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domenica 17 aprile 2022

Pitesai: Valori ecologici, vincoli e rincari delle Bollette ?

La guerra tra Russia e Ucraina ha scompaginato i piani del governo Draghi che il 28 Dicembre del 2021 con D.M nell’ambito delle azioni del Ministero della Transizione Ecologica ha pubblicato il nuovo piano PTESAI che definisce le aree idonee dove si potranno estrarre gas e idrocarburi. Un vero atto di panacea illusoria rispetto alla situazione attuale di crisi energetica collegata al mancato utilizzo delle risorse nazionali. Un documento che tende a non favorire la ricerca di idrocarburi , vista la decadenza della moratoria avviata dal governo Conte del 2019 . Ma cosa ci sarà di vero in tutto questo legiferare a favore del caro bollette ? . Le risposte al quesito si trovano all’interno del piano che consta di 209 pagine. Il Pitesai è frutto , infatti, di uno studio di Valutazione Ambientale Strategica che ha interessato prima le regioni e poi il MITE che nella parte finale ha ratificato il tutto dando parere favorevole alle azioni collegate ed alle attività connesse ai permessi di ricerca per il Gas Naturale. Non sono state ascoltate alcune ONG, enti parco e anche l’ente acquedotto Pugliese. Così nel nuovo Piano del PITESAI si individuano di fatto tutte le aree in cui è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi. Le istanze di prospezione e ricerca potranno proseguire solo se riguardanti gas, solo se presentate a partire dall’1 gennaio 2010 e ricadenti in “aree potenzialmente idonee”. Ma a giudicare dalla mappa di queste aree non sembra che il piano abbia gli obiettivi di azzeramento netto delle emissioni climatiche al 2050. Le regioni coinvolte sono 15, con ampie zone della Pianura Padana, dell’Adriatico , dello Jonio e del mare a ovest della Sicilia. Nel Pitesai inoltre viene indicato un tetto alle royalty che non possono superare il 3% con un chiaro appannaggio verso le aziende oggetto di concessione che vanno a risparmiale qualche milione di euro. In pratica il piano si limita solo a ridurre le zone dove si potrà estrarre senza indicare le azioni utili al raggiungimento degli impegni climatici. Una situazione paradossale in regime di crisi energetica che vede in Italia solo 17 concessioni più produttive in relazione al gas naturale che hanno estratto solo 3.566 milioni di m3, mentre per il petrolio restano attive solo 4 concessioni più produttive che nel 2020 hanno estratto 4.893 milioni di tonnellate. Il PITESAI riduce le zone produttive in Italia e pone dei limiti collegati al potenziale di riserve certe superiori a 150 milioni di metri cubi di gas e non permette nuove ricerche per il Petrolio . Considerando i dati in Italia sono attivi solo 248 titoli minerari di cui 63 permessi di ricerca di cui 20 in mare, 36 in terraferma e 6 in Sicilia; 185 concessioni di coltivazione di cui 61 in mare, 111 in terraferma e 13 in Sicilia. Ci chiediamo a questo punto della storia dove possiamo estrarre e se possiamo estrarre ? Il piano in tal senso prevede io 42,5 % del territorio nazionale in terraferma ed il 5% della superfice marina con una chiara diminuzione potenziale di estrattività del 50% a terra e dell’89% in mare rispetto alla famosa moratoria targata cinquestelle del 2019 (la n°12 dell’11 febbraio 2019). La stessa moratoria ha bloccato per tre anni molte attività di ricerca e di esplorazione di idrocarburi e di gas naturale. Il PITESAI in tal senso come cita “nelle aree in cui le attività di prospezione e di ricerca e di coltivazione risultino compatibili con le previsioni del Piano stesso, i titoli minerari sospesi riprendono efficacia“. Nota dolente al nostro futuro energetico che troviamo nel piano: “i vincoli aggiuntivi di esclusione, quali vincoli di salvaguardia, tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale, culturale, territoriale ed economico, che precludono di fatto le specifiche attività operative di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi nelle aree interessate” e “i vincoli di attenzione/approfondimento da considerare nelle successive fasi valutative sito-specifiche, quali elementi che non determinano a priori la non idoneità dell’area, ma che per le loro caratteristiche ambientali dovranno essere adeguatamente considerati nelle successive fasi valutative sito-specifiche (tra cui le VINCA e le VIA del progetto nel sito specifico) che si renderanno necessarie prima di approvare l’effettuazione delle specifiche attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi”. In pratica le nuove concessioni avranno un limite e come succede sempre in Italia non potremo sfruttare al meglio gran parte delle nostre risorse energetiche, chiunque ci potrà mettere mano a seconda delle convenienze politiche e dei territori. Le nostre bollette da 300 euro a bimestre intanto saranno destinate ancora alla grande influenza del politichese corretto e della transizione ecologica ricca di contraddizioni che si avvalorano anche nel PITESAI.

                                                                                                  

Dr. Maurizio Cirignotta 

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