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mercoledì 24 agosto 2022

Janus Henderson: Record al rialzo dei dividendi globali nel secondo trimestre 2022 grazie al settore petrolifero e a quello finanziario

Record al rialzo dei dividendi globali nel secondo trimestre 2022 grazie al settore petrolifero e a quello finanziario

Dopo un ottimo trimestre Janus Henderson rivede in positivo le previsioni per il 2022 a $1.560 miliardi, ma nella seconda metà dell'anno la crescita potrebbe essere frenata dall'inflazione e dalla robustezza del dollaro

  • Dividendi trimestrali record nel secondo trimestre: $544,8mld con un rialzo dell'11,3%, mentre la crescita sottostante si attesta addirittura al 19,1%
  • Il 94% delle società dell'indice ha aumentato o confermato i dividendi
  • Europa e Regno Unito hanno trainato la crescita dei dividendi, evidenziando progressi rispettivamente del 28,7% e del 29,3% su base sottostante
  • USA, Canada, Svizzera e Paesi Bassi hanno sbaragliato i record trimestrali assoluti
  • I settori petrolifero, finanziario e automobilistico si sono distinti per l'incremento dei dividendi

 

Mercoledì 24 agosto – In base agli ultimi dati del Janus Henderson Global Dividend Index, nel secondo trimestre 2022 i dividendi globali hanno registrato un rialzo dell'11,3% su base complessiva stabilendo un nuovo record trimestrale assoluto di $544,8mld. Tenendo conto della robustezza del dollaro USA e di altri fattori, la crescita sottostante risulta ancora più solida: +19,1%. Nel secondo trimestre il 94% delle società ha aumentato le distribuzioni o le ha confermate.

Nonostante il forte impatto economico provocato dalla pandemia, i dividendi globali hanno superato i livelli pre-Covid. Inoltre, la ripresa è così forte che i dividendi sono ora solo il 2,3% al di sotto del trend di lungo periodo, sebbene tale modesta divergenza possa attribuirsi al recente apprezzamento del dollaro. Gli ottimi dati del secondo trimestre fanno eco a un buon 2021 in cui le società hanno beneficiato dell'aumento delle vendite e dell'espansione dei margini di profitto sulla scia dell'incremento della domanda post-pandemia.

Revisione al rialzo delle previsioni

Janus Henderson corregge leggermente al rialzo le stime annuali e al momento prevede distribuzioni per $1.560 miliardi nel 2022 rispetto ai $1.540 miliardi attesi lo scorso trimestre. Si tratterebbe di una crescita complessiva del 5,8% a/a, equivalente a un aumento dell'8,5% su base sottostante.

 

Drastico rimbalzo dei dividendi europei e britannici; nuovo record per le distribuzioni USA

A livello regionale i dividendi del periodo in esame sono stati alimentati principalmente da Europa e Regno Unito, che hanno evidenziato una netta ripresa dopo la pandemia nella stagione di punta per la distribuzione dei dividendi, il secondo trimestre appunto. Entrambe le aree hanno registrato una crescita di quasi un terzo su base sottostante.

Dato che molte società europee (Regno Unito escluso) paga dividendi una volta l'anno, nel secondo trimestre 2022 molte di esse hanno versato dividendi normali per la prima volta dal 2019. La rimozione delle restrizioni imposte dalle banche centrali sui dividendi bancari ha avuto un impatto particolarmente significativo sui dati delle due regioni.

Anche i consistenti aumenti delle distribuzioni delle case automobilistiche tedesche hanno offerto un contributo degno di nota. Al contempo i versamenti di Svizzera e Paesi Bassi hanno toccato nuove vette.

La crescita dei dividendi negli Stati Uniti (+8,3%) è risultata inferiore che nel resto del mondo ma l'incremento ha fatto comunque segnare un nuovo massimo per i dividendi USA. Record anche per i dividendi canadesi.

Forti incrementi da parte di compagnie petrolifere, società finanziarie e produttori di auto

A livello internazionale si sono osservati chiari trend settoriali. I produttori di greggio, in particolare quelli di Brasile e Colombia, hanno contribuito per ben due quinti alla crescita nel secondo trimestre, in ragione dell'aumento dei flussi di cassa legati ai prezzi elevati del petrolio.

 

Altri due quinti si devono a banche e società finanziarie, ma anche le aziende attive nei beni voluttuari, soprattutto le case automobilistiche, hanno pagato dividendi molto più sostanziosi. Di contro, le distribuzioni dei settori tecnologia e telecomunicazioni sono state frenate rispettivamente dalla riduzione dei dividendi speciali e dal taglio netto operato da AT&T.

 

Federico Pons, Country Head Italia, ha affermato: "Oltre la metà della crescita sottostante del 72,2% delle distribuzioni in Italia è attribuibile alla normalizzazione dei dividendi bancari. Hanno contribuito positivamente anche la ripresa del dividendo da parte di Atlantia, tornato sui livelli pre-pandemia, e il consistente aumento delle distribuzioni di Eni. Nessuna delle società nel nostro indice ha operato un taglio. I dividendi in Italia hanno le potenzialità per segnare un anno record in euro, per quanto il totale in dollari non eguaglierà il risultato del 2021 per via del tasso di cambio".

Così Ben Lofthouse, Head of Global Equity Income: "Il secondo trimestre è andato appena oltre le aspettative, ma nel resto dell'anno probabilmente non assisteremo a una crescita simile. Gran parte dei guadagni "facili" è oramai alle spalle, poiché la ripresa post-Covid-19 è pressoché esaurita. Ci troviamo inoltre in una fase di forte decelerazione dell'economia globale e di robustezza del dollaro.

 

"Man mano che ci avviciniamo al 2023 diminuisce la spinta a colmare il gap rispetto ai versamenti pre-pandemia. Il rallentamento dell'economia globale e la possibilità di un picco imminente dei dividendi delle società minerarie penalizzano ulteriormente l'incremento, anche se probabilmente il prossimo anno i tassi di cambio non freneranno troppo la crescita complessiva dopo l'impatto esercitato negli ultimi mesi. Nel complesso, alla luce delle attuali previsioni economiche, nel 2023 la crescita dei dividendi dovrebbe rallentare. 

"Non lasciamo che l'incertezza a breve termine intacchi la view di lungo periodo. Nulla sembra suggerire che i dividendi globali non possano sostenere a lungo termine la crescita annua del 5-6% a cui ormai siamo abituati. Il ciclo economico è fatto di alti e bassi, le oscillazioni dei tassi di cambio si annullano quasi completamente nel lungo periodo e persino l'impatto della pandemia di Covid-19 sulle distribuzioni globali è alle spalle."




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