Da Gazzetta di Parma "Sperimentazione animale? Risultati solo da quella «human based»" del 25 giugno 2019 |
Io ritengo deprecabile la sperimentazione sugli animali dei prodotti di cosmesi, ma non quella con finalità mediche.
L'alternativa alla sperimentazione animale è sperimentare direttamente sugli umani. Non ci sono alternative.
La sperimentazione dei farmaci sugli animali non viene fatta per infliggere inutili torture a questi esseri viventi.
Non si tratta di soddisfare atroci sadismi come l'immagine proposta sembra suggestionare.
I ricercatori sanno bene che molte patologie della specie umana – per es. del Sistema Nervoso Centrale (SNC) non sono patologie che si sviluppano nella specie animale - per cui prima ancora che per motivazioni etiche, evitano di sprecare le sempre limitate risorse economiche per fare test che hanno presupposti fallimentari già in partenza.
Ma nonostante gli assetti genetici differenti tra uomo e animale, molte funzionalità metaboliche possono risultare per approssimazione "simili".
A volte per esempio si utilizzano i maiali. Non perché il valore della loro vita sia reputato inferiore a quello di animali di compagnia come cani, gatti o coniglietti.
O perché i maiali fanno parte della catena alimentare di gran parte degli esseri umani.
Solo perché per determinate caratteristiche fisiologiche risultano gli esservi viventi più vicini a noi.
Purtroppo la ricerca medico scientifica è costosissima, nessuno ha interesse o piacere a far soffrire esseri viventi, ma per sapere se un farmaco può essere letale, dannoso, oppure terapeutico il primo step sono gli animali.
Anche se spesso i farmaci sperimentati sugli animali, che successivamente affrontano i trials clinici in varie fasi, come da normativa nazionale AIFA, non superano tutti i test e non andranno mai in commercio.
Ma anche quelli che superano i test delle prime fasi hanno poi bisogno di una sperimentazione sugli esseri umani.
E tanti farmaci che arrivano pure in commercio, vengono successivamente ritirati perché nonostante tutti i controlli, a volte rivelano in alcune persone effetti tossici, pure drammaticamente letali.
Purtroppo la ricerca scientifica funziona così.
A meno che non vogliate credere nel complottismo che ritenere che per le case farmaceutiche sarebbe più remunerativo far ammalare e morire le persone piuttosto che curarle o che l'essere umano si diverta a giocare al Dr. Frankeinstein con gli animali.
Aggiungo una mia personale riflessione in merito all'esplosione dei sentimenti animalisti. Anche io adoro gli animali, sono in perenne dissonanza cognitiva per la mia alimentazione onnivora, ho vissuto per decenni con due cani che sono stati membri integranti della nostra famiglia. E tuttora resta un lutto indelebile la loro perdita.
Ma se mi trovassi nel dilemma di dover e poter salvare la vita di una delle mie nipotine non esiterei a sacrificare la mia stessa vita, figuriamoci quella di un animale qualsiasi.
Tutto questo animalismo ora in gran moda mi fa un certo effetto proprio in un periodo in cui la vita umana sembra stia rapidamente perdendo valore, tanto siamo assuefatti dalle quotidiane stragi di migranti disperati.
Ormai non ci fa effetto più una foto di un bambino affogato.
Ma la foto di quella povera scimmietta cui non si sa cosa abbiano fatto, sì.
Analogamente la notizia con 49 cuccioli di cane dispersi in mare oggi farebbe sollevare un'onda di indignazione morale che non ravvisiamo per i poveri esseri umani della Sea Wath.
C'è qualcosa che non va.
C'è qualcosa che non va.
Stiamo perdendo ogni valore centrante dell'esistenza umana.
Andrea Pietrarota
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