Molte le difficoltà delle famiglie che rappresentano la maggioranza delle entrate finanziarie del fisco italiano, parliamo dei pubblici dipendenti e dei pensionati che hanno una fascia di reddito dai 28.000 euro in su. La nuova manovra finanziaria taglia fuori da ogni beneficio collegato all’Irpef questa categoria di persone che rappresentano il maggior gettito fiscale in Italia. Le tre aliquote del 23% fino a 28.000 euro, del 35% dai 28.000 in su e fino ai 50.000 euro rimangono al palo portando la pressione fiscale tra imposte dirette ed indirette al 56 %, una delle maggiori in Europa.
La visione reale sullo stato dei prezzi in Italia e quella di un’inflazione galoppante che viene fornita dal Centro Consumatori Italia che ci dà un paniere di prodotti con rilevazione dei prezzi ad ottobre 2024 che si discosta ampiamente dallo 0,8 % dell’ottobre 2024 e dell’1,7 % del novembre indicato dall’Istat.
Elenchiamo in merito alcuni prodotti con media nazionale: Pane nel 2021 aveva un prezzo di euro 3.03 con un balzo a 4.08 euro nel 2024 aumentando del 35%, Pasta passa da 1.34 a 2,15 euro con un aumento del 60%, Latte da 1,29 a 1,85 euro con un amento del 43%, Olio da 5.20 ad 11.50 euro con un balzo in avanti del 121 %, Mele Gold da 1.12 a 2.52 con un aumento nel triennio del 125%, Pollo da 4.22 a 7.37 con un balzo del 74%. Macinato di vitello da 7.99 a 12.23 euro con un balzo del 53%, infine molti altri prodotti in soli tre anni hanno avuto un aumento medio del 35%. L’agroalimentare ha stabilito un balzo su base annuale per la spesa degli italiani di 2.700 euro con aumento mensile di circa 225 euro.
Entrando nel bar del sig. Rocco in una città siciliana tocchiamo con mano queta realtà che molti non ci raccontano; infatti, Rocco ci dice che i prezzi della plastica e della carta sono aumentati del 25% per non parlare del caffè che ha avuto solo nel 2024 un aumento del 25 % di ben 4 euro al kilogrammo. Prezzi che poi ricadono sul consumatore che oggi paga un caffè circa 1.20 euro se gli va bene. In pratica viviamo nell’era della non verità che l’italiano medio osserva valutando la capienza del suo borsellino notando gli stipendi più bassi d’Europa associati ad una tassazione record.
Il rapporto del Censis uscito del 2024 ci pone davanti ad un reale scollamento tra quello che il Governo di dice e quella che è la realtà che vivono i cittadini italiani, lo stesso Censis parla di sindrome italiana classica di una famiglia in cui i conti non tornano. Molta la rabbia che si sottende ad una soffusa smentita sia sull’UE che sulla Nato. Secondo il 71,4% degli Italiani l’Unione Europea ha un futuro drammatico. Molte le critiche collegate alle spese militari che sono arrivate al 2% del Pil. Una società completamente contraria alla linea sociopolitica degli ultimi anni che in altri tempi avrebbe attuato una vera rivoluzione sociale. Viene completamente sconfessata l’idea di un paese che cresce e da non sottovalutare una dichiarazione: “Si incrina la fede nelle democrazie liberali e nell’europeismo e nell’atlantismo”.
Un vero anno da record quello del 2024 per la denatalità, il debito pubblico e l’astensionismo elettorale che rappresenta secondo il Censis la vera sindrome italiana in cui i cittadini sono intrappolati per la loro medietà continuando a non capire. Anche se il Pil aumenta il numero di occupati si attesta a 23.878.000 lavoratori con un incremento di un milione e mezzo di posti di lavoro rispetto alla pandemia che però va a contrastare con il tasso di occupazione generale che non è pari al livello europeo ponendo 3,3 milioni di potenziali lavoratori in stato di disoccupazione.
Il paese Italia si caratterizza oggi sempre secondo il Censis per un comune senso di mancanza di dialettica sociale, frustrazione e senso d’impotenza, risentimento, sete di giustizia, brama di riscatto e smania di vendetta e cerca il presunto colpevole nell’indifferenza. Dal rapporto si nota che la spinta verso il benessere si è smorzato ed il reddito pro-capite è stato abbattuto del 7% con un calo della ricchezza del 5,5%.
Infine, il Censis considera il paese Italia come un gruppo di Ignoranti che non avendo la conoscenza di base e più disorientato e vulnerabile non riuscendo a capire le dinamiche sociopolitiche. I numeri sono chiari, infatti, non raggiungono i traguardi dell’apprendimento in italiano il 24.5% degli alunni al termine delle primarie. Il 39,9% al termine delle medie, il 43,5% al termine delle superiori e negli istituti professionali il dato sale all’80 %.
Infine possiamo ampiamente ammettere che la realtà sociale non è quella che ci propinano ma quella che viviamo ogni giorno.
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