varie fasi, come da normativa nazionale AIFA, non superano tutti i test e non andranno mai in commercio.
Ma anche quelli che superano i test delle prime fasi hanno poi bisogno di una sperimentazione sugli esseri umani. 


E tanti farmaci che arrivano pure in commercio, vengono successivamente ritirati perché nonostante tutti i controlli, a volte rivelano in alcune persone effetti tossici, pure drammaticamente letali.
Purtroppo la ricerca scientifica funziona così.

A meno che non vogliate credere nel complottismo che ritenere che per le case farmaceutiche sarebbe più remunerativo far ammalare e morire le persone piuttosto che curarle o che l'essere umano si diverta a giocare al Dr. Frankeinstein con gli animali.

Aggiungo una mia personale riflessione in merito all'esplosione dei sentimenti animalisti. Anche io adoro gli animali, sono in perenne dissonanza cognitiva per la mia alimentazione onnivora, ho vissuto per decenni con due cani che sono stati membri integranti della nostra famiglia. E tuttora resta un lutto indelebile la loro perdita.


Ma se mi trovassi nel dilemma di dover e poter salvare la vita di una delle mie nipotine non esiterei a sacrificare la mia stessa vita, figuriamoci quella di un animale qualsiasi. 

Tutto questo animalismo ora in gran moda mi fa un certo effetto proprio in un periodo in cui la vita umana sembra stia rapidamente perdendo valore, tanto siamo assuefatti dalle quotidiane stragi di migranti disperati
Ormai non ci fa effetto più una foto di un bambino affogato
Ma la foto di quella povera scimmietta cui non si sa cosa abbiano fatto, sì.

Analogamente la notizia con 49 cuccioli di cane dispersi in mare oggi farebbe sollevare un'onda di indignazione morale che non ravvisiamo per i poveri esseri umani della Sea Wath.
C'è qualcosa che non va. 
Stiamo perdendo ogni valore centrante dell'esistenza umana.

Andrea Pietrarota
Chi è Carola Rackete, la capitana della Sea Watch che ha sfidato Salvini
Passaporto tedesco, 31 anni, 5 lingue sul curriculum.

I sovranisti di lei dicono che è una figlia di papà, lei invece racconta: «Ho potuto frequentare tre università, sono bianca, tedesca, nata in un Paese ricco e con il passaporto giusto. Quando me ne sono resa conto ho sentito un obbligo morale: aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità»