Quindici lunghissimi anni, sette di indagini e otto di processo, che hanno bloccato i lavori di uno spazio infinito, sviluppato su due ali, una verso la città e una a ridosso sul mare, che oggi si mostra ai cittadini come un grande e decadente museo siderurgico a cielo aperto.
«La bonifica era completata per circa la metà, collaudata dal Ministero e certificata dagli Enti competenti per legge – racconta Mario Hubler al giornalista del quotidiano Il Mattino, Luigi Roano –. Il processo ha dimostrato che tutte le attività, i collaudi e le certificazioni erano corrette. Il perito del tribunale ha effettuato solo 40 sondaggi su un’area di circa 150 mq; la BagnoliFutura ne aveva effettuato oltre 8.600 su un’area complessiva di circa 1 milione e 800mila mq, paragonabili a circa 280 campi di calcio, oltre 70 volte piazza del Plebiscito».
Un disastro giudiziario e politico, più che ambientale, insomma, che ha condannato Bagnoli a lunghissimi anni di immobilismo e l’ex area Italsider all’abbandono e alla decadenza delle opere già poste in essere.
«Noi abbiamo realizzato il Parco dello Sport, l’area fu sequestrata quando i lavori erano completati al 95%. Una struttura pubblica e immediatamente accessibile da due quartieri Cavalleggeri e Bagnoli – prosegue Mario Hubler nella sua intervista –. Anche la Porta del Parco è stata completata, collaudata e inaugurata, l’Auditorium progettato da Silvio D’Ascia e il più grande centro wellness della provincia rappresentavano due attrattori turistici. L’acquario delle Tartarughe Marine, struttura completata e in attesa del collaudo, già riceveva richieste di visita da tutta Europa. Oggi è semplicemente devastato. I Napoli Studios per potenziare le produzioni audiovisive in Campania: i lavori erano avviati. Il centro per il nuoto e la scherma: il progetto era stato approvato e la Bagnolifutura aveva reperito le risorse».
Insomma, Bagnoli era davvero sulla via della rinascita concreta. Pezzo dopo pezzo, spazio dopo spazio, tutti i progetti presentati e i plastici mostrati stavano prendendo vita. Poi il sequestro, le banche che ritirano i finanziamenti e il lungo processo. Ma, per Hubler, la colpa non è tutta della magistratura. «In questi anni abbiamo assistito, molto prima della conclusione del processo, a Presidenti del Consiglio, Commissari di Governo, leader politici di tutti gli schieramenti che rilasciavano interviste parlando del disastro ambientale compiuto a Bagnoli, come se il disastro fosse stato già accertato dalla magistratura. Le aree complessivamente sequestrate erano pari a circa il 40% del totale, perché nessuno si è occupato del restante 60%?».
E ora? Cosa c’è da aspettarsi? Quale futuro per quell’area straordinaria? «Non conosco a sufficienza il Piano di Bagnoli per parlarne nel merito, ma temo che manchi ancora un’idea cardine attorno a cui il nuovo Piano possa girare – conclude Hubler –. Ho fiducia nel Sindaco Manfredi e nel suo pragmatismo. Per quanto mi riguarda, è la fine di un incubo. Resta una grande amarezza per Napoli».
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